Storia della filosofia/Leon Battista Alberti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Sailko (discussione | contributi)
m clean up, replaced: <references/> → {{references|2}} using AWB
Riga 10:
Leon Battista Alberti nasce il 18 febbraio 1404 a Genova, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, esponente di una ricca famiglia di mercanti e banchieri fiorentini, banditi dalla città toscana nel 1402 per motivi politici.
 
I primi studi sono di tipo letterario, prima a Venezia al seguito del padre che si spostava per i suoi commerci e poi a Padova nella scuola dell'umanista Gasparino Barzizza, dove studia il latino e forse anche il greco.<ref name=Cecil>Cecil Grayson, ''Studi su Leon Battista Alberti'', Firenze, Olschki, 1998, pag.419-433</ref> Si trasferisce poi all'Università di Bologna, per studiare diritto canonico, coltivando però parallelamente il suo amore per altre discipline artistiche quali la musica, la pittura, la scultura.
 
Alberti si dedica all'attività letteraria sin da giovane. A Bologna scrive una commedia autobiografica in latino, una lingua della quale possedeva una padronanza assoluta, la ''Philodoxeos fabula'' ("Amante della Gloria"), con la quale inganna tutti gli esperti dell'epoca, che la ritengono originale e la attribuiscono a Lepido, nome con il quale Alberti si firma. Compone dialoghi, sempre in latino, intitolati ''Intercoenales'' e, nel 1428, un'opera chiamata ''Deifira'', dove spiega come fuggire da un amore iniziato male, probabilmente ispirato a vicende personali.
Riga 34:
La lunghissima permanenza a Firenze permette ad Alberti una profonda assimilazione della cultura fiorentina e l'inserimento in un ambiente artistico e intellettuale vivissimo. In questo periodo nascono importanti opere letterarie<ref>Howard Burns, Leon Battista Alberti, in "Storia dell'architettura italiana. Il Quattrocento", Electa, 1998</ref> e maturano gli interessi artistici di Alberti. Conosce le opere dei grandi innovatori (Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Donatello e Masaccio) e stringe amicizia con alcuni di essi.
 
Del 1435 è il ''De Pictura'', scritto in latino e tradotto l'anno seguente in volgare (''[[s:Della pittura|Della Pittura]]''), con una dedica all'amico Brunelleschi.<ref>Howard Burns, ''op. cit.'' 1998</ref> In questo trattato l'Alberti si prefigge di dare una regola e una sistemazione alle arti figurative, anche attraverso la geometria, e con finalità probabilmente didattiche. Il ''De pictura'' è la prima trattazione di una disciplina artistica non intesa solo come tecnica manuale, ma anche come ricerca intellettuale e culturale.<ref name="Howard Burns, op. cit., 1998">Howard Burns, ''op. cit.'', 1998</ref>
 
Il trattato è organizzato in tre libri.<ref name=Cecil/><ref>Leon Battista Alberti, ''De Pictura'', a cura di C. Grayson, Laterza, 1980: [http://www.liberliber.it/biblioteca/a/alberti/de_pictura/html/dellapit.htm versione on line]</ref> Il primo contiene una delle prime trattazioni dirette al pubblico della prospettiva<ref> name="Howard Burns, ''op. cit.'', 1998<"/ref> Nel secondo libro Alberti tratta di «circonscrizione, composizione, e ricevere di lumi» cioè dei tre principi che regolano l'arte pittorica: la ''Circumscriptio'' consiste nel tracciamento del contorno dei corpi; la ''Compositio'', era tracciamento delle linee che uniscono i contorni dei corpi e cioè la disposizione narrativa della scena pittorica la cui importanza è qui espressa per la prima volta con tale lucidità intellettuale; la ''Receptio luminum'', prendeva in considerazione i colori e la luce. Il terzo libro è relativo alla figura del pittore di cui si rivendica un ruolo di vero intellettuale e non di artigiano.
 
