Dati utili per wargamers/Cannoni controcarri: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 151.90.254.207 (discussione), riportata alla versione precedente di Vonvikken |
m Bot: apostrofo dopo l'articolo indeterminativo e modifiche minori |
||
Riga 12:
Dal momento che i carri armati diventavano sempre più corazzati, e sopratutto, ben utilizzati tatticamente con attacchi in massa, contrastarli divenne sempre più difficile, richiedendo armi più potenti e di lunga gittata. Il guaio era che esse diventavano sempre più pesanti e costose, ed esigevano un equipaggio numeroso e mezzi di locomozione motorizzati di grande potenza. Se i cannoni da 37mm pesavano meno di 500 kg, ben presto le armi da 50-57mm arrivarono a circa 1000 e i cannoni da 75 o più mm a circa 2-3t. I tedeschi riuscirono, con il Pak 40, a produrre un cannone realmente eccellente, capace di perforare 154 mm a 500 m e di restare limitato al peso di circa 1500 kg. L'equivalente inglese 17pdr, anche se sensibilmente più potente pesava quasi 3t. Queste armi erano un po' troppo pesanti per essere agevolmente usate dalla fanteria con i vecchi procedimenti tattici, e così si decise di utilizzare affusti semoventi per migliorarne l'efficienza. Il passo logico era breve, perché già occorrevano mezzi meccanizzati per movimentarle, e sistemate sopra di essi con un affusto speciale queste armi non potevano che beneficiarne. Siccome le esigenze complessive aumentarono, ad un certo punto si progettarono dei cacciacarri specifici, piuttosto che adattamenti di mezzi obsoleti o non protetti. Questi cacciacarri avevano in genere la meccanica dei carri armati, ma cannoni di maggiore potenza. Per accomodarli, gli americani costruirono veicoli leggermente protetti che mantenevano la torretta girevole, ma a cielo aperto. I tedeschi, come anche i sovietici, si rivolsero ad una diversa concezione basata su di una spessa sovrastruttura a casamatta, come nel caso del Jadpanther, praticamene analoga a quella dei cannoni d'assalto. Erano veicoli ben corazzati, ma anche privi del brandeggio a 360 gradi del cannone. Di fatto, la differenza tra i cannoni controcarri e i carri armati si ridusse molto. Gli americani operarono con i semoventi controcarri come gli M10 e -18 in speciali battaglioni controcarro, che sostituivano i reparti di cannoni controcarro piuttosto che integrare i carri armati, eppure i loro veicoli erano davvero molto simili a quest'ultimi (addirittura, in alcuni casi la differenza era solo la torretta). Gli inglesi fecero un passo anche più logico, introducendo il Challenger. Si trattava del Cromwell con scafo allungato e corazza migliorata, con una grande torretta dotata di un cannone da 76 mm 17Pdr. Il veicolo non ebbe successo a causa del peso eccessivo, della torretta troppo alta e della lentezza di brandeggio, ma di fatto era una sorta di carro pesante specializzato nel ruolo cacciacarri. Infine, furono in grado di sistemare il 17Pdr dentro la torretta del carro Sherman, ottenendo il Firefly, praticamente un carro armato medio ben armato contro ogni mezzo nemico. Gli americani e gli inglesi introdussero anche proiettili migliorati come le granate inglesi decalibrate e le americane iperveloci (anche URSS e Germania fecero simili progressi, e in più utilizzarono le granate HEAT). In pratica, poco a poco si arrivò a stabilire che il carro armato, una volta armato a sufficienza, era il miglior sistema controcarro, giusto come i caccia lo erano rispetto ad altri caccia.
