Storia della letteratura italiana/Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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====Poesie a Casarsa====
{{QuoteCitazione|Fantassùt, al plòuf il sèil/ tai spolèrs dal to paìs,/tal to vis di rosa e mèil/ pluvisìn al nas il mèis./....Fantassùt, al rit il Sèil/ tal barcòns dal to paìs,/tal to vis di sanc e fièl/ serenàt al mòur il mèis.|''Ploja tai cunfìns''da Poesie a Casarsa, Libreria Antiquaria Mario Landi, [[Bologna]] [[1942]]}}
{{QuoteCitazione|Giovinetto, piove il Cielo/ sui focolari del tuo paese, sul tuo viso di rosa e miele, nuvoloso nasce il mese/....Giovinetto, ride il Cielo/ sui balconi del tuo paese,/sul tuo viso di sangue e fiele,/rasserenato muore il mese|''Pioggia sui confini'', ''Poesie a Casarsa''}}
Le ''Poesie a Casarsa'' vengono pubblicate a [[Bologna]] nel 1942 e riscritte nel [[Lingua friulana|friulano]] istituzionale per la pubblicazione del volume ''La meglio gioventù'' nel quale verranno raccolte con la [[traduzione]] dello stesso autore in [[lingua italiana|italiano]]. La cultura letteraria dell'autore è la poesia [[provenza]]le di [[Peire Vidal]], l'[[Giuseppe Ungaretti|Ungaretti]] dalla parola essenziale, il [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] dal [[ritmo]] dolente e gran parte della poesia [[Francia|francese]], [[Spagna|spagnola]] e [[Catalogna|catalana]], da [[Paul Verlaine|Verlaine]] a [[Stephane Mallarmé|Mallarmé]], da [[Juan Ramón Jiménez|Jiménez]] a [[Federico Garcia Lorca|Lorca]] e [[Antonio Machado|Machado]]
 
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====La meglio gioventù====
{{QuoteCitazione|...Jo i sarài ' ciamò zòvin/ cu na blusa clara/ e i dols ciavièj ch'a plòvin/ tal pòlvar amàr./Sarài ' ciamò cialt/ e un frut curìnt pal sfalt/ clìpit dal viàl/ mi pojarà na man/ tal grin di cristàl.|
''Il dì da la me muàrt''da La meglio gioventù, Sansoni, [[Firenze]] [[1954]]}}
 
{{QuoteCitazione|...Io sarò ancora giovane,/ con una camicia chiara /e coi dolci capelli che piovono/ sull'amara polvere./ Sarò ancora caldo/ e un fanciullo correndo per l'asfalto/ tiepido del viale, /mi poserà una mano/ sul grembo di cristallo.|
''Il giorno della mia morte''}}
La ''meglio gioventù'', pubblicata a [[Firenze]] dalla casa editrice Sansoni nel [[1954]], raccoglie la maggior parte delle Poesie a Casarsa e tutte le altre poesie friulane di Pasolini coprendo un arco di tempo che va dal [[1939]] al [[1940]] fino al [[1953]]. Non sono comprese in questo volume alcune poesie pubblicate sui volumetti dell'"[[Academiuta di lenga furlana]]" e altre poesie disperse che saranno raccolte in seguito dalla [[Società filologica friulana]] a [[Udine]] nel [[1965]] con il titolo ''Poesie dimenticate''.
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Tra il [[1943]] e il [[1949]], contemporaneamente alla poesia in [[lingua friulana]], Pasolini affronta la poesia in lingua italiana con una serie di scritti che verranno pubblicati solo nel [[1958]] in un volume dal titolo ''L'Usignolo della Chiesa Cattolica''.
====L'Usignolo della Chiesa Cattolica====
{{QuoteCitazione|(...male cose facendo davanti agli occhi del signore Dio nostro.) Sì, quegli Occhi...oh quanto/ mi hanno guardato./ Furono ciechi, chini,/ spalancati, ironici./Fui un povero evaso/ al lume di quegli Occhi./|
''Baruch'', L'Usignolo della Chiesa Cattolica, Longanesi, Milano [[1958]]}}
Attraverso la raccolta ''L'Usignolo della Chiesa Cattolica'' è possibile seguire il consolidarsi della struttura [[Psiche|psichica]] e [[ideologia|ideologica]] di Pasolini. La raccolta presenta, come dice il Ferroni, una grande varietà di forme e di modi [[Stile|stilistici]] "affermando un bisogno di offrire tutto se stesso a un contesto, a un mondo di valori collettivi".
