Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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*'''non pare indegno...''':ciò non sembra ingiusto (ciò sembra ben giusto, per litote) a un uomo dotato d'intelletto, cioè di capacità di intendere. Altri propongono di costruire:"non pare, ad omo, indegno d'intelletto", cioè "non suscettibile di comprensione intellettuale", appellandosi a ''Par''. IV 41-2: ''però che solo da sensato apprende / ciò che fa poscia d'intelletto degno''. Tale spiegazione non trova appoggio negli antichi, e non corrisponde al vero senso del testo, che è la contrapposizione con Dante (cfr. vv.31-3).
 
*'''ch'è fu...(20-21)''':poiché egli fu scelto, predestinato (''eletto'') nel cielo dell'Empireo (il cielo di pura luce dove risiede Dio), come padre della gloriosa Roma. È questa l'idea centrale della concezione storica di Dante, che vede nell'impero romano l'autorità predisposta da Dio stesso al governo del mondo (cfr. nota al v.22). Questo tema di fondo, che con quello parallelo della Chiesa definisce i cardini dell'ordine terreno su cui si basa la ''Commedia'', è con decisione annunciato fin dall'inizio del poema. Una seconda interpretazione potrebbe essere, considerando ch'e' come contrazione di che egli, più strettamente legata dal punto di vista sintattico ai versi precedenti: Ora, se Dio, in relazione al suo disegno divino (pensando a l'alto effetto ch'uscir dovea di lui; quindi volendo avallare la seconda ipotesi ermeneutica discussa poco sopra), fu cortese nei suoi confronti, lui, Enea - per personalità/essenza e carattere/virtù (e 'l chi e 'l quale inteso come et quis et qualis e quindi semplice perifrasi per dire Enea in quanto uomo dotato di qualità) -, non appare non portato (a tale scopo) per una persona dotata di intelletto [oppure, non appare incomprensibile la scelta ricaduta su di lui] {difatti, sia interpretando che il pensando è riferito all'avversario d'ogne male o a questo omo d'intelletto, in ogni caso diventa stretta conseguenza il fatto che lui debba essere ritenuto degno [o che il motivo del suo privilegio debba essere ritenuto comprensibile] dal momento che è stato giustappunto volere e disegno divino (o anche dal momento che, a posteriori, ha effettivamente poi portato a quell'effetto comevisibile qualsiasie posteroconfermabile puòda confermarequalsiasi postero)}; non appare non portato (o incomprensibile)... che egli fu scelto nei cieli dal signore per essere il promotore alla fondazione di Roma e dell'Impero romano. Con questa interpretazione del che egli, appare evidente che volendo sposare nei versi precedenti determinate interpretazioni piuttosto che altre, nel complesso possono intravedersi dei pleonasmi; in particolare se il pensando deve ritenersi riferito al pensiero/volere eterno e prestabilito di Dio (e quindi necessariamente giusto in quanto tale), appare logica conseguenza che Enea è stato eletto a tale scopo ne l'empireo ciel per padre. Altrimenti in alternativa, il ch'e' inteso come poiché si può ricollegare alla specificazione de l'alto effetto ch'uscir dovea di lui, portando quindi ad un parsing meno interconnesso (o comunque meno complesso) di quello che subito segue a quello che immediatamente precede.
 
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