In sostanza sembrava che i cannoni controcarro non avessero più un futuro, e questo lasciava aperta una questione importante: nessun esercito poteva contare solo su truppe corazzate sia per costo che per esigenze tattiche, così con che cosa la fanteria sarebbe stata armata in funzione controcarri? I fuciloni erano troppo pesanti e poco potenti, i cannoni d'appoggio della fanteria erano stati rimpiazzati dai mortai, più leggeri ed efficaci ma privi di capacità di tiro diretto (i tedeschi, che avevano cannoni d'appoggio fanteria da 150 mm li rimpiazzarono per quanto poterono con i mortai sovietici da 120mm). Una soluzione parziale era quella dei lanciarazzi come i Bazooka, che dal 1943 diventarono sinonimo di potenza di fuoco portatile per i fanti. Ma i Bazooka, i Panzerfaust e tutti i loro 'figli' moderni sono armi imprecise oltre 100-200 metri. I cannoni senza rinculo, basati su di un principio del tutto diverso erano un'alternativa che durante la guerra divenne disponibile, e nel dopoguerra ebbero un notevole successo. Con una massa tra i 15 e i 200 kg potevano erogare un grande volume di fuoco, specialmente con granate HEAT controcarro. Un esempio tipico è l'M40, ma anche il più piccolo e quasi altrettanto micidiale SPG-9. Ma nemmeno queste armi erano perfette: pesavano troppo per il singolo fante, avevano una vampa eccessiva che impediva l'uso da ambienti interni e rivelava la posizione del lanciatore, specialmente considerando che il proiettile aveva gittata utile
La domanda
La loro cadenza di tiro arriva a 14 colpi al minuto, i proiettili da 15kg sono assai potenti, supersonici, 'fire and forget' ed insensibili alle contrumisure. La gittata utile arriva a 3 km ma in sovrappiù, come artiglierie da campagna, arrivano a 8 km scagliando proiettili HE. L'affusto di per sè ha una robusta scudatura per proteggere i serventi dal tiro di armi leggere e schegge, e la sagoma nondimeno è bassa e sfuggente.
Riga 37:
Come il successivo fatto d'arme a Bir Hakeim, altro punto della carta geografica molto vicino al nulla; questo desolato luogo fu teatro di un grande scontro tra mezzi corazzati, e in particolare fu la prima grande battaglia dell'Ariete. Qui gli italiani e gli inglesi si inflissero reciproche perdite, molto pesanti; ma alla fine furono gli inglesi a doversi ritirare perché gli italiani, di pochissimo, ma erano arrivati per primi e occupavano il territorio conteso. In sostanza, Rommel, nella previsione della sua avanzata verso Tobruk, aveva mandato in zona la 132° Divisione corazzata italiana, forte del 132° rgt carri sui battaglioni VII, VIII e IX; sul 32° rgt carri (che all'epoca erano ancora gli inutili L3), su I, II e III btg; sull'VIII rgt Bersaglieri s V, XII e III armid'accompagnamento, e sul 132 rgt (chissà quale confusione..) artiglieria su I e II gruppo da 75/27 mm e la I batteria e sezione B della Milmart, oltre ovviamente ai servizi. Il tutto venne organizzato, dal gen. Balotta (che per la prima volta avrebbe fatto combattere tutte le unità dell'Ariete insieme), erano 14 caposaldi presidiati dai Bersaglieri, con cannoni da 47 e mortai da 81 mm, dietro questi le artiglierie divisionali da 75 (a cui erano giunti da poco 200 proiettili EP, Effetto Pronto, ovvero HEAT). I cannoni della Milmart erano dietro ancora, al centro dello schieramento, e infine c'erano i carri armati. Il morale era ottimo nonostante le piogge abbondanti, che avevano se non altro ridotto il caldo del deserto.
Questa fu
Alla fine, la carica degli ignari carristi inglesi fu del tutto futile. Non ebbero supporto da parte dell'aviazione; non ne ebbero sopratutto da parte della scarsissima artiglieria e della ancor più scarsa fanteria: la prima sparò per un certo periodo di tempo, la seconda praticamente non si mosse e non occupò le posizioni che i carri cominciavano a far arrendere, tanto che gli italiani poterono ritornare ai loro cannoni e sparare di nuovo contro gli inglesi. La mancanza di proiettili HE a bordo dei mezzi inglesi non aiutava certo a far fuori le posizioni italiane. Alcuni mezzi erano davvero danneggiati, da entrambe le parti: un carro inglese tornò con tutto l'equipaggio della torretta ucciso; ma il pilota portò il veicolo fuori dall'azione con il suo carico di caduti. I cannoni erano per lo più di piccolo calibro e così spesso erano necessari molti colpi per riuscire a mettere KO un carro, anche se se ne potevano perforare le corazze. Alla fine, vennero persi 30 carri dal solo
In tutto quindi, perdite comparabili anche in termini di numeri, peraltro incredibilmente bassi dato che per ore due grandi unità s'erano scontrate con centinaia di armi sparanti per ogni dove: gli italiani ebbero almeno 25 morti, 74 feriti e 73 prigionieri o dispersi; gli inglesi 21 morti, decine di feriti e 42 prigionieri.
