Storia della letteratura italiana/Ippolito Nievo: differenze tra le versioni
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==La vita==
[[Immagine:Ippolito Nievo.jpg|thumb|left|Ippolito Nievo]]
Ippolito Nievo nasce a Padova il 30 novembre 1831, nel palazzo Mocenigo-Querini<ref>Ora Casa della studentessa ''L. Meneghetti'' sita in via Sant'Eufemia 2/4, nella quale era morto esule nel 1708 l'ultimo duca di Mantova Ferdinando Gonzaga.</ref>, primogenito<ref>I suoi fratelli furono Luigi (1833), vissuto pochi mesi, Carlo (1835), Elisa (1837) e Alessandro (1839).</ref> di Antonio, un magistrato mantovano<ref>Il ramo mantovano della
[[File:Fossato di Rodigo-Lapide a Ippolito Nievo.jpg|upright=0.6|thumb|Fossato di Rodigo, lapide commemorativa]]
Nel 1841 Ippolito viene iscritto nel collegio del seminario di Sant'Anastasia di Verona come convittore interno poi, non sopportandone la disciplina, dal 1843 vi frequenta il Ginnasio come esterno. La sua solitudine è alleviata dalle visite del nonno Carlo, uomo colto, amico di [[../Ippolito Pindemonte|Ippolito Pindemonte]] e amante della letteratura, che diviene, per la lontananza dei genitori, la figura di riferimento e al quale dedica il quaderno dei suoi ''Poetici componimenti fatti l'anno 1846-1847'', semplici poesie scolastiche in stile classicista. Quando nel 1843 muore Alessandro Nievo, il primogenito Antonio, padre di Ippolito,
Nel 1848 il giovane Ippolito, affascinato dal programma democratico di Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo, forse partecipa alla fallita insurrezione di Mantova.
Ritornato in settembre a Mantova, va a continuare gli studi a Cremona, dove nell'agosto del 1850 consegue la licenza liceale. In autunno si iscrive alla Facoltà di Legge dell'Università di Pavia e mantiene continui rapporti epistolari con Matilde Ferrari: le 69 lettere scritte dal 1850 ai primi del 1851, più che essere una sincera e spontanea comunicazione di un innamorato lontano, appaiono dettate da un'intima necessità di espressione lirica e scritte con lo sguardo rivolto a canoni letterari, finendo così per interessare «soprattutto per il modo in cui la materia sentimentale, sollevata talora a toni di enfasi appassionata, si atteggia in formule di chiara matrice letteraria, fin quasi a definirsi in un'autonoma sequenza di romanzo epistolare, aperta alle suggestioni che provenivano dai consacrati modelli del genere, dall'''Ortis'' di [[../Ugo Foscolo|Foscolo]] e dalla ''Nouvelle Heloïse'' di Rousseau».<ref>Giulio Carnazzi, ''La narrativa campagnola e l'opera di Ippolito Nievo'', in «Storia Letteraria d'Italia, L'Ottocento», 2, XVIII, p. 1442.</ref> Ma a un nuovo e più approfondito esame delle lettere, si nota che Ippolito esprime una reale intensità di affetti e una sorprendente comprensione del carattere della ragazza. Ai primi del 1851, la relazione s'interrompe e, deluso, Ippolito contro di lei scrive
Nel gennaio del 1852 iniziò un'attività di pubblicista nel quotidiano bresciano ''La Sferza''. Alla fine dell'anno si iscrisse all'Università di Padova, riaperta dal governo austriaco dopo le agitazioni liberali e, recandosi spesso in Friuli, collaborò con la rivista ''L'Alchimista Friulano'', dove pubblicò anche poesie che, raccolte in volume, furono pubblicate nel 1854 dall'editore Vendrame di Udine: una seconda raccolta viene pubblicata l'anno dopo.
Nel 1855, deluso dalla situazione politica italiana, lo scrittore si
Continuò nel frattempo l'attività di pubblicista e si avvicinò al giornalismo militante milanese, collaborando al settimanale ''Il Caffè''. Nel 1856, a causa di un racconto intitolato ''L'avvocatino'' pubblicato sul foglio milanese ''Il Panorama universale'', fu accusato di vilipendio nei confronti
[[File:Ippolito nievo.jpg|thumb|Ippolito Nievo in divisa da garibaldino]]
Tra il 1857 e il 1858 Nievo, ritornato a Colloredo, si dedicò intensamente alla stesura del suo grande romanzo ''Le confessioni d'un italiano'' che venne pubblicato postumo nel 1867 dall'editore Le Monnier, con il titolo rivisto ''Le confessioni di un ottuagenario''.
