Biografie cristologiche/Da setta ebraica a chiesa dei Gentili: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: sintassi dei link e modifiche minori
Riga 67:
Luca, che sia nel Vangelo che negli Atti rinvia la fine dei tempi ad un futuro distante, qui allude all'opinione di Paolo sul "rapimento" mentre con delicatezza sprona coloro che stanno ancora a guardare verso l'alto in anticipazione del ritorno di Gesù, di guardare invece verso il basso, all'evangelizzazione del mondo.<ref name="AmyLev"/>
 
I seguaci galilei di Gesù proclamarono che il loro Signore era risuscitato e anticipavano una risurrezione generale di tutti i morti in breve tempo. Paolo rassicurò i Tessalonicesi che i "morti in Cristo" sarebbero risorti per primi; Matteo propose una versione di questa risurrezione generale con lo scoperchiamento delle tombe; Luca insistette che la fine stava arrivando, ma la sua enfasi era sulla certezza piuttosto che l'immediatezza; Giovanni ristrutturò la questione. In ogni caso, i seguaci di Gesù o anticipavano una "seconda venuta" in cui il Signore risorto avrebbe fatto arrivare l'era messianica di universale salute, giustizia e pace, o offrivano una contropartita e consolazione al posto delle fine imminente.<ref name="Yeshua"/>
 
Per la maggioranza degli ebrei, queste varie revisioni non riuscirono di convincere. Quali che fossero la rispettive convinzioni in merito al messia, al "mondo a venire", o al "regno di Dio", non vennero persuasi dal separare il messia dall'era messianica. Il problema non era l'affermazione che Gesù fosse risorto; il problema era l'affermazione che ''solo lui'' fosse risorto. Sebbene molti si aspettavano che il messia portasse alla risurrezione, una solo risurrezione non comprovava l'identità messianica. È plausibile che alcuni ebrei potessero accettare l'idea che Gesù fosse risorto dai morti ma tuttavia non credevano che egli fosse il Messia. Per esempio, Gesù poteva essere ritenuto un martire vendicato da Dio. Nella metà del secondo secolo [[w:e.v.|p.e.v.]], il sovrano siriano [[w:Antioco IV|Antioco IV Epifane]] insieme a certi membri delle classi superiori ebree, decisero di trasformare Gerusalemme in una città ellenistica, eliminando pratiche specifiche come la circoncisione e l'astenersi dal mangiare maiale, e quindi assimilare gli ebrei all'impero.<ref>Gli abusi di Antioco fecero scoppiare la [[w:Maccabei|rivolta maccabea]] del 167 p.e.v. Il sacerdote Mattatia uccise l'apostata ebreo che occupava il Tempio e suo figlio [[w:Giuda Maccabeo|Giuda]] guidò i ribelli alla vittoria contro l'esercito seleucide di Antioco, occupò Gerusalemme e riconsacrò il Tempio al culto del Signore (164); in memoria di questi eventi fu istituita la festa di [[w:Hanukkah|Hanukkah]]. Le grandi capacità di condottiero implacabile contro i nemici valsero a Giuda il soprannome di Maccabeo (martello, martellatore) che poi passò all'intera famiglia. Giuda Maccabeo morì in battaglia nel 161, e gli succedette il fratello [[w:Gionata Maccabeo|Gionata]] che, servendosi di alleanze con i nemici di [[w:Demetrio I|Demetrio I]], tenne a bada il monarca seleucide prima di essere assassinato. L'ultimo dei figli di Mattatia, [[w:Simone Maccabeo|Simone]], sconfisse una spedizione di [[w:Antioco VII|Antioco VII]] ma morì nei disordini successivi (135).</ref> Il [[w:Secondo libro dei Maccabei|Secondo libro dei Maccabei]], che si trova tra gli Scritti Deuterocanonici (noti anche come Aprocrtifi dell'Antico Testamento), descrive nel dettaglio come uno dei sette frateloli, davanti alla scelta di dover trasgredire la legge dei propri avi o essere torturati a morte, nel mezzo di grandi sofferenze schernisce Antioco: "Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna" (7:9). Un altro fratello, soffrendo lo stesso fato, riecheggia il punto della rivendicazione: "È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita" (7:14).<ref>Franz-Josef Nocke, ''Escatologia'', par. 2.5.2., ''Giustizia per i martiri (2 Mac)'', Brescia, Queriniana, 2006.</ref>
Riga 98:
Insieme ai residenti di Gerusalemme, anche i pellegrini ed i mercanti che visitavano la città assistevano alle testimonianze carismatiche dei seguaci della Via, ed udivano, di prima mano e indirettamente, le notizie su Gesù. Dalla bocca di queste persone, che ritornavano alle proprie case a Damasco e Antiochia, a Efeso e a Roma, si diffuse la proclamazione del Messia ebreo. Ma con la diffusione del vangelo alla [[w:Diaspora ebraica|Diaspora]], a quegli ebrei che risiedevano fuori patria, si diffuse anche l'ostracismo e la persecuzione che quasi inevitabilmente segue le nuove religioni.<ref name="Charles">[http://books.google.co.uk/books/about/Jesus_Within_Judaism.html?id=ku_YAAAAMAAJ&redir_esc=y James H. Charlesworth, ''Jesus within Judaism''], Doubleday, 1988, pp. 9-29 e segg.; cfr. anche la raccolta da lui curata, [https://books.google.co.uk/books?id=TfBoPwAACAAJ&dq=James+H.+Charlesworth+Jesus%E2%80%99+Jewishness:+Exploring+the+Place+of+Jesus+in+Early+Judaism&hl=en&sa=X&ei=_UHNVLjUG4fZarXvgrAP&ved=0CCIQ6AEwAA ''Jesus’ Jewishness: Exploring the Place of Jesus in Early Judaism''], Crossroads, 1991, ''s.v.'' & ''passim''.</ref>
 
