Il buddhismo cinese/Le scuole/Il Tiantai: differenze tra le versioni

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== L'insegnamento di Zhìyǐ (智顗) della dottrina dello ''yuánróng sāndì'' (圓融三諦) e del ''Miàofǎ Liánhuā Jīng'' (妙法蓮華經) ==
Gli aspetti più interessanti della dottrina buddhista insegnata da Zhìyǐ, e che rappresentano il cuore dell'insegnamento della scuola Tiāntái, si fondano su un originale sviluppo della scuola indiana Mādhyamika promossa da Nāgārjuna nel II secolo.
[[File:Huiwen.jpg|thumb|upright=0.5|Huìwén (慧文, V secolo), primo patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
[[File:Huisi.jpg|thumb|upright=0.5|Huìsī (慧思, 515-577), secondo patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
[[File:Zhiyi.jpg|thumb|upright=0.5|Zhìyǐ (智顗, 538-597), terzo patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
[[File:Guanding.jpg|thumb|upright=0.5|Guàndǐng (灌頂, 561-632) , quarto patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
[[File:Zhiwei.jpg|thumb|upright=0.5|Zhìwēi (智威?-680), quinto patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
[[File:Huiwei.JPG|thumb|upright=0.5|Huìwēi (慧威, 634-713), sesto patriarca cinese in un‘anticaun'antica spampa.]]
 
Questa dottrina, denominata della Triplice verità (cin. 圓融三諦 ''yuánróng sāndì'', giapp. ''enyū santai'') sostiene che dal punto di vista della Verità assoluta (sans. ''paramārtha-satya'' o ''śūnyatā-satya'', cin. 空諦 ''kōngdì'', giapp. ''kūtai'') tutta la Realtà che ci appare è vuota di proprietà inerente: essa è impermanente dal punto di vista temporale e, nel contempo, non c'è un fenomeno che non dipenda dagli altri fenomeni. Questa vacuità (sans. ''śūnyatā'', cin. 空 ''kōng'', giapp. ''kū'') si poggia tuttavia sulla Verità convenzionale (sans. ''saṃvṛti-satya'', cin. 假諦 '' jiǎdì'', giapp. ''ketai'') dove i singoli fenomeni vengono percepiti nella loro unicità. La sintesi esperienziale di queste due Verità, apparentemente contraddittorie, porta alla realizzazione della terza verità, la Verità di mezzo (sanscrito ''mādhya-satya'', cin. 中諦 ''zhōngdì'', giapp. ''chūtai'').
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# il quarto periodo di insegnamento, durato ventidue anni, corrisponde ai ''Prajñāpāramitāsūtra'' (conservati nel ''Bōrěbù'') dove il Buddha Śākyamuni espone la dottrina della vacuità;
# il quinto ed ultimo periodo di insegnamento, durato altri otto anni, corrisponde, come il primo, alla Verità ultima ed è esposto nel ''Sutra del Loto'' (conservato nel ''Fǎhuābù''). In questo sutra, come afferma Zhìyǐ<ref>Leon M. Pruden ''Tiantai'' in ''Enciclopedia delle Religioni'', vol.10, Milano, Jaca Book, 2006, pag.657</ref>, per evitare alle persone di scarsa capacità tra le future generazioni che avrebbero potuto cedere alle false credenze sull'annichilimento insegnò l'eterna esistenza del Buddha. Negli ultimi giorni della sua vita espose il ''Mahāparinirvāṇa-sūtra'' (conservato nel ''Nièpánbù'') per convertire coloro che non avevano compreso il ''Sutra del Loto'' insegnandogli che tutti gli esseri possedevano la "natura di Buddha".
[File:Zhixu.jpg|thumb|Ŏuyì Zhìxù (蕅益智旭, 1599-1655) maestro Tiāntái durante la dinastia Ming, un’antica stampa.]]
Da tener presente che la datazione di questi insegnamenti non fu indicata da Zhìyǐ, ma da uno studioso del XIII secolo, Yuansui<ref>''Zokuzōkyo'' (卍新纂續藏經) 2,7,1.</ref> e fu criticata da un altro maestro tiāntái Ŏuyì Zhìxù (蕅益智旭, 1599-1655)<ref>''Jiaoguan kangzong'' (教觀綱宗) T.D. 1939.</ref>.
 
