Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Cuba: differenze tra le versioni

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Nel '61 vi fu la fallita azione della Baia dei Porci, che venne fatta dagli anticastristi con l'appoggio degli americani. Ma questa specie di 'spedizione dei Mille' non causò la sollevazione popolare, anzi. La mossa era chiaramente mal calcolata, e vedere Castro che dirigeva il tiro dei carri armati contro i mezzi da sbarco non fu certo il miglior modo di cogliere l'occasione per rovesciarne il regime, che invece si dimostrò molto più resistente del previsto e non bastarono gli attacchi dei B-26 Invader (un nome quanto mai appropriato) per sgominarne la coesione. Nel '62 Castro, oramai ben consapevole di trovarsi nel mirino degli americani, cercò l'appoggio sovietico e lo ottenne, perché l'URSS era preoccupata dei numerosi missili americani puntati sulle sue città e basi, comodamente lanciabili dal territorio europeo.
[[File:Airplane_in_Museo_Giron.jpg|300px|left|thumb|Uno dei Sea Fury, autori della difesa dagli anticastristi]]
Seguì la ben più famosa 'Crisi dei missili', data la presenza degli SS-3 e SS-4 che minacciavano 70 milioni di persone sulla costa orientale. Nel '63-67 vi furono molti progressi anche nelle relazioni con la Cina, per poi raffreddare i rapporti dopo di allora, con il ritorno ad una maggiore influenza sovietica. Seguirono poi le avventure africane, sopratutto in Angola, ma anche Etiopia e Mozambico. I Cubani di fatto crearono una forza-lavoro per molti dei loro uomini in Africa, tra militari e civili, con il supporto economico sovietico, dato che l'URSS era ben contenta di avere le basi in Angola. Nel 1983 gli Americani occuparono Grenada e si scontrarono (vedi anche 'Gunny') con i Cubani ivi presenti, dove si stava cercando di costruire una base aerea sufficiente per ospitare aerei a grande autonomia. E Grenada era vicina ai campi petroliferi della Venezuela.
 
 
===La Crisi di Cuba<ref>Mini, Maurizio: ''La Crisi di Cuba'', RID Nov 2002</ref>===
[[File:A-26-B-26 Invader tail.jpg|300px|right|thumb|I resti dell'U-2 americano, ancora oggi esposti al pubblico]]
Uno dei maggiori pericoli vissuti dal Mondo nella Guerra fredda è ricordato come la 'Crisi dei Missili'. Il 14 ottobre un U-2 da ricognizione volò una missione di spionaggio fotografico sopra Cuba. Erano passati molti giorni dall’ultima missione, per via delle condizioni meteo avverse, ma non sembrava esservi ragione di trovarsi innanzi grandi novità. Invece, grande fu la sorpresa quando si videro rampe di lancio per grandi missili balistici spuntate in diverse località. La decisione era stata di Krushev, e i motivi per questo gesto temerario erano complessi e difficili da afferrare. Specialmente nella paranoia subito scoppiata in quegli interminabili '13 giorni', in cui il Presidente Kennedy dovette gestire il confronto con il corrispettivo sovietico, mentre al contempo era impegnato a non lasciare campo libero ai suoi 'falchi' che subito affilarono le armi, con assoluto sprezzo del rischio potenziale. Krushov, anzitutto, era preoccupato dal dispiegamento dei missili americani in Europa. All’epoca gli USA avevano uno squadrone con 15 Jupiter in Turchia, mentre due con 30 rampe erano in Puglia, con il comando delle operazioni a Gioia del Colle e siti di lancio in altre 9 zone di lancio tra cui due ad Altamura. Il personale di questo complesso era misto tra italiani e 400 americani, la chiave di lancio era doppia, detenuta ad un ufficiale americano e da uno italiano, mentre le testate erano custodite dagli americani.
 
