Storia della letteratura italiana/Cesare Pavese: differenze tra le versioni

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===La lirica di "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"===
{{vedi anche|Verrà la morte e avrà i tuoi occhi}}
Ben diverse le poesie delle due ultime raccolte di Pavese, '' [[Verrà la morte e avrà i tuoi occhi|La terra e la morte]] '' (i versi che furono composti a [[Roma]] nel [[1945]] e pubblicati nel [[1947]] sulla rivista "Le Tre Venezie") e [[Verrà la morte e avrà i tuoi occhi]] (pubblicati [[postumo|postumi]] insieme ai versi della precedente raccolta dall'[[editore]] [[Giulio Einaudi]] nel [[1951]]) dove il discorso diventa più fluido e il discorso [[poesia lirica|lirico]] si basa su immagini che non hanno più, come in ''Lavorare stanca'', un diretto rapporto con un fatto o un oggetto specifico ma sono da essi scollegati. L'ultima poesia di Pavese si rifà pertanto alla tradizione lirica [[Francesco Petrarca|petrarchesca]] e [[Giacomo Leopardi|leopardiana]] anche se i motivi ripresi, come il legame [[amore]]-[[morte]], si presentano attraverso una nuova prospettiva che è quella del [[mito]].
 
Con le poesie di queste due ultime raccolte avviene pertanto il passaggio da una [[poesia]] intesa come [[racconto]] ad una poesia intesa come [[Canto (metrica)|canto]] che adotta il [[verso]] breve e si esprime in [[forma|forme]] e [[ritmo|ritmi]] [[melodia|melodici]].