Torah per sempre/La grande catena dell'Essere: filosofi e cabalisti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
modulo completato
Riga 75:
[[File:Ibn Gabirol.JPG|thumb|right|300px|Avicebron]]
 
Pseudo-Bahya<ref>Pseudo-Bahya visse nel 1100 circa. La sua opera principale, ''Kitab al-ma`ani al-nafs'' ("Sull'Essenza dell'Anima") fu un tempo attribuita erroneamente a Bahya ibn Pakud. Non si conoscono particolari biografici.</ref> e altri filosofi adottarono lo schema di Israeli quasi completamente. Maimonide mantenne il principio generale, ma lo interpretò in termini di [[ La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah|gerarchia delle Intelligenze associata alle sfere celesti]]. Per tutti loro in concetto essenziale fu che una catena gerarchica dell'essere si estendeva dal Creatore fino alla materia più infima dell'universo, ogni elemento dipendente per il suo essere dall'elemento subito superiore, e infine dal Creatore increato, fonte di tutto l'essere, identificato con l'Uno ineffabile, o Bene, dei filosofi.
 
Il concetto della catena dell'essere fu singolarmente soddisfacente come immagine intellettuale speculare delle società gerarchiche ordinate del mondo medievale. Non era necessariamente un concetto statico, come lo avevano presentato i neoplatonici classici. Un notevole contributo al dinamismo del sistema fu dato da [[w:Avicebron|"'''Avicebron'''"]], identificato da Salomon Munk nel diciannovesimo secolo col poeta e filosofo ebreo spagnolo Solomon ibn Gabirol (1021-1058). Ibn Gabirol, la cui opera principale nella sua interezza esiste solo nella traduzione latina, col titolo ''Fons vitae'' (''La Fontana di Vita''),<ref>''Avencebrolis Fons Vitae ex Arabico in Latinum translatus''.</ref> mise molta enfasi sul ruolo della ''volontà'' nel processo di emanazione: "la forma riceve dalla volontà il potere di aderire alla materia";<ref>''Forma suscepit a voluntate virtutem qua retinet materiam''; si veda Ibn Gabirol, ''Avencebrolis Fons Vitae'', v. 39, 327, 24.</ref> questo concetto permise ai filosofi di conformare la dottrina biblica della Creazione con l'insegnamento neoplatonico dell'emanazione, sebbene i neoplatonici classici avessero immaginato un rapporto eterno ed immutabile dell'Uno coi Molti.<ref>McGinn, "Ibn Gabirol", ha delineato accuratament l'influenza dell'innovazione di Ibn Gabirol. Si veda Heinemann, ''Reasons for the Commandments'', per un resoconto generale.</ref>