Krushev non poteva rispondere a questa minaccia nucleare così rapida e concreta, iniziata dal febbraio 1960 (gli ultimi missili arrivarono a settembre dello stesso anno). A questo si aggiungevano le portaerei americane con i bombardieri atomici imbarcati, ma soprattutto il SAC.
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Questo aveva centinaia di bombardieri, anche se erano già in fase calante, e i primi missili ICBM Atlas e Titan. I Sovietici potevano colpire le basi NATO in Europa; ma contro i lontani Stati Uniti avevano poche risorse, alcune decine di bombardieri e un pugno di missili, il tutto potenzialmente vulnerabile agli attacchi preventivi americani, essendo poche grandi basi quelle che li ospitavano. Inoltre le difese americane erano già forti, con i missili 'Nike' e caccia intercettori controllati da una sofisticata ed avanzatissima rete radar di terra, per non parlare degli ulteriori piani, che sembravano veramente avveniristici, e lo sembrano persino oggi (con missili come i BOMARC da 700+ km). Era davvero difficile superare tali difese, e se qualche bombardiere russo avesse raggiunto una città americana, l’URSS in contropartita sarebbe finita incenerita. Ma c’erano anche altre ragioni. Kennedy, incontrato nel ’61 dal leader sovietico a Vienna, era parso assai debole e indeciso. Per contro, gli americani stavano attivamente attaccando la sovranità dello stato cubano. Vedi in merito lo sbarco all’Isola dei porci, organizzato come una sorta di ‘Spedizione dei Mille’ per buttare giù Castro.
 
Dopo una discussione molto lunga, i Sovietici decisero di fare il grande passo: arrivare a piazzare dei missili sotto il naso agli americani con un' operazione lunga 4 mesi di cui si prevedeva la scoperta americana solo a metà dell'opera. Il maltempo fu una copertura ideale per permettere l’arrivo dei sovietici, presenti già dalla primavera del '62. Fu uno di loro che chiese a Castro cosa ne pensava dello schieramento di armi nucleari sovietiche a Cuba. Il Leader Maximo ne era spaventato, perché temeva che a quel punto gli Americani diventassero davvero 'cattivi' e l'isola caraibica rimanesse coinvolta in una guerra nucleare. Ma alla fine, un po’ per i suoi problemi e un po' per sostenere la causa socialista nel mondo, finì per acconsentire. Del resto, di quel passo c’era il rischio che Cuba ritornasse nelle mani dei 'fidati' dittatori di destra ritornando ad essere il bordello dei mafiosi italo-americani come era ai tempi di Batista. Alla fine scattò l’operazione '''ANADYR''', 42.000 sovietici con 40 testate nucleari da 1 Mt, bombardieri leggeri Il-28 e missili R-12 ('''SS-4''') mandati a Cuba. Nel frattempo gli americani avevano fatto un serio pensiero ad abbattere Castro con l’Operazione Moongoose, che era stato coinvolto anche R. Kennedy, ma che era soprattutto figlia del gen. Dell’USAF Landsdale. Una prova inquietante era stata la PHIBRIGLEX-62, con 4.000 marine e circa 40 navi. Essa mirava a rovesciare un ipotetico dittatore Ortsac, che era guardacaso Castro ripetuto al contrario.
 