È nel contesto di tale persecuzione che il Nuovo Testamento introduce [[w:Paolo di Tarso|Saulo, il Fariseo di Tarso]], che in seguito verrà chiamato "San Paolo".<ref>In greco Παῦλος (Paulos), e Σαῦλος Ταρσεύς (Saulos Tarseus); [[w:lingua ebraica|ebraico]]: שאול התרסי . Cfr. {{cita web|url=http://global.britannica.com/EBchecked/topic/447019/Saint-Paul-the-Apostle|titolo="Saint Paul, the Apostle, original name Saul of Tarsus" da ''Encyclopædia Britannica Online Academic Edition|editore=global.britannica.com|accesso=gennaio 2015}}</ref> Secondo Atti 9:1-2, Saulo, "sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato alcun seguace della Via, uomini o donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme." Nella sua [[w:Lettera ai Filippesi|Lettera ai Filippesi]] racconta le proprie attività: "quanto a zelo, persecutore della Chiesa" (3:6). In Galati 1:13 nota che i Gentili della chiesa avevano sentito parlare della sua "condotta di un tempo nel giudaismo," come egli "perseguitasse fieramente la Chiesa di Dio e la devastasse".
 
Perché Paolo perseguitasse la chiesa è una questione di una certa speculazione. Si preoccupava forse che i membri della Via stessero cercando di rimpiazzare la Torah con Gesù? Se fosse stato così, la sua azione assomiglia a quella dei [[w:Protestantesimo|Protestanti]] di tutti i tipi — evangelicisti di frontiera ([[w:Metodismo|Metodisti]] e [[w:Battismo|Battisti]]), cristiani urbani consolidati ([[w:Presbiterianesimo|Presbiteriani]]), e altri restaurazionisti (Campbelliti) — che attaccavano i membri della [[w:Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni|Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni]]; l'accusa era che questo gruppo insegnava qualcosa di contrario ai canoni basilari della loro teologia e visione morale. Aveva sentito che i seguaci della Via stavano insegnando che la Legge non era importante o che era marginale o in qualche modo veniva sostituita da Gesù? Se fosse stato così, tale insegnamento sarebbe andato contro ciò che egli descriveva quale centro della vita ebraica, e della sua vita. Scrivendo alla chiesa [[w:Filippi|filippese]], Paolo enfatizza la sua identità ebraica: "Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, ''fariseo quanto alla Legge;... irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della Legge''" (3:4-6).
Riga 114:
La maggioranza degli ebrei non avrebbero accettato le affermazioni di Paolo, nello stesso modo che non avrebbero accettato un messia senza un'era messianica. Avevano già la credenza della risurrezione dei morti, e credevano già in un Dio giusto che perdonava i peccati. Quindi, questo nuovo salvatore galileo era per loro una ridondanza — non c'era nulla di rotto o mancante nel loro sistema che potesse essere sistemato o riempito dalla sua morte e risurrezione. Inoltre, molti avrebbero reputato ridicola l'intera nozione di un messia crocifisso che con la propria morte porta la salvezza dalla morte e dal peccato. Come la mette Paolo in 1 Corinzi 1:23: "Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo [''skandalon''] per i Giudei, stoltezza [''morian'', cioè castroneria] per i pagani."<ref name="Paolo"/><ref name="Yeshua"/>
 
