Cyberbullismo/Bullismo: differenze tra le versioni

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== Definizione e aspetti linguistici ==
Studiosi di diverse nazioni hanno attribuito un nome a questo fenomeno: lo studioso svedese Heinemann usa il termine “mobbing”, una parola di origine inglese la cui radice, “mob”, sta ad indicare un gruppo di persone, o anche un singolo individuo, soggetto a molestie ed aggressioni.
In lingua inglese il fenomeno è chiamato “bullying”, termine che è usato nella letteratura internazionale sull’argomento e che ha dato origine al corrispettivo italiano “bullismo”. In generale la parola bullismo fa riferimento ad una situazione in cui coesistono soggetti attivi e passivi, bulli e vittime. In Italiano il termine più vicino a quello inglese è "prepotenze", ma esso è utilizzato con un’accezione più ampia riferendosi a situazioni spesso molto diverse tra loro.
Olweus definisce il bullismo come “una violenza fisica, verbale o psicologica ripetuta, che si protrae nel tempo, con uno squilibrio tra vittima e carnefice. Il bullo sceglie la sua vittima, di solito più debole sia fisicamente sia psicologicamente, e la perseguita per un tempo indeterminato. Con conseguenze devastanti nel tempo”.
Farrington, invece, afferma che il bullismo è “un’oppressione ripetuta, psicologica o fisica, verso una persona meno potente, da parte di una persona più potente o da un gruppo”. Secondo Heineman (1973) esso è: “Una violenza continuata, fisica o psicologica, condotta da un individuo o un gruppo, diretta contro un individuo che non è in grado di difendersi “.
Altri autori come Sharp e Smith definiscono il bullismo come: “un tipo di azione che mira deliberatamente a fare del male e/o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime.” Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare” .