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# gli insegnamenti contenuti nel Canone buddhista cinese|Tripiṭaka (三藏教, ''sānzàng jiào'') ovvero gli insegnamenti indicati come ''hinayāna'' (insegnamenti del "piccolo veicolo" detto 小乘 ''xiǎoshèng'' e conservati nello ''Āhánbù'' più i primi sutra che abbozzano la dottrina della vacuità come il ''Satyasiddhi śāstra'');
# gli insegnamenti "comuni" (通教 ''tōngjiào'') ai tre veicoli (''yana'', cin. 乘 ''shèng'') degli śrāvaka, dei pratyekabuddha, e dei bodhisattva. Contengono gli insegnamenti impartiti dalle scuole Madhyamaka e Cittamātra contenuti nello ''Zhōngguānbù'' e nel ''Yúqiébù;
# gli insegnamenti differenziati (別教, '' biéjiào'') e riservati ai ''bodhisattva''. Tali insegnamenti sono conservati nello ''Huāyánbù'' e vengono qui denominati come 別 (distinti, separati) in quanto a differenza della scuola Tiāntái che li considerava uguali (同教一乘 ''tóngjiào yīshèng''), la scuola Huāyán (華嚴宗) riteneva che gli insegnamenti sul 'Veicolo unico' (一乘, ''yīshèng'') contenuti nello ''Huāyánbù'' fossero differenti da quelli presentati dai 'tre Veicoli' (三乘, ''sānshèng'');
# gli insegnamenti perfetti (圓教, ''yuánjiào'') contenuti nel ''Fǎhuābù'' e nel ''Nièpánbù'' dove la vacuità (空 ''kōng'') e la provvisorietà (假 '' jiǎ'', o anche 'mondanità' 俗 ''sú'') si risolvono nella Verità della Via di mezzo (中道 ''zhōngdào''), insegnamenti che si esprimono nella Triplice verità (圓融三諦 ''Yuánróng sāndì'').
 
== Zhànrán (湛然) e la natura di Buddha (佛性) negli esseri insenzienti (無情) ==
[[File:Zhanran.JPG|upright=0.5|thumb|Zhànrán (湛然, 711-782), ottavo patriarca cinese, in un‘anticaun'antica spampa.]]
 
L'ottavo patriarca cinese Tiāntái, Zhànrán (湛然, 711-782), nella sua unica opera non commentaria, il ''Jīngāngpí'' (金剛錍 giapp. ''Kongō bei'', La Spada di diamante, T.D. 1932), svolse un attacco frontale alle principali scuole buddhiste cinesi contemporanee, la Huāyán (華嚴宗, ''Huāyán zōng'') e il Chán (禪宗, ''Chán zōng'') che ritenevano la natura di Buddha (sans. ''buddhatā'', ''buddhatva'', ''tathāgatagarbha'', cin. 佛性 ''fóxìng'', giapp. ''busshō'') esclusiva degli Esseri senzienti (Buddhismo)|esseri senzienti (cin. 有情 ''yǒuqíng'', giapp. ''ujō''). Zhànrán sostenne che era impossibile limitare la natura di Buddha ai soli esseri senzienti. Essere un preciso "essere" vuol dire implicitamente e potenzialmente essere anche tutti gli altri 'esseri': non può esistere, secondo la dottrina di Zhànrán, una divisione nella natura di Buddha tra la consapevolezza degli esseri senzienti e l'inerzia degli esseri insenzienti (無情 cin. ''wúqíng'' giapp. ''mujō''). Ogni volta che un essere realizza la buddhità allora in quel momento tutti gli esseri sono Buddha; ogni volta che un'entità è insenziente, tutti gli esseri sono insenzienti. Tutto ciò in base all'interdipendeza di tutti i regni possibili come insegnata dalla dottrina di Zhìyǐ dello ''yīniàn sānqiān'': tutti gli attributi possibili sono sempre applicabili a tutti gli esseri possibili.
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== Il contributo di Zhīlǐ (知禮) sulla pratica dello ''zhǐguān'' (止觀) e sulla presenza del male (惡) nella natura di Buddha (佛性) ==
[[File:Guoqingsi005r.jpg|left|thumb|Interno del tempio di Guóqīng sui Monti Tiāntái.]]
[[File:Zhili.JPG|upright=0.6|thumb|Zhīlǐ (知禮, 960-1028) sedicesimo patriarca cinese, in un‘anticaun'antica spampa.]]
Altro grande patriarca Tiāntái fu Zhīlǐ (知禮, 960-1028) che respinse la tendenza cittamātra di una corrente considerata eterodossa dalla scuola, i ''shānwài'' (山外, giapp. ''senge'', i "fuori della montagna" ovvero i fuori dal monastero Tiāntái, corrente fondata dal monaco Wùēn, 晤恩, (?-986).
 