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====Le ceneri di Gramsci====
{{vedi anche|Le ceneri di Gramsci}}
{{QuoteCitazione|Ah, noi che viviamo in una sola/ generazione/ vissuta qui, in queste terre ora/ umiliate, non abbiamo nozione/ vera di chi è partecipe alla storia/ solo per orale, magica esperienza;/ e vive puro, non oltre la memoria/ della generazione in cui presenza/ della vita è la sua vita perentoria.|
da ''Il Canto popolare'', Le ceneri di Gramsci,Garzanti, [[Milano]] [[1957]]}}
Con [[Le ceneri di Gramsci]], pubblicate nel [[1957]] da Garzanti, Pasolini presenta undici [[poema|poemetti]] quasi tutti scritti in [[terzina (metrica)|terzine]] e sul modello di quelli del Pascoli pur nella grande libertà dei singoli [[Verso|versi]].<br /> I poemetti che formano la raccolta sono stati scritti tutti tra il [[1951]] e il [[1956]], molti dei quali già pubblicati sparsi precedentemente.<br /> Protagonista delle Ceneri è la nuova realtà storica del [[Proletariato|sottoproletariato]] [[Roma|romano]] che il poeta vuole rappresentare così come è, perché la salvezza è quella di rimanere dentro a quell'[[inferno]] con la volontà di capirlo. Pasolini sa che di quel popolo lo attrae non la sua millenaria [[lotta]] ma la sua allegria e riconosce in sé stesso una contraddizione, quella di amare un mondo che odia. <br /> I poemetti del 1956 sono più ricchi di problematica storica e il tema centrale è l'alternarsi di [[speranza]] e disperazione che alla fine, nel ''Pianto della scavatrice'', diventa accettazione dolorosa delle [[Ferita|ferite]] provocate dai cambiamenti.<br />
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====La religione del mio tempo====
{{vedi anche|La religione del mio tempo}}
{{QuoteCitazione|E non so più, ora, quale sia/ il problema. L'angoscia non è più/ segno di vittoria: il mondo vola/ verso sue nuove gioventù,/ ogni strada è finita, anche la mia./...Negando il mondo, nego le sue nuove ère,/ o provo per esse furia indiscriminata/vedendo contaminata/ ognuna d'esse da un'ugual miseria.|da ''Al sole'' in La religione del mio tempo, Garzanti, [[1961]]}}
Si può collocare [[La religione del mio tempo]] al confine tra il secondo e il terzo periodo, tra quello che era il [[mito]] del sottoproletario e la sua crisi e il mito dei popoli del [[terzo mondo]]. L'opera che esce nel 1961 da Garzanti comprende sei sezioni ed è organizzata in tre parti: ''La ricchezza'', ''A un ragazzo'' e ''La religione del mio tempo'' nella prima parte, ''Umiliato e offeso'', composto da epigrammi e ''Nuovi epigrammi'' nella seconda parte, mentre la sezione ''Poesie incivili'' costituisce da sola la terza parte.
 
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====Poesia in forma di rosa====
{{QuoteCitazione|Quanto a me/ho lasciato il mio posto/di soldato non assoldato, di non voluto/volontario:il cinema, i viaggi, la vergogna.../Lo sapevo, lo sapevo già nel sogno:ma svegliandomi/mi son trovato ai margini. Altri protagonisti sono entrati/non volontari essi!, e, partite le rondini/sono loro a calcare il palcoscenico....}}''Poesia in forma di rosa'', che esce, sempre da Garzanti, nel [[1964]] è composta da componimenti che vanno dal [[1961|'61]] al [[1963|'63]], più un lungo poemetto in [[Appendice (letteratura)|appendice]] intitolato ''Vittoria'' ed è la più ampia delle raccolte di Pasolini.<br />
In essa Pasolini afferma in modo ossessivo la delusione per gli sviluppi della vicenda politica e intellettuale italiana e gli pare ormai inutile tutta la dialettica, piena di illusioni, degli [[anni 1950|anni cinquanta]]. Il poeta, deluso e amareggiato, abiura quel mondo di ideali giovanili che ritiene perduto per sempre.
<br /> Nasce con questa raccolta il mito della "Nuova [[Preistoria]]" "quando la Società ritornerà natura" dovuto alla delusione stessa della storia e dalla presa di coscienza che "la Rivoluzione non è più che un sentimento" e a fondarla saranno i barbari, cioè le [[Plebe|plebi]] meridionali e del [[Terzo Mondo]].
