Filosofia dell'informatica/Storia dell'ipertesto: differenze tra le versioni

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Per tentare di mimare la mente umana non erano ancora a disposizione gli strumenti adeguati, i computer, per cui Bush ripiegò su quello che al momento era disponibile: i microfilm: "negli anni Trenta molti credevano che il microfilm avrebbe potuto rendere l'informazione universalemnte accessibile e in questo modo scatenare una rivoluzione intellettuale. Bush, come i suoi contemporanei, esplorava le possibilità inerenti i microfilm nei suoi scritti e nei suoi laboratori al MIT"<ref>''Ivi'', 12.</ref>.Nella scrivania di legno un juke-box di microfilm azionabile con leve e bottoni, mentre sul piano tre schermi permettono la visione contemporanea e a salti di più microfilm, il percorso associativo. Il Memex è quindi un ibrido: una macchina costruita avvalendosi di vecchie tecnologie ma pensando a scenari del futuro. Tre schermi, quante sono le dimensioni minime per tracciare uno spazio: l’informazione ipertestuale è una rappresentazione spaziale, multilineare. Il Memex implica pertanto l’esperienza dello spazio in cui si estende la memoria e la conoscenza: l’ipertesto è un intreccio tridimensionale di soggetti e oggetti. Il Memex (''memory extension''), si basa sulla connessione tra due elementi e prevede anche la possibilità di registrare i percorsi di lettura. Così il microfilm prometteva la miniaturizzazione, fedeltà completa di riproduzione, accesso più libero ai materiali rari e originali, e conseguentemente trasportabilità.
 
Il Memex svincola il testo dal supporto cartaceo, così come farà poi l’ipertesto. Con Bush il pensiero si squaderna, la lettura si articola nelle componenti atomiche delle unità informative: ogni lettura è una rilegatura. La qualità innovativa del Memex non risiede dunque nell’aspetto tecnologico ma nell’impostazione concettuale: esso è ipotizzato per una fruizione diretta da parte di chi ha necessità di recuperare informazioni, senza l’ausilio di intermediatori esperti. Bush, che aveva già intuito il problema del sovraccarico informativo (information overload), sa che per fronteggiare l’impatto della crescente massa di pubblicazioni scientifiche occorrono strumenti per gestire automaticamente l’archiviazione e la distribuzione delle informazioni. Nel 1945 il microfilm stava già perdendo il primato in quanto tecnologia innovativa a favore del computer: dal punto di vista tecnologico Memex è obsoleto già al momento della pubblicazione.In tutte le versioni del saggio sopra citato sul Memex, "Bush comincia la sua descrizione della macchina con una critica di come l'informazione era correttamente organizzata in biblioteche [...] La ricerca scientifica coinvolge l'intero processo con cui l'uomo trae profitto dal suo patrimonio di conoscenza acquisita"<ref>''Ivi'', 17.</ref>.
 
Vannevar Bush inserisce il Memex all’interno del canone dei grandi nomi della scienza: cita le macchine progettate da Leibniz, da Babbage, rimaste irrealizzate proprio come il Memex. Eppure costoro avevano intuito il futuro, “come si poteva pensare” in modo assolutamente innovativo. Il Memex esiste solo nella rappresentazione narrativa, ma tale narrazione è necessaria per indicare nella gestione dell’informazione il futuro campo d’azione degli ingegneri elettronici e degli scienziati prestati all’impegno bellico sottolineando che tale unità dovrà continuare anche in tempo di pace per promuovendo lo sviluppo tecnologico. ''As we may think'': il "may" introduce una situazione condizionale, è un futuro narrativo, non è il presente del ragionamento pragmatico di John Dewey, autore di “Come pensiamo”, né il futuro semplice che userà Ted Nelson, autore di “Come penseremo”. Bush, che pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo assiste nel deserto del New Mexico all’esperimento conclusivo del progetto Manhattan (l’inizio dell’era atomica) sa che la guerra sta per finire e che occorre immaginare un futuro.