Riga 83:
e capaci di riconoscere i tipi di carri nemici, dedicando le granate HE a quelli leggeri e quelle perforanti o HEAT (queste ultime appena consegnate, e sparate in circa 200 pezzi) ai carri armati medi. I carristi sovietici dal canto loro dimostrarono una notevole aggressività e coraggio. Spesso arrivavano talmente vicini, che letteralmente schiacciavano i cannoni controcarri italiani passandogli sopra con tutta la loro massa. Ma oltre a non essere numerosi in toto, attaccarono troppo isolati e scoordinati, così che non riuscirono a sfondare: ogni volta un numero tra uno e 4 carri si faceva sotto, e venivano presi sotto tiro da parte di numerosi cannoni schierati a difesa. I T-34 si dimostrarono molto tenaci: per averne ragione bisognò centrarli in punti deboli e non a grande distanza: la protezione frontale era quasi sempre capace di fermare i proiettili o minimizzarne l'effetto. Ma attaccavano senza sostegno dell'artiglieria e dell'aviazione; non avevano fanteria anche perché i bersaglieri sparavano sui fanti appollaiati sopra i mezzi costringendoli a saltare giù dai veicoli e quindi separandoli dai loro carri; e sopratutto non avevano apparentemente radio funzionanti. Avessero potuto coordinare l'attacco, lanciare anche solo una dozzina di mezzi in una sola carica, avrebbero travolto quasi per certo le linee italiane (specialmente vero in certi momenti e settori della battaglia). Anche così distrussero gran parte dei cannoni di alcune delle batterie italiane; ma un attacco isolato era troppo difficile e anche la forza bruta dei T-34 non bastava per resistere alle scariche di cannone che venivano sparate da intere batterie contro un singolo mezzo, trovando prima o poi il punto giusto per perforarne la corazzatura. In sostanza nessun attacco venne sferrato a livello superiore a quello di plotone, quando l'unità minima sarebbe stata con ogni evidenza la compagnia carri.
La descrizione della situazione è questa, in generale: la batteria da 75 mod.97/38 (ovvero i cannoni francesi di preda bellica da 75 mm trasformati in Pak, per lo più con granate HEAT capaci di perforare 75 mm ). Prima azione: 30 granate HEAT e 30 ordinarie, distruggendo 2 carri leggeri BT (o di altro tipo, non è sicuro che fossero per forza di questi modelli) con le HE, ingaggiati da 800 m, e un T-34 messo KO da una HEAT. Poi sono arrivati altri 3 carri, ingaggiati da appena 300 m con 20 HEAT: un T-34
Il gruppo da 100 mm tentò l'ingaggio da 700-1000 m ma senza colpi a segno. Quello da 75/32 mm riuscì a perforare alcuni mezzi ma solo entro i 200-300 m, con proiettili perforanti. Non è chiaro quanti vennero colpiti. Un cannone da 105 mm colpì ai cingoli un T-34 immobilizzandolo, ma un secondo colpo a segno sulla parte superiore non ebbe nessun effetto. Le famose mitragliere Breda da 20 mm, con colpi semiperforanti si sono dimostrate poco efficaci contro i carri leggeri, nulle contro i T-34. Due carri leggeri hanno schiacciato altrettante mitragliere da 20 nonostante il tiro effettuato fino a 10 m di distanza.