Gli eventi del 1859 e del 1860 resero più intensa la sua attività giornalistica e ne sollecitano i primi due saggi politici, l'opuscolo ''Venezia e la libertà d'Italia'', ispirato dalla mancata liberazione
Nel 1859 fu tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e l'anno seguente partecipò alla Spedizione dei Mille, numero 690 nell'elenco dei Mille. Nello stesso periodo anche i suoi fratelli decisero di arruolarsi,
Unendosi
Distintosi nella battaglia di Calatafimi e a Palermo, raggiunse il grado di colonnello e gli venne
Il giovane colonnello, avendo ricevuto l'incarico di riportare dalla Sicilia i documenti amministrativi
==Attività letteraria==
===Inizi===
''Antiafrodisiaco per l'amor platonico'', lasciato manoscritto, fu pubblicato per la prima volta nel 1956. Inutile dire che Matilde - ''Morosina'' nel romanzo - non è più l'«anima pura», né lo «specchio delle immagini più caste, dei pensieri più angelici e soavi»<ref>Lettera del 26 febbraio 1850.</ref> delle lettere, ma una scipita ragazza che rideva molto e parlava poco «perché è molto più facile colle labbra far delle smorfie, che dei bei discorsi», un'ipocrita che «nascondeva sotto le spoglie del vergine affetto quei codardi istinti, che il Tartufo di Moliere nascondeva sotto la tonaca del gesuita», mentre naturalmente Ippolito è l'ingenuo ragazzo che si è lasciato «minchionare da buonissimo diavolo, battezzando per amore celestiale e divino, una voglia e un prurito irresistibile di marito». La conclusione è di prendere «l'amore senza astrazione», senza preoccuparsi dei possibili «inconvenienti alla simmetria della fronte»: vi è tuttavia nel romanzo una freschezza e una disinvoltura d'invenzione nelle digressioni frequenti della vicenda che ricordano un poco lo Sterne, e vi traspare l'interesse ai personaggi minori disegnati «con un gusto felicemente caricaturale che sembra preludere ai più maturi esiti della ritrattistica neviana».<ref>Giulio Carnazzi, cit., ivi.</ref>.
Il romanzo risente di un impianto teatrale: non è pertanto casuale che in quello stesso anno Ippolito scriva anche la commedia ''Emanuele'' dedicata all'amico e compagno di studi Emanuele Ottolenghi, che non sarà mai rappresentata, e Questi ''Versi'', che rimangono ignorati dal pubblico, sono scritti a imitazione di Giuseppe Giusti, dal quale riprende metrica e linguaggio transitante dal popolare al letterario, e si rivolgono contro l'accademia classicista e le svenevolezze romantiche, critiche apprezzate nella recensione de «Il Crepuscolo», la rivista di un critico importante come Carlo Tenca.<ref>Carlo Tenca, ''Di alcune recenti poesie italiane'', ne «Il Crepuscolo», 15 ottobre 1854.</ref>
Ma se con il primo volume dei ''Versi'' Nievo voleva presentare un impegno civile diretto e popolare e rifiutare motivi arcadici e lirici, nel secondo volume pubblicato l'anno successivo egli conserva bensì i motivi della partecipazione civile ma affinati da un tono più raccolto e meditato e nobilitati da richiami a poeti della tempra di Dante, [[../Giuseppe Parini|Parini]], Foscolo e [[../Giacomo Leopardi|Leopardi]].
===La poetica: gli «Studii sulla poesia popolare e civile»===
Il 6 aprile 1854 viene rappresentato a Padova, senza successo, il suo unico dramma ''Gli ultimi anni di Galileo Galilei''.<ref>
Ancora più attenuata sarà l'influenza di Giusti nelle successive raccolte: "Le Lucciole. Canzoniere (1855-1857)"<ref>[http://unastranagioia.files.wordpress.com/2012/05/paolo-steffan-alcune-lucciole-per-nievo-poeta-articolo-pdf1.pdf Saggio introduttivo alla poesia nieviana con analisi di alcuni testi del canzoniere ''Le lucciole''].</ref>
===''Novelliere campagnuolo e altri racconti''===
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=== Altri scritti ===
Nievo scrisse anche testi teatrali,
== Altri progetti ==
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