Quel 14 ottobre erano stati localizzati 32 missili, che con il loro raggio di oltre 2.000 km erano sufficienti per colpire città abitate da 80 milioni di persone. Il 16 ottobre iniziarono così i '13 giorni' di crisi, il 16 e non il 14 perché il consigliere del Presidente che lo seppe per primo, non informò subito Kennedy. O almeno non lo si era detto ufficialmente, perché già un senatore americano aveva affermato che a Cuba c’erano missili sovietici 'pericolosi', venendo poi duramente smentito dal presidente americano. Si sa di come Nixon avesse il pallino delle registrazioni segrete, ma anche Kennedy aveva voluto una soluzione analoga nello Studio Ovale e così vi sono 35 pagine disponibili che descrivono quella complicata situazione. I missili sovietici erano in corso di installazione, e ancora non erano operativi. C’erano 4 siti a San Cristobal e due a Sagua la Grande. Venne formato un Comitato Esecutivo di cui tra gli altri facevano parte anche Johnson, il futuro presidente successore di Kennedy. Kennedy voleva eliminare i missili a Cuba, ma del resto il leader sovietico aveva nel contempo ricevuto a Mosca l'ambasciatore americano assicurandogli che si trattava di un'operazione difensiva e non di una minaccia per gli Stati Uniti' oltre a criticare i missili Jupiter dislocati in Europa. Il 18 ottobre Curtis LeMay, generale capo di Stato maggiore dell'USAF insisteva per un attacco aereo. Ma il problema era che, se si fosse passato all'attacco diretto, i Sovietici avrebbero potuto rifarsi colpendo Berlino e agli Alleati Europei la prospettiva non sarebbe certo piaciuta. Di fatto era l’Europa che rischiava di pagare il prezzo maggiore di questo confronto, magari spondandosi pure a livello nucleare.
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Il 22 ottobre non successe nulla in termini militari, ma Kennedy parlò a reti unificate (sia radio che tv) per spiegare la minaccia a cui stava andando incontro il Paese e minacciando l’URSS di una rappresaglia in caso vi fosse stato un lancio di missili contro il proprio territorio. Un discorso breve, di 17 minuti in tutto. Per vie diplomatiche De Gaulle e McMillan (il premier britannico) assicurarono solidarietà all’azione di Kennedy. Si salì da DEFCON 4 a DEFCON 3, i bombardieri B-52 in volo erano un ottavo del totale, armati di armi termonucleari; 183 B-47 erano dispersi in 33 aeroporti e pronti all’uso di armi atomiche, già a bordo. 161 caccia dell’ADC (Air Defense Command) erano stati messi in allerta e dotati di armi nucleari aria-aria (erano razzi non guidati o missili Falcon), una follia da usare sopra il territorio nazionale, contro aerei sicuramente in volo a bassissime quote, ma all’epoca si era arrivato anche a questo punto. Per giunta, entro le 10 del 24 ottobre sarebbe scattata una quarantena attorno a Cuba, il che significava fermare le navi sovietiche dirette a Cuba. I Sovietici a quel punto si irrigidirono in una posizione che poteva comportare anche lo scontro termonucleare, con conseguenze apocalittiche. Scontro che con ogni probabilità avrebbe lasciato vincitori gli Stati Uniti, ma distruggendo sia l’URSS che l’Europa sarebbe stato davvero un magro risultato. Il 23 ottobre l’ambasciatore sovietico all’ONU venne sbugiardato dall’USAF che portò le prove della presenza dei missili SS-4 a Cuba, mentre Castro diede un discorso nelle TV cubane di ‘soli’ 90 minuti in cui ribadì la necessità di non piegarsi alla volontà americana ma negando che vi fossero missili sovietici a Cuba. Iniziarono i voli di RF-8 e RF-101 che compirono 158 missioni fino al 15 novembre successivo. L’amministrazione Kennedy, dopo il fallimento dell’Operazione Zapata (lo sbarco all’Isola dei Porci con gli anti-castristi), non voleva altri fallimenti. Nel frattempo le comunicazioni tra i leader delle superpotenze non erano sufficienti: la ‘Linea Rossa’ arrivò, proprio a scopo di parlarsi presto e rapidamente nella primavera del ’63, proprio a seguito di questa esperienza. I Sovietici stavano assemblando i MiG-21, ma pare più per attacchi negli USA che per la difesa aerea. La minaccia dei MiG era persino sopravvalutata, tanto che Kennedy addirittura ordinò di controllare le navi a 1.400 km di distanza dalle coste cubane per evitare attacchi (malamente eseguibili anche dagli Il-28), riducendo su pressione degli ammiragli americani poi la distanza a ‘soli’ 800 km, distanza ancora reputata eccessiva.
Nel frattempo gli americani portavano in azione i missili HAWK e i primi caccia Phantom dell’USN, per la difesa delle navi e delle installazioni terrestri.
 