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== La presenza del ''male'' nella realtà e nella natura di Buddha nel dibattito contemporaneo su Zhīlǐ (知禮) ==
[[File:Daosui.jpg|upright=0.6|thumb|Antica stampa con l’effigie di Dàòsuì (道邃, n.d.), il nono patriarca cinese della scuola Tiāntái (天台宗) che fu maestro di Saichō (最澄, 767-822) fondatore del Tendai giapponese. ]]
Le opere della scuola Tiāntái non sono ancora state tutte tradotte nelle lingue occidentali. La loro progressiva traduzione, e la pubblicazione di studi al riguardo, ha provocato vivaci dibattiti internazionali. In particolar modo il lavoro di Brook Ziporyn ''Evil and/or/as the Good: Intersubjectivity and Value Paradox in Tiantai Buddhist Thought'', pubblicato nel 2000 dalla Harvard University Press, ha provocato numerosissimi articoli in riviste specializzate di filosofia e di religioni comparate in tutto il mondo <ref>Ad esempio: [http://www.blackwell-synergy.com/doi/full/10.1111/j.1749-8171.2007.00023.x Jee Loo Liu ''The Paradox of Evil in Tiantai Buddhist Philosophy'', Religion Compass Volume 1 Issue 3 Page 398-413, May 2007]</ref>.
 
Il motivo del dibattito è riassumibile nello scritto lasciato da Zhīlǐ prima di morire in cui viene letteralmente riportato che:
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{{q|Il ''tathāgatagarbha'' (la natura di Buddha) contiene la causa sia del bene che del male. Esso genera tutte le forma di esistenza. Come un attore riveste diversi ruoli, essendo esso stesso privo di un'anima che gli appartenga|''Laṅkâvatārasūtra'' 6, LXXXII}}
 
Inoltre la dottrina di Zhìyǐ richiama costantemente la compresenza, in tutti i mondi possibili, dalle forme infernali ai Buddha, di tutti i mondi possibili. Tuttavia alcuni studiosi contemporanei <ref>Così: Chen, Y-S, ''Guan-yin-xuan-yi xing-er-wen-ti-zhi-tan-tao (A Study of the Vice Problem in the Significance of Kuangyin Sutra)'', Zhong-hua-fo-xue-xue-bao, 1992, no. 5, pp. 173–191.</ref> indicano in Guàndǐng, discepolo di Zhìyǐ, colui che ha introdotto il tema della compresenza e della necessità del male deviando di fatto dalla dottrina del maestro che su un piano di interpretazione etica era maggiormente coerente con il Buddhismo tradizionale. Ma il tema, controverso, non è ancora stato chiarito.
 
Per quanto concerne invece l'argomento del secondo quesito, ovvero cosa implichi la dottrina religiosa della compresenza e necessità del bene-male, va ricordato che analogo tema, in ambito religioso, religioso-comparato, morale e psicologico, fu affrontato anche da Carl Gustav Jung durante la conferenza, tenutasi a Stoccarda nel 1959 e poi successivamente pubblicata, dal titolo: ''Gut und Bose in der analytischen Psychologie''.<ref>Carl G. Jung ''Bene e male nella psicologia analitica'', Biblioteca Bollati Boringhieri, Torino, 1993.</ref>.
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*Brook Ziporyn, ''Evil and/or/as the Good: Intersubjectivity and Value Paradox in Tiantai Buddhist Thought'', Harvard University Press, 2000. ISBN 0-674-00248-2
*Brook Ziporyn, ''Tiantai School'' in Encyclopedia of Buddhism, Robert E. Buswell, Ed., McMillan USA, New York, NY, 2004. ISBN 0-02-865910-4.
 
 
== Collegamenti esterni ==