Riga 89:
Alla fine della sola giornata del 30, i sovietici persero 14 carri dei 39 impiegati. La divisione celere italiana aveva perso 13 caduti , 54 feriti, un disperso, ma sopratutto 10 cannoni da 75 , 2 mitragliere da 20, 13 autocarri e 7 trattori. Alla battaglia parteciparono anche i tedeschi. In tutto, i combattimenti durarono fino al 14 agosto nell'ansa del Don. Ma Serafimovich, attaccata dagli italo-tedeschi e occupata entro l'inizio di agosto dopo due giorni di contrattacchi sovietici appoggiati da carri armati. In tutto i sovietici persero 47 carri e 2 blindo, e altri 12 gettati nel Don per evitarne la cattura. Gli Italiani eliminarono 31 carri e 2 blindo, in alcuni casi con bottiglie molotov da parte dei bersaglieri ma per lo più con i cannoni delle batterie del 120°.
L'addestramento era stato fatto con dovizia di sforzi per rendere le batterie adatte alla battaglia contro i carri sovietici. Un BT-7 impantanato venne recuperato e sottoposto alla prova contro le sue corazze laterali da 15 mm. I proiettili da 8 mm sparati da una Fiat Mod.35, senza risultati apprezzabili; semiperforanti da 20 mm, che resero possibile la perforazione della torretta e scafo nettamente ma
Tra i tanti altri fatti d'arme non può mancare Medenine della primavera '43: il 6 marzo Rommel attaccò con oltre 150 carri armati e i panzergranatiere le linee inglesi, ma non si rese conto che gli inglesi avevano schierato un gran numero di cannoni controcarri, per lo più da 57 mm, ma anche vecchi 40 mm (sempre meglio di niente) e sopratutto alcuni dei nuovi e segretissimi pezzi da 76 mm. L'effetto, nonostante che i tedeschi schierassero alcuni Tiger, fu devastante e alla fine della giornata Rommel dovette ammettere la sconfitta: si ritirò lasciando 53 carri e centinaia di morti sul campo di battaglia.
===Il problema della perforazione delle corazze: le innumerevoli variabili e soluzioni===
Line 107 ⟶ 106:
Ma i proiettili perforanti monoblocco non erano l'optimum per garantire la perforazione delle corazze: c'era la necessità di applicare la maggior pressione possibile nel più piccolo spazio possibile: così vennero ideati vari tipi di munizioni che rivoluzionavano la tecnologia della lotta controcarri. Una fu la munizione APCR, e la simile HVAP: si tratta di una munizione con un nucleo molto pesante in tungsteno, rivestita da un involucro in alluminio: il tutto pesava meno del colpo a pieno calibro in acciaio, per cui a parità di carica (quando non era anche superiore), superava la velocità del tipo precedente, passando per esempio da 6 kg/700 ms a 3 kg/1000 ms. Così il proiettile perforava di più, e aveva una traiettoria più tesa: ma la resistenza aerodinamica era elevata con lo stesso calibro e metà peso, per cui la gittata utile era minore (sia pure con traiettoria tesa). Quando arrivava sul bersaglio l'involucro si fondeva e il nucleo penetrava nell'acciaio. Era meglio usare i proiettili decalibrati, che potevano essere sparati da cannoni di maggior calibro. Inizialmente si usarono cannoni con calibro decrescente, come fecero i tedeschi, ma questo proibiva l'uso di munizioni HE e sopratutto HEAT dato che il calibro dell'HEAT è fondamentale per le capacità di perforazione. Così vennero usati i cannoni normali, ma con i 'sabot' che adattavano il proiettile al cannone, per poi distaccarsi. Così può accadere che un proiettile del genere sia sparato con un'energia enorme. Dai primi proiettili di questo tipo, ideati dagli inglesi, il rapporto calibro-lunghezza della munizione è passato da 3:1 a 10:1, fino ad oltre 20:1 attuali. Facciamo l'esempio: un proiettile da 120 mm con proiettile moderno, a freccia balistica (per via delle alette poste in coda), è sparato da un cannone di questo calibro, che per aumentare ulteriormente la pressione d'esercizio (e quindi la capacità di perforazione) senza un cannone dalla canna molto lunga, ha assunto nuovamente la canna liscia come le artiglierie di 200 anni fa: la stabilità dei proiettili è stata assicurata dalle alette, che imprimono un moto rotatorio di stabilizzazione alla munizione anche senza la rigatura.