 
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Kennedy riuscì a risolvere la crisi in maniera brillante, ma gli strascichi non mancarono e si è detto che forse saranno la causa del suo assassinio un anno dopo. In ogni caso, qualunque altra soluzione a quel punto era impraticabile o peggiore: liberarsi di una minaccia mortale sotto casa in cambio di qualche missile obsoleto e della promessa di non attaccare (ancora) Cuba (che però è rimasta sotto embargo fino ad oggi, oramai un contesto del tutto antistorico) fu tutto sommato un ottimo prezzo. Ci si potrebbe chiedere anche qui, cosa sarebbe successo se i Sovietici avessero obbedito alla richiesta di Krushov. Il leader sovietico voleva infatti che i missili approntati fossero eretti, pronti al lancio, solo di notte (quando all’epoca sarebbe stato difficile localizzarli con le attrezzature da ricognizione disponibili) e non anche di giorno. Fu a quanto pare proprio aver trasgredito a questa richiesta che provocò la prematura scoperta del loro piano (sempre che le ricostruzioni storiche siano del tutto veritiere); se ciò non fosse accaduto e le batterie di lancio fossero state scoperte solo all’ultimo, magari già pronte, a quel punto per gli USA sarebbe stato uno scacco matto. Ma nemmeno così avrebbe dovuto significare alcunché: Mosca era già il bersaglio designato di qualche centinaio di bombardieri americani, dei primi missili ICBM, dei missili Thor (che erano in Gran Bretagna, anch’essi presto ritirati) e degli Jupiter, e non per questo la cosa era giudicata inaccettabile. Forse all’epoca il concetto stesso chiamato MAD, Mutued Assured Destruction, distruzione mutua assicurata, era difficile da accettare in un’ottica per la quale, come in qualunque guerra, si pensava che vi fosse un vincitore e un vinto. In seguito diverrà più normale e facile da capire e soprattutto, da accettare. Così come la Linea Rossa tra lo Studio Ovale e il Cremlino assicurerà una ben più agevole comunicazione tra i leader delle Superpotenze. Anch’essa frutto di questo irripetibile e irripetuto psicodramma durato 13 interminabili giorni di quell’oramai lontano ottobre del ’62.
 
 
===1985<ref>Armi da guerra 116</ref>===
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La difesa costiera era affidata a cannoni M1931 e M1937 da 122 mm, M46 da 130 mm, M1937 da 152 mm, circa 50 missili antinave SSC-2B da difesa costiera, 15 navi e motolance, 15 navi appoggio incluse una nave scuola.
 
