Torah per sempre/La controtradizione: differenze tra le versioni

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Io comincerò poi ad interpretare ciascun particolare significato, per quanto io ne possa essere in grado. Ma se non riesco a presentare la verità e di convincervi, non imputate l'incoerenza al Legislatore, ma per la mia mancanza di capacità di distinguere chiaramente i pensieri della sua mente.<br />
In primo luogo, allora, la parola "mani" ha evidentemente, anche nel nostro caso, un significato più generale. Poiché, quando tu come re invii forze armate, volendo realizzare un dato scopo, diciamo: il re ha mano potente, ed i pensieri degli astanti vanno al potere che tu possiedi.<br />
Ora, questo è ciò che anche Mosè intende nella nostra Legge, quando parla così: "Dio ti ha fatto uscire dall'Egitto con mano potente"; <ref>[https://www.biblegateway.com/passage/?search=Esodo+13%3A9%2C+16&version=CEI;LND;NR2006 Esodo 13:9, 16]: "Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall'Egitto... Ciò sarà come un segno sulla tua mano e come un ricordo fra i tuoi occhi, poiché il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto con mano potente."</ref> e ancora: "Stenderò dunque la mano", dice Dio, "e colpirò l'Egitto."<ref>[https://www.biblegateway.com/passage/?search=Esodo+3%3A20&version=CEI;LND;NR2006 Esodo 3:20]: "Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare."</ref> Di nuovo, nel racconto della morte del bestiame, Mosè dice al Faraone: "Ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame e sopra tutti nella campagna ci sarà una tremenda mortalità."<ref>[https://www.biblegateway.com/passage/?search=Esodo+9%3A3&version=CEI;LND;NR2006 Esodo 9:3]: "Ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave!"</ref> Cosicché per "mani" si intende la potenza di Dio: poiché è invero facile intuire che tutta la forza degli uomini e dei loro poteri attivi sono nelle loro mani.|''Praeparatio Evangelica'' 8.10<ref>Cfr. anche Holladay, ''Fragments'' III.134-139.</ref>|''When, however, we had said enough in answer to the questions put before us, you also, O king, did further demand, why by our law there are intimations given of hands, and arm, and face, and feet, and walking, in the case of the Divine Power: which things shall receive a becoming explanation, and will not at all contradict the opinions which we have previously expressed.<br />
''But I would entreat you to take the interpretations in a natural way, and to hold fast the fitting conception of God, and not to fall off into the idea of a fabulous anthropomorphic constitution.<br />
''For our lawgiver Moses, when he wishes to express his meaning in various ways, announces certain arrangements of nature and preparations for mighty deeds, by adopting phrases applicable to other things, I mean to things outward and visible.<br />
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''First then the word "hands" evidently has, even in our own case, a more general meaning. For when you as a king send out forces, wishing to accomplish some purpose, we say, The king has a mighty hand, and the hearers' thoughts are carried to the power which you possess.<br />
''Now this is what Moses also signifies in our Law, when he speaks thus : "God brought thee forth out of Egypt with a mighty hand"; and again: "I will put forth My hand," saith God, "and will smite the Egyptians." Again in the account of the death of the cattle Moses says to Pharaoh : "Behold, the hand of the Lord shall be upon thy cattle, and upon all that are in the fields a great death." So that the "hands" are understood of the power of God: for indeed it is easy to perceive that the whole strength of men and their active powers are in their hands.''|lingua=en}}
 
Si dice che Aristobulo abbia esteso l'ibterpretazione allegorica alle leggi stesse, ma non pare esserci testimonianza di ciò.
 
[[w:Clemente Alessandrino|Clemente d'Alessandria]] afferma che Aristobulo dimostrasse la dipendenza della filosofia greca dagli ebrei:
{q|E scritti da Aristobulo, che visse al tempo di [[w:Tolomeo II|Tolomeo Filadelfo]], che è citato dal compositore dell'epitome dei libri dei Maccabei, ci furono molti libri che dimostravano che la filosofia peripatetica era derivata dalla legge di Mosè e da altri profeti.|[[w:Clemente Alessandrino|Clemente d'Alessandria]], ''Stromat'' 5:14:97, p. 187<ref>D'altra parte Pseudo-Plutarco, nel suo saggio scritto verso il 200 e.v. sulla vita e la poetica di Omero, affermava che Omero fosse la fonte di tutta la filosofia, come anche della retorica e di altre abilità umane (citato in Förster, ''The Exegesis of Homer", p. 91.</ref>}}
 
La nozione che tutta la saggezza si originasse nella scrittura rivelata ("Mosè fu il padre della filosofia e della cultura greche") è uno stratagemma per difendere il primato della Scrittura rimanendo aperti a quelle che sembrano essere fonti indipendenti di conoscenza; tale stratagemma lo incontreremo ancora nella [[Torah per sempre/Difensori della Fede|PARTE III.1]], quando considereremo il Rinascimento.
 
== Sadducei e Farisei ==