Storia della letteratura italiana/Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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L'aspirazione a scrivere dialoghetti satirici sul modello di Luciano risale al 1820 circa, ma è con l'indebolimento della sua vitalità poetica negli anni venti che Leopardi inizia a dedicarsi alla prosa e lavora alle ''Operette morali''. Solo nel 1824 ne realizzerà venti, a cui negli anni successivi se ne aggiungeranno altre. Una prima edizione viene pubblicata a Milano presso Stella nel 1827. Segue una seconda edizione nel 1834, che esce a Firenze. Presso Starita di Napoli esce una terza edizione nel 1835, che però sarà bloccata dalla censura. Infine, nel 1845 viene pubblicata l'edizione postuma a cura di Ranieri, sulla base del piano previsto dallo stesso Leopardi.
 
Leopardi dà vita a una prosa estremamente moderna e originale, distante dai modi linguistici diffusi nell'Italia dell'epoca. È infatti una prosa nitida, lucida, tagliente, la cui "misura classica" proviene dall'equilibrio tra caratteri regionali diversi. È distante dalle proposte avanzate durante la disputa sulla lingua, così come dal fiorentinismo usato da Manzoni nei ''Promessi sposi''. È stato definito un linguaggio "lunare" (Ferroni),<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=675 }}</ref> che tocca le vette del lirismo ma allo stesso tempo è capace di spingersi verso la più impassibile speculazione filosofica.
 
Il modello per le ''Operette'', oltre al già citato Luciano, sono i dialoghi di Platone: Leopardi propone, nei suoi brevi componimenti, immagini dell'infelicità dell'uomo, attraverso le quali approfondisce la negatività che caratterizza la condizione umana. Esprime il suo pensiero, estremamente originale, attraverso eleganti forme letterarie, confrontando le voci di personaggi diversi e proponendo racconti e invenzioni mitiche. Alcune operette si presentano come narrazioni e riflessioni teoriche, altre sono dialoghi.