Torah per sempre/Mistici e cabalisti: differenze tra le versioni

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{{q|Chiunque si impegna nella Torah, è come se si impegnasse nel palazzo del Santo, che Egli sia benedetto, poiché la Torah è il palazzo eccelso del Santo, che Egli sia benedetto, e quando un uomo si impegna nella Torah il Santo, che Egli sia benedetto, è là e ascolta la sua voce.|Zohar II.200a}}
{{q|Quando gli angeli dall'alto scendono in basso indossano le vesti di questo mondo, poiché se non si vestissero in tale maniera mondana non potrebbero esistere qui, poiché il mondo non potrebbe sopportarli. Se ciò è vero degli angeli, a maggior ragione è vero della Torah con cui Egli li creò e il mondo intero, e in virtù della quale esistono... pertanto le storie della Torah sono soltanto le vesti della Torah e chiunque creda che le vesti siano la Torah stessa e non qualcosa d'altro, possa il suo spirito estinguersi e non aver porzione nel mondo a venire!|Zohar III.152a<ref>Vale a dire, "non percepiscono il vero significato della Torah".</ref>}}
 
Moshe Idel reputa che forse lo Zohar, e certamente alcuni cabalisti, arrivarono al punto di ''identificare'' la Torah con Dio.<ref>Idel, "Jacques Derrida", pp. 112-116.</ref> Sarebbe impossibile dimostrare che ''nessun'' cabalista arrivò a tal punto, ma lo Zohar non è scritto in quella sorta di linguaggio scientifico preciso che possa mai giustificare l'affermazione che esso identifichi la Torah con Dio; sebbene indubbiamente contenga affermazioni che possono essere superficialmente lette in quel modo, parla anche della Torah come creazione di Dio, e riporta persino "conversazioni" tra Dio e Torah, che sottende siano quindi separati. Frequentemente la Torah viene citata come ''Nome'' di Dio: "Queste dieci parole (i Dieci Comandamenti) sono il nome del Santo, che Egli sia benedetto, e tutta la Torah è un solo nome, il vero nome santo del Santo, che Egli sia benedetto" (Zohar II.90b). Non è che lo Zohar si contraddica, ma piuttosto che il linguaggio dello Zohar, come quello dei mistici in generale, non è letterale; è il linguaggio della poesia e dell'allusione, non di rigorosa dottrina. Proprio in questo senso poetico lo Zohar (III.93b) afferma: "Israele e il Santo, che Egli sia benedetto, sono chiamati Uno"; non che siano ''identici'' in senso letterale, che sarebbe assurdo, ma piuttosto, come indica il contesto, che appartengono insieme "come il giorno e la notte".
 
Che Idel sia corretto o meno, i cabalisti certamente vennero a credere che le ''mitzvot'' costituissero una sorta di essenza divina e quindi cosmicamente importante, visione articolata da [[w:Menahem Recanati|Menachem da Recanati]], in Italia (1300 circa). Recanati scrive:
{{q|Ho trovato nel... che le dieci ''sefirot'' sono chiamate gli attributi del Santo, che Egli sia benedetto, e Gli aderiscono come fiamma a carboni ardenti ed emanano da Lui e mediante loro il mondo fu creato... |Recanati, ''Sefer ta`amei hamitsvot hashalem'', Introd. 2, 3}}
 
 
 
== Profeti dopo la Bibbia ==
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[[Categoria:Torah per sempre|Mistici e cabalisti]]