Storia della letteratura italiana/Cesare Pavese: differenze tra le versioni

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{{Quote|Non è soltanto una similitudine il parallelo tra una vita di abbandono voluttuoso e il fare poesie isolate, piccole, una ogni tanto, senza responsabilità di insieme. Ciò abitua a vivere a scatti, senza sviluppo e senza principi. La lezione è questa: costruire in arte e costruire nella vita, essere tragicamente.<ref>''op. cit.'', pag. 34</ref>}}
 
Gli anni [[1935]]-[[1936]], quelli del [[confino]] a [[Brancaleone (Italia)|Brancaleone Calabro]], se da una parte significano l'abbandono dei [[sogno|sogni]], giovanili, dall'altra segnano "l'inizio di un ripensamento estetico e morale che schiuderà la via alla [[prosa]]"<ref>Lorenzo Mondo, ''Cesare Pavese'', [[Mursia]], 1970, pag. 40.</ref>.
 
La prima testimonianza di Pavese narratore si trova nei [[racconto|racconti]] scritti tra il [[1936]] e il [[1938]] che verranno pubblicati postumi nel [[1953]] con il titolo ''Notte di festa'' e nel [[romanzo]] ''[[Il carcere]]'' ([[1939]]), mentre le poesie vanno lentamente diminuendo.