Storia della letteratura italiana/Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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{{Quote|Ah, noi che viviamo in una sola/ generazione/ vissuta qui, in queste terre ora/ umiliate, non abbiamo nozione/ vera di chi è partecipe alla storia/ solo per orale, magica esperienza;/ e vive puro, non oltre la memoria/ della generazione in cui presenza/ della vita è la sua vita perentoria.|
da ''Il Canto popolare'', Le ceneri di Gramsci,Garzanti, [[Milano]] [[1957]]}}
Con [[Le ceneri di Gramsci]], pubblicate nel [[1957]] da Garzanti, Pasolini presenta undici [[poema|poemetti]] quasi tutti scritti in [[Terzina|terzine]] e sul modello di quelli del Pascoli pur nella grande libertà dei singoli [[Verso|versi]].</br> I poemetti che formano la raccolta sono stati scritti tutti tra il [[1951]] e il [[1956]], molti dei quali già pubblicati sparsi precedentemente.</br> Protagonista delle Ceneri è la nuova realtà storica del [[Proletariato|sottoproletariato]] [[romano]] che il poeta vuole rappresentare così come è, perché la salvezza è quella di rimanere dentro a quell'[[inferno]] con la volontà di capirlo. Pasolini sa che di quel popolo lo attrae non la sua millenaria [[lotta]] ma la sua allegria e riconosce in se stesso una contraddizione, quella di amare un mondo che odia. </br> I poemetti del 1956 sono più ricchi di problematica storica e il tema centrale è l'alternarsi di [[speranza]] e disperazione che alla fine, nel ''Pianto della scavatrice'' , diventa accettazione dolorosa delle [[Ferita|ferite]] provocate dai cambiamenti.</br>
Questa tematica produce continui mutamenti di [[tono]] che passano da momenti di conversazione dimessa a lunghi discorsi di forte eloquenza, descrizioni di una realtà più bassa che si alternano a squarci storici e mitici. La poetica delle Ceneri consiste nel proposito dichiarato dal poeta di riuscire a recuperare alla poesia i caratteri [[Logica|logici]], [[Storia|storici]] e [[Ragione|razionali]] utilizzando strumenti linguistici prenovecenteschi.
 
===La poesia come diario intellettuale===
Nelle raccolte successive il poeta non analizza più le sue interne contraddizioni ma si fa carico di motivi ideologici e polemici più chiari. Il poeta mette in risalto il carattere negativo della storia con il degrado sempre più evidente del mondo politico e intellettuale e di quello della stessa vita [[sociale]] italiana. La poesia diventa in questo caso una specie di [[diario]] che, in una forma non ancora piana, cerca di esprimere tutti i motivi che Pasolini sente nascere dentro di sé ma che non riesce ancora a sviluppare in una [[esposizione]] [[Saggio|saggistica]]. In queste ultime raccolte l'impegno [[Stile|stilistico]] si allenta nella foga di dire tutte le proprie ragioni e sembra trascurare la [[forma]] della propria poesia il cui uso è, in questo caso, solo ideologico proprio nel momento in cui accusa, come dice il Berardinelli, "un aggressivo e ricattatorio ideologismo poco attento al linguaggio"