Valdobbiadene: differenze tra le versioni

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==== L'ultimo anno di guerra e il Piave ====
Dopo il blocco economico imposto dall’Intesa a seguito degli attacchi dei sottomarini tedeschi, la situazione dell’esercito austroungarico nella primavera 1918 è disastrosa. Il principale problema sono gli approvvigionamenti; la fame, infatti, colpisce sia civili sia soldati, costretti a fare razzia dei territori occupati.
Le ultime speranze sono riposte in un’offensiva in cui gli austriaci impiegano tutte le risorse rimaste, comprese molte divisioni austriache spostate dal fronte russo a quello italiano (la Russia, infatti, è uscita dalla guerra nel marzo 1918 con il Trattato di Brest-Litovsk), nella consapevolezza che sarà l’estremo tentativo per vincere la guerra e per arginare le pressioni interne provenienti dalle varie etnie residenti nell’Impero austroungarico.
L’attacco, previsto per maggio, viene spostato a giugno, e prende il nome di Battaglia del Solstizio, essendo combattuta intorno a metà giugno, solstizio d’estate (15-23 giugno 1918).
Il piano dell'offensiva austriaca prevede tre operazioni: l'"Operazione Radetzky", ovvero l'attacco all'Altopiano di Asiago per raggiungere Padova e Vicenza; un'offensiva secondaria chiamata "Lawine" ("Valanga") sul Passo del Tonale, per minacciare la Lombardia; infine il "Piano Albrecht", che si ripromette di forzare il Piave in direzione di Treviso. Il 21 aprile si stabilisce che "Lawine" preceda di qualche giorno gli altri due attacchi per distrarre le riserve nemiche.
Il difetto di questa offensiva consiste nel fatto che le forze austriache, pur essendo pari a quelle italiane, sono divise in tre operazioni diverse, in nessuna delle quali, quindi, possono beneficiare della superiorità di uomini e di cannoni che sarebbe necessaria.
Gli austroungarici sono però convinti di avere facile vittoria (“le nostre unità sono salde, numerose e agguerrite […]. Le sue (italiane) scarse riserve non potranno mai bastargli a fronteggiare la nostra pressione da tutte le parti […] la nostra vittoria sarà tanto più facile e decisa sarà la nostra avanzata” (Generale Arthur Arz, 11 giugno 1918).
Alle tre del mattino del 15 giugno 1918 cominciano i bombardamenti con artiglierie e gas. Sul settore montano gli italiani rispondono bene agli attacchi nemici, mentre sul Piave gli austriaci sfondano in più punti, occupando Nervesa e parte del Montello e arrivando fino a pochi chilometri da Treviso. Tuttavia l’intervento dell’aviazione e la disponibilità di riserve consentono all’Italia di riconquistare in pochi giorni le terre perdute. Sulle Grave di Papadopoli gli austriaci riescono a sfondare fino a Maserada, ma l’assenza di rinforzi li costringe poi ad arretrare a nuoto di nuovo verso le Grave.
A rendere più complicate le operazioni per il nemico la piena del Piave, che travolge le passerelle di barche messe a punto dal nemico per attraversare il fiume. La notte del 21 giugno il livello delle acque torna ad abbassarsi, ma il giorno dopo viene eseguito l’ordine di ritirata impartito dall’imperatore Carlo alle truppe austriache.
Dieci giorni dopo il suo inizio, la Battaglia del Solstizio si conclude a favore dell’Italia, con perdite altissime su ambo i fronti.
 
==== La vita dei civili ====