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====Trasumanar e organizzar====
{{QuoteCitazione|Smetto di essere poeta originale, che costa mancanza di libertà: un sistema stilistico è troppo esclusivo. Adotto schemi letterari collaudati, per essere più libero. Naturalmente per ragioni pratiche.}}
''Trasumanar e organizzar'' è l'ultima raccolta di versi di Pasolini. Uscita nel [[1971]] raccoglie le poesie scritte durante la lavorazione di ''[[Medea (film 1969)|Medea]]'' e alcuni versi precedentemente pubblicati sulla [[rivista]] "[[Nuovi Argomenti]]".
<br /> Come in "Poesia in forma di rosa" la raccolta accumula poesie di vario tipo non organizzate lungo una linea tematica e stilistica.
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====Ragazzi di vita====
{{vedi anche|Ragazzi di vita}}
{{QuoteCitazione|Cominciava a schiarire. Sopra i tetti delle case si vedevano striscioni di nubi, sfregati e pestati dal vento, che, lassù, doveva soffiare libero come aveva soffiato al principio del mondo. In basso, invece, non faceva che cianciare qualche pezzo di manifesto penzolante dai muri o alzare qualche carta, facendola strusciare contro il marciapiede scrostato o sui binari del tram. Come le case si allargavano, in qualche piazza, su qualche cavalcavia, silenzioso come un camposanto, in qualche terreno lottizzato dove non c'erano che cantieri con le armature alte fino al quinto piano e praticelli zellosi, allora si scorgeva tutto il cielo.}}
''[[Ragazzi di vita]]'', pubblicato nel 1955 ha un carattere [[esperimento|sperimentale]]. Il romanzo è formato di otto capitoli che raccontano le giornate di un gruppo di giovanissimi [[Proletariato|sottoproletari]] che, malgrado la loro voglia di vivere, sono destinati alla [[prigione]], alla [[prostituzione]] o alla [[morte]] precoce tranne Riccetto, più che protagonista elemento che aggrega i numerosi personaggi, che trova un lavoro e riesce ad integrarsi nella [[Società (sociologia)|società]] [[Consumismo|consumistica]].<br />
Il [[paesaggio]] tipico del romanzo è quello delle borgate ai margini di una periferia sporca e misera sul quale, tranne in alcuni paesaggi notturni dal tono [[Crepuscolarismo|crepuscolare]], spicca un sole ossessivo. Alcuni di questi paesaggi sembrano anticipare certe caratteristiche del [[cinema]] di Pasolini, mentre altri elementi avvicinano il romanzo al alcuni dei [[Mito|miti]] del periodo friulano.
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====Una vita violenta====
{{vedi anche|Una vita violenta}}
{{QuoteCitazione|Io ho voluto descrivere, con la massima fedeltà e precisione possibile, una sezione del mondo: un mondo penoso, atroce, malgrado la solare vitalità che lo pervade. Un mondo che va modificato e recuperato. La strada per farlo è quella indicata in una ''Vita violenta'', ossia la coscienza politica di classe. Ciò esclude qualsiasi nostalgia di esso.}}
Nel 1959 viene pubblicato il romanzo ''[[Una vita violenta]]'' che si basa invece sulle vicende di un giovane che, dopo numerose gesta [[Teppismo|teppistiche]], giunge ad una coscienza politica ma morirà per un atto di [[eroismo]]. In questo romanzo si ha pertanto il ritorno dell'intreccio e del personaggio protagonista che viene presentato come un [[eroe]] positivo.<br />
L'intento di Pasolini è quello di far conoscere il percorso di vita di un ragazzo dall'[[inferno]] delle borgate verso la salvezza di una coscienza politica, intento documentato da una dichiarazione da lui fatta nel [[1959]] in seguito ad una inchiesta sul romanzo e pubblicata in "Nuovi Argomenti".
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===Post mortem===
====La Divina Mimesis====
{{QuoteCitazione|La Divina Mimesis: do alle stampe oggi queste pagine come un "documento", ma anche per far dispetto ai miei nemici: infatti, offrendo loro una ragione di più per disprezzarmi, offro loro una ragione di più per andare all'Inferno.}}
L'opera, pubblicata subito dopo la sua morte, è volutamente incompiuta, frammentaria e piena di presagi. La Divina Mimesis è la confessione di un immenso vuoto d'[[amore]] e [[dialogo]] smarrito con sé stesso. Essa rivela una grande [[solitudine (società)|solitudine]] in un [[mondo]] dominato dalla forza del [[male]], del [[potere]], della [[violenza]] e della degradazione.
Ripercorrendo i primi gironi del viaggio dantesco, nell'inferno del mondo moderno, giudica la società contemporanea e amplia le punizioni per le nuove categorie di peccatori.