Storia della letteratura italiana/Giovanni Pascoli: differenze tra le versioni

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Intanto nel 1862 Giovanni era entrato, insieme ai fratelli, nel collegio degli Scolopi di Urbino, dove aveva ricevuto una rigida educazione classica. Nel 1871, a causa delle ristrettezze economiche, deve abbandonare il collegio, ma grazie all'intervento di uno zio può terminare gli studi a Firenze. Finito il liceo frequenta, grazie a una borsa di studio, la facoltà di lettere a Bologna e negli anni universitari si avvicina al socialismo. Nel 1879 viene arrestato mentre partecipa a una manifestazione antigovernativa e deve trascorrere alcuni mesi in carcere. Segnato da questa esperienza, decide di abbandonare la militanza politica.<ref name="Baldi109"/>
 
Nel 1882 si laurea con una tesi su Alceo e intraprende la carriera universitaria, prima a Matera, poi a Massa e infine a Livorno, dove rimane fino al 1895. In questi anni chiama a vivere con sé le sorelle Ida e Mariù, ricostituendo così il nucleo famigliare distrutto. Questo "nido", che sarà centrale nella poetica pascoliana, è espressione della fragilità psicologica ed emotiva del poeta, che tra le pareti familiari cerca protezione dalle insidie del mondo esterno. Da questa condizione infantile scaturisce un' attaccamento morboso nei confronti delle sorelle, a cui attribuisce una funzione materna. Il ricordo ossessivo dei morti inibisce ogni tentativo di relazionarsi con l'esterno, visto come un tradimento dei legami con il "nido". Qualsiasi rapporto con altre persone estranee al "nido" è bandito, tanto che nella sua vita Pascoli non avrà nessuna relazione amorosa. Il matrimonio di Ida nel 1895 sarà vissuto come un tradimento, che porterà il poeta a soffrire di crisi depressive.<ref name="Baldi110">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razzetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=D'Annunzio e Pascoli | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=110 }}</ref>
 
Nel 1895 Pascoli e la sorella Mariù, rimasti soli, si trasferiscono nella campagna lucchese, a Castelvecchio di Barga. Qui il poeta conduce una vita appartata, lontana dalla città, a cui contrappone la serenità della campagna. Nello stesso periodo, Pascoli aveva ottenuto dapprima la cattedra di grammatica greca e latina a Bologna, e poi quella di letteratura latina a Messina. Nel 1905, infine, sostituisce [[../Giosuè Carducci|Carducci]] come professore di letteratura italiana a Bologna.<ref name="Baldi110" /> Tra il 1891 e il 1911 raccoglie in vari volumi le poesie che aveva composto fino ad allora e negli ultimi anni della sua vita gareggia nel ruolo di "vate" della poesia civile con il maestro Carducci e con [[../Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]. Accanto alla sua poesia chiusa nel limitato ambito domestico si affianca quindi la figura ufficiale del poeta cantore della patria, per la quale compone una serie di canti e l'orazione ''La grande proletaria si è mossa'', pronunciata il 26 novembre 1911. La sua eccellente conoscenza del latino gli consente inoltre di vincere per dodici volte, dal 1892, la medaglia d'oro al concorso di la poesia latina di Amsterdam. Ammalatosi di cancro allo stomaco, Pascoli si trasferisce a Bologna per curarsi, ma vi muore il 6 aprile 1912.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razzetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=D'Annunzio e Pascoli | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=111 }}</ref>