==La questione del volgare==
Riga 59:
Alberti è poi a Ferrara, tra il 1438 ed il 1439, dove stringe amicizie alla corte estense. Vi ritorna nel 1441 e forse nel 1443, chiamato a giudicare la gara per un monumento equestre a Niccolò III d'Este. In tale occasione manifestò il suo interesse per la morfologia e l'allevamento dei cavalli con il breve trattato ''De equo animante'' dedicato a Leonello d'Este.
 
Nel 1450 l'Alberti è chiamato a Rimini da Sigismondo Pandolfo Malatesta per trasformare la chiesa di San Francesco in un tempio in onore e gloria sua e della sua famiglia. Alla morte del signore il tempio è lasciato incompiuto mancando della parte superiore della facciata, della fiancata sinistra e della tribuna.
 
Nel 1459 Alberti è chiamato a Mantova da Ludovico III Gonzaga, nell'ambito dei progetti di abbellimento cittadino per il Concilio di Mantova. Qui progetta gli interventi nelle chiese di San Sebastiano e Sant'Andrea.
Riga 81:
* levare: scultura in pietra, eseguita dagli "scultori"
 
Tale distinzione sarà determinante nella concezione artistica di molti scultori come Michelangelo e non era mai stata espressa con tanta chiarezza.<ref name="ReferenceA">Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993</ref>
 
[[File:Definitor.gif|thumb|Il ''definitor'', lo strumento inventato da Leon Battista Alberti]]
Riga 88:
 
* la ''dimensio'' (misura) che definisce le proporzioni generali dell'oggetto rappresentato mediante l'''exempeda'', una riga diritta modulare atta a rilevare le lunghezze e squadre mobili a forma di compassi (''normae''), con cui misurare spessori, distanze e diametri.<ref>Rudolf Wittkower,''op. cit.'' 1993</ref>
* la ''finitio'', definizione individuale dei particolari e dei movimenti dell'oggetto rappresentato, per la quale Alberti suggerisce uno strumento da lui ideato: il ''definitor'' o ''finitorium'', un disco circolare cui è fissata un'asta graduata rotante, da cui pende un filo a piombo. Con esso si può determinare qualsiasi punto sul modello mediante una combinazione di coordinate polari e assiali, rendendo possibile un trasferimento meccanico dal modello alla scultura.<ref>Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993<name="ReferenceA"/ref>
 
Alberti sembra anticipare i temi relativi alla raffigurazione "scientifica" della figura umana che è uno dei temi che percorre la cultura figurativa rinascimentale.<ref name="ReferenceB">Leon Battista Alberti, ''De statua'', a cura di M. Collareta, 1998</ref> e addirittura aspetti dell'industrializzazione ed addirittura della digitalizzazione, visto che il ''definitor'' trasforma i punti rilevati sul modello in dati alfanumerici.<ref>Mario Carpo, ''L'architettura dell'età della stampa: oralità, scrittura, libro stampato e riproduzione meccanica dell'immagine nella storia delle teorie architettoniche, 1998.</ref>
 
L'opera sarà tradotta in italiano solo nel 1568 da Cosimo Bartoli. Il testo latino originale è stato pubblicato solo alla fine del XIX secolo, mentre solo recentemente sono state pubblicate traduzioni moderne.<ref>Leon Battista Alberti, ''De statua'', a cura di M. Collareta, 1998<name="ReferenceB"/ref> I sistemi di definizione meccanica dei volumi proposti da Alberti hanno Leonardo che appronta, come si può rilevare dai suoi disegni, dei sistemi alternativi, sviluppati a partire dal trattato albertiano <ref>Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993<name="ReferenceA"/ref> e utilizza le ''Tabulae dimensionum hominis'' del ''De statua'' per realizzare il celeberrimo "Uomo vitruviano" <ref>Paola Salvi, ''L'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci e il De statua di Leon Battista Alberti: la misura dell'armonia'', in ''Approfondimenti sull'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci'', a cura di Paola Salvi, CB Edizioni, Poggio a Caiano, 2012, pp. 21-60</ref>.
 
== Altri progetti ==
Riga 98:
 
==Note==
<{{references/>|2}}
 
[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Alberti]]