Biografie cristologiche/Premessa: differenze tra le versioni

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I cristiani otterrebbero un altro beneficio considerando Gesù nel suo contesto ebraico, poiché il riconoscimento dell'ebraicità di Gesù e del suo parlare in un idioma ebraico può ripristinare la fede nel Nuovo testamento. Approfondire un po' la cultura biblica, indagandone la storia, correggerebbe alcuni pregiudizi moderni. Per esempio, coloro che preferiscono le fantasie del ''[[w:Il codice da Vinci|Codice Da Vinci]]'' piuttosto che i fatti storici perché il romanzo sembra accrescere il ruolo delle donne nel primo Cristianesimo, scopriranno che gli studi del Gesù ebreo rivelano ruoli di primaria importanza e libertà economica per le donne di quel tempo. Inoltre, tali studi assegnano alle donne ben più scelte che il relegare Maria Maddalena al ruolo di "consorte" di Gesù. Coloro che preferiscono il ''[[w:Vangelo di Giuda|Vangelo di Giuda]]'' ai Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni perché reputano che elimini vedute antiebraiche dalle origini cristiane, farebbero invece meglio a considerare come Gesù si colloca nel suo contesto ebraico, e ciò include l'osservazione che [[w:Giuda Iscariota|Giuda]] nei Vangeli non rappresenta "i giudei".<ref name="Boyarin">Daniel Boyarin, ''The Partition of Judaeo-Christianity'', University of Pensylvania Press, 2004, pp. 44-52 e segg.</ref>
 
Anche gli ebrei possono imparare molto considerando Gesù nel suo contesto ebraico, poiché i testi del Nuovo Testamento preservano parte della storia ebraica. Le narrazioni relative a Gesù presentano molto della vita ebraica in Galilea e Giudea nel primo secolo, ede l'unico Fariseo non contestato del quale abbiamo fonti scritte è [[w:Paolo di Tarso|Paolo di Tarso]]. Più unol'ebreo studia Gesù, Maria Maddalena, Giacomo, Pietro e Paolo nei rispettivi contesti storici, e più l'ebreo riesce ad apprezzare il proprio Ebraismo: la diversità degli insegnamenti, la ricchezza degli incontri col divino, le lotte affrontate per adattarsi al mondo romano. L'ebreo d'oggi dovrebbe trovare ispirazione nel messaggio del regno dei cieli, un messaggio che parla di un tempo a venire quando tutti i debiti saranno perdonati e coloro che hanno daranno altruisticamente e volontariamente, senza pensare a ricompensa o reciprocità, a coloro che necessitano; un tempo quando non ci si chiederà più "Chi è il mio prossimo?" ma "Chi agisce come prossimo?"; un tempo in cui daremo precedenza a servire piuttosto che essere serviti... Ma ammirare il messaggio, non significa per l'ebreo adorare il messaggero. Si scopre invece che Gesù rispecchia all'ebreo la sua propria tradizione, ma in chiave nuova. C'è da esserne orgogliosi: dopotutto, Gesù era ebreo!<ref name="Boyarin"/>
 
Se a livello popolare gli ebrei riconoscono — e spesso ne sono fieri — l'ebraicità di ebrei non osservanti come [[w:Sigmund Freud|Sigmund Freud]], [[w:Albert Einstein|Albert Einstein]], i Marx (sia i [[w:Fratelli Marx|fratelli comici]] che [[w:Karl Marx|Karl]], sebbene quest'ultimo venisse battezzato da bambino) e [[w:Woody Allen|Woody Allen]], perché non riconoscere Gesù, profondamente osservante? Tale riconoscimento non comporterebbe di certo citare i Vangeli durante un discorso di [[w:Bar mitzvah|Bar mitzvah]] o in un ''[[w:Studio della Torah|d`var Torah]]'' — interpretazione della lettura biblica settimanale — sebbene accada di sentire rabbini [[w:Ebraismo riformato|riformati]] e [[w:Ebraismo conservatore|conservatori]] che citano Omero, Platone, Buddha, Maometto, Gandhi, Martin Luther King Jr., il Dalai Lama e persino Madonna (non la madre di Gesù, ma la cantante fissata con la [[w:Cabala|Cabala]]). Almeno Gesù è ebreo rispetto a famiglia, pratica e fede.<ref name="Charles">James H. Charlesworth (cur.), ''Jesus` Jewishness: Exploring the Place of Jesus in Early Judaism'', Crossroads, 1991.</ref>