Biografie cristologiche/Spirito e Insegnamento: differenze tra le versioni

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Infine, un Gesù il cui itinerario è descritto primariamente non dai Sinottici ma da Giovanni — un Gesù, cioè, la cui missione si estendendeva regolarmente non solo alla Galilea ma anche alla Giudea e specialmente a Gerusalemme — può essere connesso all'anomalia che egli solo fosse ucciso come rivoluzionario in quella Pasqua, ma nessuno dei suoi discepoli seguirono la sua stessa sorte. Una ripetuta missione a Gerusalemme, specialmente durante le festività di pelligrinaggio quando anche il prefetto, di necessità, si trovava là, spiega come Caifa e Pilato sapessero già che fosse Gesù e cosa predicasse, e quindi sapesse anche che non fosse un pericolo di prim'ordine. Proprio come l'entusiasmo della folla per Gesù acclamato come messia spiega la maniera specifica della sua morte, così il duplice concentrarsi di Gesù — su Giudea, specialmente Gerusalemme intorno al Tempio, come anche la Galilea — spiega la familiarità del sommo sacerdote e del prefetto riguardo alla sua missione, e quindi chiarisce il perché Gesù fosse il solo centro della loro azione.<ref name="Brown"/><ref name="Boteach">[[w:Shmuley Boteach|Shmuley Boteach]], ''Kosher Jesus'', Gefen Publishin House, 2012, II Parte, pp.65-131.</ref>
 
Questioni essenziali rimangono tuttavia irrisolte. Perché Gesù rispose alla chiamata di pentimento e purificazione di Giovanni il Battista a fronte dell'imminente Regno? Perché i suoi discepoli più stretti, a loro volta, assunsero tale impegno a seguirlo? Perché il suo messaggio apocalittico fu così impellente? Perché i suoi discepoli, unici tra coloro che seguivano figure profetiche carismatiche di questo periodo, affermarono che Gesù era risorto dai morti? Perché infine dedussero da tale esperienza che dovevano continuare la missione di Gesù, estendendola a tutta la [[w:Diaspora ebraica|Diaspora]]? Qui la natura esplicativa dell'indagine storica deve lasciare il posto alla nostra ignoranza ed alle sue proprie limitazioni. Alla fine, la storia stessa è più descrittiva di un'impresa esplicativa. Si basa più su una narrazione coerente che su porpostizioni strettamente comprovabili. Mentre la ricostruzione di una sequenza di eventi permette, anzi invita, a speculare sui collegamenti causali tra di loro, la storia non offre tanto le spiegazioni quanto una descrizione dettagliata di tipo particolare. Non possiamo sperare di misurare la verità di una proposizione storica con la certezza derivante da un test o prova di un 'ipotesi sperimentale nelle scienze empiriche. Nessuna ricostruzione storica può essere ''provata'' come vera. Nel migliore dei casi, una volta che l'interpretazione ha elaborato tutta l'evidenza disponibile in un modello significativo, coerente e plausibile, ciò che può fare è persuadere.<ref name="Spirito"/>
 
L'attuale abbondanza di opere sul Gesù storico riflette le confusioni di narrazioni interpretative antagonistiche. Il profeta apocalittico di uno storico diventa il riformatore sociale radicale di un altro storico, ed il devoto [[w:chassid|chassid]] individualista di un altro, e il critico politico di un altro ancora, ed il saggio cinico di un altro, e così via. Ma tutte la narrazioni non sono create uguali, e le ragioni per scegliere tra di loro, per decidere quale è convincente, non sono arbitrarie. Ciò accade perché, anche se il centro di una narrazione storica è un individuo, tale individuo, che sia Gesù o qualcun altro, visse in un contesto sociale. Questo contesto sociale è il punto critico dello storico. Ciò significa che la ricerca del Gesù storico deve necessariamente essere anche una ricerca del pubblico del primo secolo. Questo potrebbe creare problemi: dopo tutto, se Gesù sembra un soggetto elusivo, coloro che lo ascoltarono lo sembrano ancora di più. Almeno abbiamo dei documenti che parlano di lui; mentre invece, in confronto, abbiamo ben poco degli altri. Tuttavia, riflettendoci, tutte le informazioni delle nostre fonti in verità parlano più direttamente di loro che di lui, poiché Gesù non ci ha lasciato scritti. La Lettere di Paolo, i Vangeli — e, da una prospettiva esterna, Flavio Giuseppe — testimoniano meno di Gesù direttamente che dell'effetto che Gesù ebbe sugli altri. Questi documenti antichi pertanto devono essere letti con l;impegno non solo di ricostruire detti altri ma anche di ricostruire Gesù. È questo nugolo di testimoni — il pubblico anonimo di Gesù; i suoi discepoli; i suoi simpatizzanti, ed i suoi oppositori — che forniscono un punto d'appoggio nel vortice di ricostruzioni storiche in competizione. Il primo scopo dello storico è di trovare un Gesù del primo secolo la cui missione abbia senso per i suoi ascoltatori ebrei contemporanei del primo secolo. Fu su questa intelligibilità fondamentale che dipese tutto il resto della storia del Cristianesimo.<ref name="Spirito"/><ref name="Cross"/><ref name="Dale">Dale C. Allison, ''Jesus of Nazareth: Millenarian Prophet'', Fortress Press, 1998, pp. 44-50; Paula Fredriksen, "What You See Is What You Get: Context and Content in Current Research on the Historical Jesus", ''Theology Today'' 52, 1995, pp. 79-97.</ref>