Storia della letteratura italiana/Beppe Fenoglio: differenze tra le versioni

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In vita Fenoglio ha quindi pubblicato solo una raccolta di racconti e due romanzi, a cui si aggiungono altri dodici racconti, alcune poesie, una traduzione della ''Ballata del vecchio marinaio'' di Samuel T. Coleridge e un atto unico (''Solitudine''). Le altre opere che conosciamo sono uscite postume e hanno innescato vari dibattiti tra i filologi. Nel 1963 esce ''Un giorno di fuoco'', una raccolta di undici racconti. Nel 1969 esce per Einaudi ''La paga del sabato'', in precedenza rifiutato da Vittorini, mentre l'anno prima era uscito ''Il partigiano Johnny'', libro che è stato oggetto di complessi studi.<ref>{{cita libro | autore1=Beppe Fenoglio | altri=a cura di Gabriele Pedullà | titolo=Tutti i romanzi | anno=2012 | editore=Einaudi | città=Torino | pp=LXXXVII-LXXXVIII }}</ref> Nel 1978 vengono date alle stampe le ''Opere'' di Fenoglio in tre volumi e cinque tomi, curate da un gruppo di studiosi coordinati da Maria Corti.<ref>{{cita libro | autore1=Beppe Fenoglio | titolo=Opere | altri=edizione critica diretta da Maria Corti | collana=NUE Nuova Serie | anno=1978 | editore=Einaudi | città=Torino }}</ref> In questa edizione viene presentato anche un inedito, che Dante Isella ribattezzerà con il titolo ''L'Imboscata'' nel volume da lui curato per Einaudi dei ''Romanzi e racconti'' di Fenoglio (1992); nel 2001 questa edizione è stata poi riproposta con l'aggiunta degli ''Appunti partigiani''.<ref>{{cita libro | autore1= Beppe Fenoglio | titolo= Romanzi e racconti | altri=nuova edizione accresciuta a cura di Dante Isella| anno=2001 | editore=Einaudi | città=Torino |collana= Biblioteca delle Plèiade}}</ref>
 
Nelle sue opere Fenoglio si concentra su due temi principali: la miseria della vita contadina nelle Langhe e la guerra partigiana. Verrebbe quindi naturale ricondurlo all'alveo del [[../Neorealismo|neorealismo]] e avvicinarlo alla poetica di un altro poeta langhigiano, [[../Cesare Pavese|Cesare Pavese]]. Già a una prima lettura appare però chiaro che Fenoglio è in realtà lontano da entrambe queste esperienze letterarie. La sua narrativa è estranea agli intenti documentari o di denuncia sociale tipici del neorealismo, così come all'ideologia progressista e alle inclinazioni populistiche, che idealizzano il mondo contadino in quanto realtà autentica e depositaria di valori positivi. Diversamente da Pavese, inoltre, non c'è traccia di elementi di ascendenza [[../Decadentismo|decadente]] come il mito della terra o la fascinazione per il selvaggio e l'ancestrale.<ref name="Baldi196">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario RazzettiRazetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La narrativa del Novecento | opera=Moduli di storia della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=196 }}</ref>
 
Piuttosto, Fenoglio è orientato a un'indagine sulla violenza, intesa come unica costante nei rapporti umani. Questa indagine viene portata avanti a partire dal mondo contadino, di cui viene evidenziata la durezza, l'abbrutimento, la miseria e la sofferenza. Tutto ciò porta alla follia e al suicidio, oppure alla guerra, rappresentata come un momento eccezionale in cui si possono osservare la crudeltà e il dolore nella loro manifestazione estrema. La guerra e la durezza della vita contadina non vengono però inserite in un determinato contesto storico-sociale, ma sono presi come esemplificazioni di una condizione metafisica assoluta. Inoltre, poiché la violenza non è un dato storico, non ha soluzioni politiche o possibilità di riscatto. In questo senso, la Resistenza è proposta come esperienza assoluta, avventura esistenziale in cui l'individuo mette alla prova la propria dignità e va alla ricerca della propria verità interiore. Nel descrivere la violenza e il male, Fenoglio evita poi atteggiamenti moralistici o di partecipazione emotiva, mantenendo un punto di vista lucido e oggettivo.<ref name="Baldi196"/>