Storia della letteratura italiana/Letteratura religiosa del XIII secolo: differenze tra le versioni

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Tra i primi componimenti in lingua volgare sorse, soprattutto in Umbria, una letteratura in versi a carattere religioso scritta nei vari dialetti locali e per lo più anonima. Si usa collocare nel 1260 la nascita della lirica religiosa, al tempo in cui sorse a Perugia, sotto la guida di Raniero Fasani, la confraternita dei Disciplinati che usava come mezzo di espiazione la flagellazione pubblica.<ref>Giuseppe Petronio, ''L'attività letteraria in Italia'', Einaudi, Torino, 2001, p. 44.</ref> Il rito veniva accompagnato da canti corali che avevano come schema la canzone a ballo profana. Attraverso le laude, liriche drammatiche, pasquali o passionali secondo l'argomento religioso trattato, il movimento si diffuse in tutta l'Italia del Nord stabilendone il centro a Perugia e ad Assisi. Ma è il ''Cantico di Frate Sole'' o ''Cantico delle creature'' di san Francesco d'Assisi ad essere considerato il più antico componimento in volgare italiano, mentre solamente con Jacopone da Todi la lauda assunse una dimensione artistica.
 
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== Jacopone da Todi ==
[[File:Paolo uccello, beato iacopone da todi, 1435-36, da duomo di prato, 02.JPG|thumb|Jacopone da Todi ritratto da Paolo Uccello, 1435-36. Duomo di Prato]]
Sarà però con Jacopone da Todi e con lo ''Stabat Mater'', una lauda dialogata dal linguaggio misto di parole del volgare umbro e di latinismi e dalla metrica che ripropone i modelli della poesia dotta, che la poesia religiosa raggiunge il suo apice. Poche sono le notizie sulla vita, per lo più ricavate dalle sue opere. Nato a Todi tra il 1230 e il 1236 dalla famiglia nobile dei Benedetti, svolse la professione giuridica e si allontanò dalla sua città nel 1268 in seguito alla conversione. Leggenda vuole che questa fosse avvenuta in seguito alla morte della moglie, avvenuta a causa del crollo si un pavimento durante una festa da ballo. Iacopone avrebbe così scoperto che la donna indossava un cilicio, uno strumento di penitenza. Dopo aver trascorso dieci anni in umiltà come mendicante, divenne frate laico francescano, si legò ai cardinali Pietro e Iacopo Colonna e svolse un'intensa polemica contro la corruzione all'interno della Chiesa. La situazione degenerò in vera e propria guerra durante il pontificato di Bonifacio VIII, e Jacopone fu prima scomunicato e poi arrestato in seguito all'assedio di Palestrina nel 1298. Fu liberato da Benedetto XI, successore di Bonifacio, nel 1303; ritiratosi nel convento di San Lorenzo di Collazone, vi morì nel 1306.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, pp. 70-71</ref>
{{vedi source|Laude}}
Le opere di Jacopone risentono della sua travagliata vita, e in particolare del contrasto tra le gerarchie ecclesiastiche e il francescanesimo pauperistico. Fortemente legato alla mistica medievale, egli rinnega tutto ciò che è legato al corpo e alle cose terrene per mostrare la negatività del mondo: la vita umana è segnata dal male, dalla morte, dal vizio, da sentimenti e affetti privi di autenticità, tutti elementi descritti con crudo realismo in dialetto umbro. Anche la sua esperienza ascetica è di conseguenza tormentata, e la ricerca di Dio passa attraverso l'umiliazione di sé. Di fronte ai valori propugnati dalla società, egli sceglie la malattia e la follia («O Segnor, per cortesia, / manname la malsanìa»). A questo si accompagna la critica contro la Chiesa di Roma e lo sfruttamento materiale della religione («O papa Bonifazio, molt'ai iocato al mondo»).<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, pp. 71-72</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Letteratura religiosa del XIII secolo]]
{{avanzamento|100%|28 agosto 2014}}