 
===FAR, al 1996<ref>JP-4 luglio 1996</ref>===
La situazione attuale di Cuba, in termini militari, è molto decaduta dai tempi dei Blocchi, d'altro canto praticamente sono 20 anni che i Cubani non rinnovano lo strumento militare e poco alla volta ha finito per dismetterlo in larga misura. La riduzione delle spese militari è stata drammatica dopo il 1990, del resto non c'erano più gli aiuti sovietici e non c'era più l'Armata africana da supportare. Nel periodo 1992-93 Cuba ha registrato l'apice dell'impoverimento, prima di ri-orientarsi almeno nel settore turistico e di reagire nell'insieme con le risorse e i limiti del caso. La Fuerca Aerea Revolucionaria o FAR faceva parte delle DAFAAR, che comprendeva anche le truppe mobili contraerei, l'artiglieria antiaerea e le Truppe radiotecniche, ovvero il settore radar di scoperta. La FAR era solo una delle 4 componenti delle forze militari del settore aereo. Era suddivisa in brigate, reggimenti, gruppi e squadriglie e aveva caccia MiG-21, 23, 29, addestratori L-39, trasporti An-2, 24, 26, 32, Il-76, elicotteri Mi-8, 14, 17, 24 e 35. Ma nel quinquennio 1990-95 il budget si è ridotto del 50% rispetto al quinquennio precedente e si è dovuto far di necessità virtù. La convinzione, solo sminuita dall'amministrazione del democratico Clinton, era di avere la guerra alle porte, visto che gli USA ora non erano più controbilanciati da nessuno né avevano tolto l'embargo a Cuba, benché esso fosse chiaramente anacronistico. Nonostante l'aggiornamento con sistemi di lancio falsi bersagli e RWR per tutti i caccia di prima linea, non ci sarebbe stato paragone (la sorte dell'Irak era nota) con il potere aereo americano. Molti aerei, ora in sovrannumero, vennero messi in riserva, inclusi gli addestratori. Le revisioni dei motori sono state fatte a Cuba piuttosto che in Russia, per risparmiare. I piloti rimasti attivi volavano 80 ore l'anno eppure erano usati sia in azioni d'attacco che di difesa che di ricognizione; nel 1999 si prevedeva che, grazie all'eccesso di piloti disponibili, i nuovi corsi non sarebbero iniziati prima del 2005 per avere altri piloti pronti; quelli rimasti in attività erano sopratutto i più esperti. Le sortite non superavano i 30 minuti ma le attività di volo erano solo di tipo operativo, le altre (procedure ecc) erano fatte al simulatore di volo, più economico. Le attività di volo non erano svolte tutti i giorni, ma a date alterne, così da alternare la manutenzione all'attività di volo. C'era spazio anche per l'operatività notturna, infatti esistevano sia il livello (addestrativo) di 'prontezza' per le missioni diurne che per le missioni notturne. Il tempo di reazione in caso di allarme (che dava poco margine, data la vicinanza degli USA) era di 9 minuti per il decollo notturno, 7 per quello diurno, 4 se il pilota era già a bordo, nei turni di servizio su allarme. Era necessario, perché in aria mantenere le CAP sarebbe stato troppo oneroso, ma gli USA erano distanti circa 100 km e un jet a reazione fa tra i 15 e i 30 km al minuti, dunque persino con il pilota a bordo era difficile fare quota in tempo. Gli spazi aerei erano se non altro protetti anche da una forte rete di radar di scoperta, anche per le basse quote, e i missili SAM qui erano senz'altro apprezzati, perché ovviamente questi hanno tempi di reazione inferiori a quelli di un caccia pilotato, se c'è da difendere una base bastano a seconda dei casi 30-60 secondi di preallarme e poi i SAM sono capaci in qualche secondo di accelerare ad oltre mach 2. Tra le basi aeree pronte alla fine del millennio scorso c'era quella sede dell'Unitad Aerea de Caza de la Guardia Playa Giron, che aveva ben 3 gruppi ciascuno su 12 aerei; uno con i MiG-21, uno con i MiG-23 e uno con i MiG-29. I piloti avevano un'età media di 32 anni e data la situazione, dovevano ricoprire i loro ruoli per molti anni, tanto che il vice-comandante era al suo posto da 7 anni come comandante di Gruppo, una cosa nemmeno immaginabile, per esempio, in Italia, dove è difficile arrivare anche solo alla metà di questo tempo. In caso di minaccia i MiG erano anche dispersi in varie cellule e decentrati sul territorio nazionale; ogni anno si teneva una valutazione operativa e gli aerei dispersi su strade chiuse al traffico momentaneamente. Sulla base c'erano anche due squadroni, uno di elicotteri ASW e uno per appoggio tattico, sempre su elicotteri. Il tutto serviva anche per la protezione civile in caso di uragani, fin troppo frequenti sull'isola. Ma anche all'estero gli elicotteri della FAR erano operativi: per esempio in un altro degli ennesimi terremoti peruviani. Quanto ai trasporti, essi erano su due reggimenti e comprendevano tutti i tipi di cui sopra. La ricerca dell'economia era tale che le basi erano spinte all'auto-sufficienza, in base ad un programma quinquennale dello S.M. Avieri spinti ad usare biciclette per trainare attrezzature, o anche l'uso dei muli, erano pratiche comuni, così come -nonostante la mancanza di iniziativa economica imputata al regime castrista- c'erano campi attorno alla base coltivati dagli stessi militari, per esempio tabacco. Tant'é che la base in parola dichiarava d'essere autosufficiente -in termini economici- per l'80%, ovvero pesava complessivamente sul bilancio statale solo per un quinto del suo costo. Quanto alle sostituzioni, i MiG erano ancora considerati validi, inclusi i MiG-21, la cui sostituzione sarebbe stata un 'non-senso' dato che erano macchine affidabili e ben conosciute da piloti e tecnici e che Cuba, come seconda forza aerea dei Caraibi, non aveva da temere nulla dalla n.3 né poteva sperare nulla dalla n.1 (gli USA).
 
 
==Situazione attuale<ref>Da wiki.en</ref>==
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Ora che manca il sostegno estero, le FAR Cubane sono in pesante dismissione. Consistono in forze navali, aeree, difesa aerea, esercito, paramilitari come le milizie territoriali e l'Esercito dei giovani lavoratori, che sono associati alle FAR (Fuerzas Armadas Revolucionarias). Nel 1994 le F.A. Cubane erano ancora stimate della forza di ben 235.000 soldati complessivi.
 
