Filosofia dell'informatica/Storia dell'ipertesto: differenze tra le versioni

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Nel 1972 Nelson presenta la relazione ''Come penseremo'', in cui attacca il settore delle banche-dati e l’intera tradizione del recupero di informazione tramite classificazioni, indici, liste di autorità, cataloghi, tutte modalità generate dal sistema della stampa, laddove il computer deve essere funzionale a un nuovo tipo di gestione e recupero dei documenti, e perfino a un nuovo tipo di documento: l’information retrieval ha frainteso il pensiero di Bush, che respingeva l’indicizzazione a favore dell’interconnessione dei documenti. Secondo Nelson l’ipertesto “dovrebbe diventare la forma di pubblicazione del futuro” e non dovrebbe proprio prevedere la stampa. “Con la memorizzazione su computer non è necessario imporre nessuna sequenza al materiale (…) Possiamo chiamare ipertesti queste strutture complesse non sequenziali”. Il nuovo paradigma del documento ipertestuale gestito da computer in rete va ben oltre la biblioteca elettronica e le banche dati online, che restano una collezione di documenti tradizionali.
 
La paradossalità che Nelson identifica all’interno dell’idea del Memex di Bush, è principalmente che il Memex avrebbe dovuto avere una console: in particolare Bush parla di una scrivania dotata di diversi ausili (dalle leve ai diversi display ad una piastra per la duplicazione fotografica) dove le attività di collegamento-salto erano necessarie, ma non il punto focale dell’idea. Bush fondamentalmente col suo progetto non aveva modificato troppo il paradigma testuale della conoscenza, infatti sul display l’utente del Memex avrebbe visto scorrere il proprio “percorso principale” al quale è connesso un “percorso laterale” (ossia una forma di diramazione) e un “percorso a salti” (ossia un sottoinsieme del percorso principale). In tal modo la struttura generale non si discosta troppo da quella di una mappa concettuale e non si avvicina al paradigma della struttura di maggiore apertura dell’ipertesto. “Nei percorsi di Bush” scrive Ted Nelson “ l’utente non ha nessuna scelta da fare mentre scorre la sequenza di informazioni, tranne nei punti in cui due percorsi si incrociano. […] Invece il creatore di ipertesti può lasciare all’utente varie opzioni di salto o diramazione. Queste opzioni possono portare l’utente a leggere ulteriormente lo stesso materiale in qualsiasi modello. Gli unici vincoli posti all’autore sono l’utilità, la chiarezza e l’abilità.”
 
Dal punto di vista concettuale, Nelson recepisce l’indicizzazione analogica di Bush e sostituisce i “percorsi associativi” con “una rete di diffusione di documenti in forma digitale full-text, e nuovi tipi di documenti, o ipertesti”. Dal punto di vista tecnologico, Nelson recepisce dal gruppo di Licklider (dalle ricerche sulla rete e sui personal computer) il lessico relativo ai nuovi oggetti: hardware, periferiche, puntatore, tecnologie di rete. Il fulcro del discorso sull'ipertestualità ruota intorno all'idea di Rete. Nel 1968 Licklider aveva pubblicato un articolo, ''The Computer as a Communication Device'', in cui racconta la sua partecipazione all'esperimento condotto da Douglas Engelbart, suo stretto collaboratore, di connessione di una rete di terminali a un computer remoto. L'esperimento dimostrava la possibilità di collegare computer remoti e difformi: la Rete è la rappresentazione di “come penseremo”.