Un cannone da 120 mm spara munizioni da 4 kg a circa 1.600 ms, per un totale di diversi MJ di energia: eppure le munizioni moderne tendono ad essere di un calibro paragonabile a 20-30 mm: questo significa concentrare un'energia immane in un punto solo, che nessun proiettile da 20-30 mm potrebbe realizzare (arrivando a circa 200-300 kJ) pesando 100-300 gr con una velocità di circa 1000 ms. Per questo è possibile perforare anche 1 metro d'acciaio. Ma per riuscire nella perforazione è anche possibile sfruttare il principio HEAT, che consente di realizzare proiettili esplosivi (alle volte misti HE-HEAT) relativamente multiruolo, privi della necessità di essere sparati da armi di grande potenza (esistono persino bombe a mano HEAT..), e possono perforare diverse volte il calibro dell'ogiva: da circa 1-1,5 della II GM, a _7-8 volte adesso. Per giunta esistono persino testate in tandem per perforare forti spessori d'acciaio anche senza ogive molto grandi e pesanti (oltre che per affrontare corazze ERA). Il principio è simile ad una lente d'ingrandimento che concentri i raggi del sole, o alla fiamma di una candela (avete notato a che distanza è ancora in grado di bruciare ma solo se sull'asse longitudinale?), per cui praticando una cavità nell'esplosivo, e rinforzandola con un 'liner' di metallo (rame o addirittura uranio), da dissolvere dal 'fuoco' dell'esplosione e rendere un getto di particelle ad altissima energia, che esercitano anche oltre 1.000 t per cm2 di pressione. Un procedimento ancora più micidiale è la formazione, partendo dal suddetto piattello, di una vera e propria munizione perforante, si chiama 'proiettile autoforgiante' e viene sparato dalla carica cava come se fosse un cannone ad altissima velocità: è capace di perforare, pur essendo di materiale malleabile, diversi cm di acciaio e in genere viene usato per munizioni che esplodono sopra il tetto dei carri armati. Esiste poi anche la granata HESH o HEP, che ha un'ogiva a schiacciamento. Molto apprezzata dagli inglesi, trasmette un'onda d'urto che frantuma la faccia interna della corazza, staccando un 'discoide' che si proietta come schegge all'interno a circa 200 ms. I proiettili HE, con spoletta a scoppio ritardato, i semiperforanti
Ma le corazze, sopratutto quelle frontali dei carri sono una notevole incognita, specie nei tempi moderni.
Line 122 ⟶ 121:
Chiaramente lo spessore delle corazze deve far fronte anche al fatto che i carri moderni non colpiscono più in maniera aleatoria i bersagli, ma quasi con precisione scientifica. Per questo sul campo di battaglia moderno (se per moderno non s'intende l'attuale 'lotta al Terrorismo'..) i mezzi leggeri non trovano posto: nascondersi ed evitare i colpi è diventato difficilissmo, e questo in un raggio di 4 km. Un mezzo come la blindo Centauro potrà sembrare imponente e per la sua categoria lo è: ma quando si leggono i rapporti di guerra, in cui nel '91 i carristi americani trapassavano i T-62 anche da 4 km (nonostante le corazze da 100/60° anteriori, il motore diesel e la corazza posteriore), è chiaro che l'assunto secondo cui un veicolo del genere possa rimpiazzare un carro (di cui costa parimenti) è erroneo, e non casualmente il successo di questo mezo è rimasto piuttosto circoscritto, mentre i programmi d'aggiornamento dei carri armati, anche di vecchio tipo, hanno continuato a fiorire e a prosperare. Un carro M1 può reggere il suo munizionamento a distanza ravvicinata (sulla torretta praticamente a bruciapelo), quello stesso munizionamento trapasserebbe mezzi ben più protetti della blindo in parola anche a 4 km di distanza. Il motore anteriore=protezione qui si dimostra di validità molto limitata, e al più è credibile quando è applicato al Mervaka da 62 t.
===L'importanza della manovra, e il senso della 'corazza'===
Line 167 ⟶ 165:
[[Categoria:
[[Categoria:
|