Agli inizi degli anni novanta ci sono state ingenti diminuzioni dell'organico dell'esercito, dovuta alla mancanza di fondi e avvenuti contemporaneamente alla chiusura di grandi impianti industriali,sempre per mancanza di fondi . Attualmente vi sono attorno a 49.000 militari e nel 1998 c'erano report americani che parlavano di una forte caduta di morale nelle truppe territoriali e nell'Esercito dei giovani lavoratori, così come nella Milizia navale. Nondimeno sono ancora in grado di opporre una resistenza di rilievo ad un'invasione nemica; oramai Cuba era solo ridotta come potenza militare. La sua sola possibilità era la difesa da invasioni esterne, mentre la fine delle missioni oltremare aveva significato anche la fine di una forma d'occupazione per tantissimi giovani che non avrebbero avuto sbocco in patria, ma senza più i finanziamenti sovietici,ma soprattutto con l'entrata nel cosi detto periodo speciale(ovvero di crisi economica) non sarebbe stato possibile continuare con questo modo di fare, a parte gli sviluppi anche in Africa, dove le grandi operazioni militari erano diventate difficili da sostenere, in situazioni sempre più degradate, come in Etiopia.
 
Nel 1985 Cuba aveva, secondo il Jane's, 3 comandi: orientale, occidentale, e centrale, cosa non sorprendente vista la sua geografia, e 130.000 effettivi; una divisione corazzata, una meccanizzata e tre di fanteria erano presenti in ogni comando (con un corpo d'armata), eccetto che in quello Orientale, dove in tutto v'erano 6 divisioni su 2 c.d.a.
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[[File:FAR-MiG-21bisLAZUR(DN-ST-97-00882).jpg|350px|right|]]
Quanto alla '''DAAFAR''' (aviazione e difesa aerea), essa ha subito a sua volta una pesante contrazione, ma ha ancora 230 aerei ad ala fissa, senza tuttavia sapere precisamente le loro condizioni. Questi aerei dovrebbero essere in servizio in un numero variabile tra 25 e 130, a seconda della valutazione. Forse 230 è il numero totale, 130 è quello degli aerei in carico ai reparti e 25 quelli dei velivoli pienamente efficienti. Vi sono 13 basi aeree nell'isola di Cuba, ma nel 1998 la DIA stimava che vi fossero solo 24 aerei operativi tra i MiG, e un basso livello operativo anche per i piloti, con un numero di sortite sempre minore e una maggiore dipendenza dai SAM per la difesa da eventuali attacchi aerei. Nel 2007 la forza aerea, nel suo insieme, aveva 8.000 effettivi con 31 aerei da combattimento efficienti e ben 179 immagazzinati come riserva. Questi pochissimi aerei avevano una composizione molto interessante da analizzare. Infatti si tratta di appena 3 MiG-29, sofisticati ma evidentemente troppo complessi da mantenere in servizio e troppo costosi. I MiG-21 erano del resto vecchi e ne restavano solo in servizio attivo. Il grosso era costituito da ben 24 MiG-23, che pure sono aerei né moderni quanto i MiG-29 né semplici quanto i MiG-21. Nonostante i 'Flogger' abbiano una notevole e onerosa esigenza di manutenzione, i cubani sono stati tra i loro clienti più affezionati e forse sono gli unici che abbiano ancora in questo potente ma non straordinariamente riuscito caccia multiruolo la loro maggiore risorsa. Chiaramente, con gli USA equipaggiati con F-15, F-16 e F-18, più i Super Hornet e gli F-22 Raptor, si tratta di una battaglia a senso unico anche senza considerare l'addestramento, le tattiche, le armi e i supporti. Ma Cuba non ha mai avuto, dopo la caduta dell'URSS, la pretesa di combattere a pieno titolo con gli USA. Per il resto vi sono 12 aerei da trasporto operativi e vari addestratori ed elicotteri.
 
'''Velivoli''':
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Basi inattive:
 
'''Mariel''': vecchia base per i Ka-32
 
'''Campo Libertad''' : 26o Reggimento Trasporti con Mi-2 e Mi-8; unità addestrativa con Z-326 e L-39, pista di 6775 ft.
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*1 'Pauk II'
*1 LST 'Polnocny'
 
 
===Note===