Storia della letteratura italiana/Verismo: differenze tra le versioni
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Capuana nacque a Mineo, in provincia di Catania, il 28 maggio 1839, da una famiglia di agiati possidenti terrieri. In gioventù si dedicò alla poesia romantica e al teatro, quindi si trasferì a Firenze, dove allacciò rapporti con gli ambienti letterari della città.<ref name="Ferroni789"/> Nella seconda metà degli anni sessanta collaborò con la rivista fiorentina ''La Nazione'' in qualità di critico teatrale. A partire dal 1968 visse tra Mineo, Milano e Roma. Tra il 1977 e il 1982 scrisse per il ''Corriere della Sera'' quindi, nel periodo 1982-1983, diresse a Roma ''Il Fanfulla della Domenica'', una delle più prestigiose riviste letterarie dell'epoca. Durante il soggiorno a Milano entrò in contatto con il naturalismo francese e collaborò con Giovanni Verga nello sviluppo della poetica verista. Si batté inoltre per la diffusione di una letteratura realista che fosse lontana dal ribellismo tipico della [[../Scapigliatura|Scapigliatura]], e contribuì a precisare il canone dell'impersonalità. Raccolse poi i suoi articoli su Zola, sui Goncourt e sullo stesso Verga in ''Studi sulla letteratura contemporanea'' (1980 e 1982).<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 111}}</ref>
Contemporaneamente si dedicò alla narrativa. In ''Giacinta'' (apparsa una prima volta nel 1979) tentò di studiare scientificamente un caso di psicologia patologica, avendo come modelli Zola e
Seguirono il romanzo ''Profumo'' (1891), in cui descrive un caso di isteria, e varie novelle poi confluite nei volumi ''Appassionate'' (1893) e ''Paesane'' (1894). Le novelle in particolare sono suddivisibili in due gruppi: da un lato quelle che hanno per soggetto la vita e la realtà popolare siciliana, in cui è ravvisabile l'influenza verghiana, e dall'altro i testi dedicati all'analisi di casi patologici.<ref name="Baldi112">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 112}}</ref> La prosa di Capuana si caratterizza per la naturalezza con cui descrive i fatti narrati, e i suoi risultati migliori sono individuabili nelle fiabe per bambini che scrisse prendendo spunto dalla tradizione popolare siciliana.<ref name="Ferroni789"/>
In seguito, Capuana si allontanò dal naturalismo e nel volume ''Per l'arte'' (1895) rifiutò nettamente il legame tra scienza e arte teorizzato da Zola; si fecero quindi strada in lui le suggestioni dovute al clima antipositivista di fine secolo (si veda in proposito il modulo dedicato al [[../Decadentismo|decadentismo]]). Tuttavia, nel 1901 pubblicò un ultimo romanzo, ''Il marchese di Roccaverdina'', progettato vent'anni prima e più volte rimaneggiato. Questo presenta ancora una volta un quadro sociale siciliano ispirato alle opere di Verga e vi è ancora una certa attenzione per l'analisi psicopatologica dei personaggi; è però lontano dall'ottica scientifica che aveva caratterizzato le opere precedenti.<ref name="Baldi112"/> Intanto, nel 1890 Capuana fu chiamato a insegnare letteratura italiana all'Istituto superiore femminile di Magistero di Roma, lo stesso in cui più tardi avrebbe insegnato anche [[../Luigi Pirandello|Luigi Pirandello]].<ref name="Ferroni789"/> Negli ultimi anni Capuana proseguì l'attività di docente presso l'università di Catania, dove si trasferì nel 1902. Si dedicò anche al teatro, e in particolare collaborò con [[w:Nino Martoglio|Nino Martoglio]] a varie opere dialettali. Morì il 29 novembre 1915 a Catania, poco dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale.▼
▲In seguito
== Note ==
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