Storia della letteratura italiana/Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|La religione del mio tempo}}
{{Quote|E non so più, ora, quale sia/ il problema. L'angoscia non è più/ segno di vittoria: il mondo vola/ verso sue nuove gioventù,/ ogni strada è finita, anche la mia./...Negando il mondo, nego le sue nuove ère,/ o provo per esse furia indiscriminata/vedendo contaminata/ ognuna d'esse da un'ugual miseria.|da ''Al sole'' in La religione del mio tempo, Garzanti, [[1961]]}}
Si può collocare [[La religione del mio tempo]] aal confine tra il secondo e il terzo periodo, tra quello che era il [[mito]] del sottoproletario e la sua crisi e il mito dei popoli del [[terzo mondo]]. L'opera che esce nel 1961 da Garzanti comprende sei sezioni ed è organizzata in tre parti: ''La ricchezza'', ''A un ragazzo'' e ''La religione del mio tempo'' nella prima parte, ''Umiliato e offeso'', composto da epigrammi e ''Nuovi epigrammi'' nella seconda parte, mentre la sezione ''Poesie incivili'' costituisce da sola la terza parte.
 
Si sente in questa opera la crisi che impedisce a Pasolini di continuare con l'organica costruttività razionale e storica che lo aveva guidato nelle "Ceneri di Gramsci". Netta si affaccia la [[polemica]] contro il presente privo ormai di ogni spirito religioso e il poemetto lascia spesso il posto all'[[epigramma]] e alla [[Canzone (metrica)|canzone]] indirizzata per lo più a critici e dal taglio [[Morale|moralistico]]. Il piano stilistico ha minore rilevanza e gli strumenti espressivi diventano più funzionali.Si avverte da una parte la necessità di revisione, come ha detto Asor Rosa, e dall'altra una forma di distacco dal mondo del sottoproletariato. Il poeta ha preso pienamente conoscenza del mondo borghese e consapevolezza della diversità da esso, diversità che è anche rifiuto delle istituzioni. Crolla anche la fiducia nel sottoproletariato e quindi anche l'identificazione politica che Pasolini aveva con fatica raggiunto.