Alcuni potevano percepire le vedute di Paolo come più analoghe a quelle dei [[w:Religioni misteriche|culti misterici]] piuttosto che alle Scritture e pratiche di Israele. Questa faccenda di dimettere il peccato e risorgere in Cristo e l'immersione nell'acqua come rito d'iniziazione che rappresenta una rinascita, sapeva di funzioni celebrate da seguaci di [[w:Iside|Iside]], [[w:Dioniso| Dioniso]] o [[w:Attis|Attis]] o da coloro che partecipavano ai [[w:Misteri eleusini|misteri eleusini]]. Sgradevole era anche l'idea di un sacrificio umano che stabilisce una "nuova alleanza nel suo sangue" (1 Cor 11:25). Il messaggio di Paolo non avrebbe quindi riscontrato una reazione positiva da parte dei membri delle sinagoghe. Ma ciò non lo prevenne dal tentare. Durante i suoi anni in Arabia e Damasco, Paolo e gli altri seguaci ebrei della Via diffusero il loro vangelo nelle sinagoghe e anche nei mercati, per le strade, appartamenti e ville. In questo ambiente, insieme agli ebrei si trovavano anche i gentili; infatti i raduni sinagogali — "[[w:sinagoga|sinagoga]]" viene da un termine greco che letteralmente significa "riunirsi" — erano frequentati non solo da ebrei ma anche da gentili. Chiamati "timorati di Dio" (Atti 13:16), questi gentili ammiravano l'ethos ebraico e la sua storia, i suoi rituali e la sua etica, ma non si convertivano interamente.<ref>Forse anche a causa della circoncisione, che doveva essere eseguita in età già adulta - e quindi dolorosamente, non nell'inconsapevolezza del neonato.</ref> Per loro non c'era bisogno di convertirsi. Sebbene alcuni ebrei nell'antichità pensassero che il regno di Dio fosse confinato solo agli ebrei e solo al proprio particolare gruppo di ebrei (proprio come alcuni cristiani credono che solo i cristiani di un certo tipo possano andare in paradiso), la maggioranza delle congregazioni sinagogali non lo pensavano affatto. Accoglievano i convertiti, ma non li cercavano. Fu solo nel secondo secolo dell'[[w:era volgare|era volgare]], quando la Roma pagana e poi i suoi successori cristiani resero illegale la conversione all'Ebraismo, che la sinagoga sviluppò la pratica di dissuadere possibili proseliti.<ref name="Ghiur">Menachem Finkelstein, ''Conversion: Halakhah and Practice'', Bar-Ilan University Press, 2006, ''s.v.''</ref>
 
Quanto a cosa sarebbe successo ai gentili all'arrivo del messia, gli ebrei avevano varie opinioni. [[w:Manoscritti del Mar Morto|I Manoscritti del Mar Morto]] tipicamente considerano dannati sia i gentili sia la maggioranza degli ebrei che non si erano uniti alla comunità di Qumran. Ma c'era un'altra opzione, già proposta dai Profeti. Secondo Zaccaria 8:22-23: