Storia della letteratura italiana/Verismo: differenze tra le versioni

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{{Storia della letteratura italiana|sezione=6}}
Con l'affermazione del positivismo si diffonde anche in Itallia, tra gli anni sessanta e novanta dell'Ottocento, l'aspirazione a una letteratura "vera" e sociale, intesa cioè ad analizzare la società contemporanea. Lo sviluppo della sociologia induceva infatti gli intellettuali a considerare l'uomo come un individuo sociale condizionato dall'ambiente in cui vive.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=728 }}</ref> Questa tendenza al vero e al reale in letteratura porta gli scrittori ad accostarsi alla vita «quale essa è», prendendone in esame anche gli aspetti più bassi e meno poetici. Da tutto questo non sono esclusi elementi di ascendenza romantica, che danno luogo a una mescolanza di sentimentalismo e senso dell'orrido, di comico e tragico, di paternalismo e interesse sociale.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=729 }}</ref> In questo clima culturale, a partire dagli anni sessanta si afferma in Italia il verismo, che diventa una vera e propria tendenza egemonica nella narrativa del periodo.
Il verismo è una corrente letteraria nata all'incirca fra il 1875 e il 1895 ad opera di un gruppo di scrittori che non costituirono una vera e propria "scuola" ma era comunque fondato su precisi principi.
 
== La narrativa in Italia dopo Manzoni ==
Il Verismo nasce sotto influenza del clima positivista, quell'assoluta fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale e negli strumenti infallibili della ricerca che si sviluppa e prospera dal 1830 fino alla fine del XIX secolo. Inoltre, il Verismo si ispira in maniera evidente al [[w:Naturalismo (letteratura)|Naturalismo]], un movimento letterario diffuso in Francia a metà ottocento. Per gli scrittori naturalisti la letteratura deve fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le classi, comprese quelle più umili, in ogni aspetto anche sgradevole; gli autori devono comportarsi come gli scienziati analizzando gli aspetti concreti della vita.
[[File:Gustave Flaubert.jpg|thumb|left|Gustave Flaubert, tra i più importanti romanzieri francesi dell'Ottocento, è il principale modello per il canone dell'impersonalità verista]]
L'Ottocento è considerato il secolo del romanzo, genere che a partire dagli anni cinquanta si afferma anche in Italia soppiantando la lirica, che all'inizio del XIX secolo era ancora ritenuta la forma letteraria più prestigiosa in assoluto. Viene così superato il disprezzo per il romanzo in quanto genere letterario inferiore: i nuovi scrittori lo considerano anzi il genere della nuova epoca e lo strumento migliore per dare voce alle esigenze espressive dei tempi nuovi. In particolare, il romanzo si presta bene a raccontare la realtà sociale, organizzandola all'interno di complesse strutture di intrecci. Il romanzo inoltre risponde meglio degli altri alle esigenze dei lettori comuni: il pubblico letterario dell'epoca, che si è progressivamente ampliato nel corso dei decenni, è composto prevalentemente da lettori di narrativa.<ref name="Baldi101">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2= Silvia Giusso| autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | opera=Moduli di stori della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=101 }}</ref>
 
Il romanzo è il genere tipico della civiltà borghese, e la sua affermazione in Italia corrisponde al processo di modernizzazione che segue la fine del Risorgimento. Non sarà infatti un caso se alla crisi del positivismo durante il [[../Decadentismo|decadentismo]] corrisponderà la crisi del romanzo e delle sue complesse architetture di intreccio.<ref name="Baldi101"/> I principali modelli per gli scrittori italiani sono di ascendenza francese, e in particolare la ''Commedia umana'' di Balzac (che viene letta attraverso la visione positivista di Hippolyte Taine) e il ciclo dei ''Rougon-Macquart'' dei fratelli Goncourt. A questi si deve aggiungere l'influenza dell'inglese [[w:Charles Dickens|Charles Dickens]] e del francese [[w:Paul Bourget|Paul Bourget]], inventore del romanzo psicologico. Conoscono larga fortuna anche i romanzieri russi, tra tutti [[w:Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] e [[w:Lev Tolstoj|Tolstoj]]. Centrale è infine l'influsso della poetica di Flaubert, con il suo rigore stilistico, il suo canone dell'impersonalità e la tensione a rappresentare come ridicoli i valori borghesi.<ref name="Baldi102">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2= Silvia Giusso| autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | opera=Moduli di stori della letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=102 }}</ref>
Si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda, in cui si raccolgono intellettuali di regioni diverse; le opere veriste però rappresentano soprattutto le realtà sociali dell'Italia centrale, meridionale e insulare. Così la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico de Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore di Giacomo; la Sardegna nelle opere di Grazia Deledda; Roma nelle poesie di Cesare Pascarella; la Toscana nelle novelle di Renato Fucini.
 
In questo contesto, il verismo si affermerà come tendenza egemonica nella narrativa italiana. Tuttavia, va precisato che le esperienze che la storia della letteratura accomuna sotto l'etichetta di "veriste" sono tra di loro molto diverse, e condividono unicamente un generico riferimento alla "realtà".<ref name="Baldi102"/> Giovanni Verga in particolare metterà a punto in modo rigoroso una tecnica narrativa rivoluzionaria, attraverso cui esprime una visione della realtà segnata dal pessimismo e dal materialismo. L'esperienza di Verga, tuttavia, rimarrà isolata: diversamente da quello che era accaduto per Manzoni, la sua influenza non raggiungerà mai un livello nazionale né avrà mai un tale seguito da costituire una scuola.<ref name="Baldi102"/> Negli anni novanta il romanzo veristico entrerà in crisi e verrà gradualmente sostituito dal romanzo psicologico, in cui l'attenzione è dedicata esclusivamente alle caratteristiche psicologiche dei personaggi. I principali protagonisti di questa fase della letteratura italiana saranno [[../Antonio Fogazzaro|Antonio Fogazzaro]] e [[../Gabriele D'Annunzio|Gabriele D'Annunzio]].<ref name="Baldi103">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 103}}</ref>
Il primo autore italiano a teorizzare il verismo fu Luigi Capuana, il quale teorizzò la "poesia del vero"; così Giovanni Verga, che dapprima era collocabile nella corrente letteraria tardoromantica (era stato soprannominato il poeta delle duchesse e aveva un successo notevole) intraprese la strada del verismo con la raccolta di novelle ''Vita dei campi'' e ''Novelle rusticane'' e infine col primo romanzo del ''Ciclo dei Vinti'', ''I Malavoglia'', nel 1881. In Verga e nei veristi, a differenza del naturalismo, convive comunque il desiderio di far conoscere al lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, pur non svelando opinioni personali nella scrittura.
 
Anche la struttura del romanzo subisce un'evoluzione rispetto al modello che aveva caratterizzato la prima parte del secolo e che era stato fissato nei ''Promessi sposi''. Il narratore onnisciente tipico del modello manzoniano, che interviene nel racconto per fornire spiegazioni o commenti, cede il passo a quella che lo stesso Verga definisce «eclisse dell'autore». La voce narrante si ridimensiona fino quasi a sparire, e questo avviene attraverso varie tecniche: la '''regressione''' del narratore al livello mentale tipico del mondo popolare, la '''narrazione comportamentistica''' (che si limita a registrare le azioni dei personaggi), oppure la '''focalizzazione interna''' (la vicenda viene descritta dal punto di vista di uno o più personaggi). Con Pirandello nel Novecento prenderà piede la narrazione in prima persona, in cui il protagonista racconta la storia esprimendo i propri pensieri e analizzando le proprie emozioni.<ref name="Baldi103"/>
== Tecniche ==
{{Nota
La caratteristica del verismo rispetto ad altre tecniche narrative è l'utilizzo del "principio dell'impersonalità", tecnica che, come mostrato da Verga, consente all'autore di porsi in un'ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell'intreccio del racconto. L'impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva, cioè, di commenti o intrusioni d'autore che potrebbero, in qualche maniera, influenzare il pensiero che il lettore si crea a proposito di un determinato personaggio o di una determinata situazione. Il verismo, come si vede in Verga, si interessa molto delle questioni socio-culturali dell'epoca in cui vive e si sviluppa. In Giovanni Verga, per esempio, ritroviamo in molte opere la questione della situazione meridionale, dei costumi e delle usanze, del modo di vivere assai diverso rispetto a quelli del nord Italia. Secondo Verga, non è possibile che un personaggio di umili origini riesca in qualche modo, per quanto esso valga, a riemergere da quella condizione in cui è nato. Non è possibile che un povero diventi ricco. In questo caso vi è la consueta eccezione narrativa nella novella ''La roba'', in cui il povero e umile contadino Mazzarò riesce a divenire ricco, grazie al suo impegno. Ma anche giunto a una condizione relativamente benestante, o quanto meno comoda, il personaggio non potrà mai vivere tranquillamente, non potrà mai integrarsi in quello che si definisce l'ambiente alto-borghese, proprio perché egli non vi appartiene di nascita. Questo principio triste e sconsolante ha come soggetto narratori popolari, quasi sempre contadini o artigiani, che spiegano a modo loro la vicenda, talvolta usando espressioni gergali. Gli autori veristi, in particolare Verga, tendono ad usare un linguaggio non colto, che si caratterizza per l'assenza di segni grammaticali, celebre è anche l'artificio di regressione. È da citare, da ultimo, il principio della concatenazione e della concatenazione opposta; il primo consiste nel porre a poca distanza parole di significato analogo, il secondo di mettere una parola e subito dopo il suo contrario. Si termina con la ripetizione narrativa, la quale, come si capisce, privilegia le ripetizioni.
|titolo = Novella
|contenuto = Breve componimento narrativo scritto in prosa o in poesia. Può raccontare sia fatti immaginari sia eventi storici o reali. Si differenzia dal ''romanzo'' non tanto per la minore lunghezza, quanto per la semplicità della trama, che si presenta unilineare e priva di diramazioni. Rispetto alla ''fiaba'', invece, si caratterizza per il realismo e la volontà di generare nel lettore una sensazione di evidenza.<ref>{{cita testo|titolo=Novella|pubblicazione=Dizionario di Retorica e Stilistica|editore=Utet|città=Torino|anno=1995}}</ref>
}}
Accanto al romanzo conosce poi grande fortuna il genere della novella, che per la sua brevità si adatta meglio ai mezzi di diffusione culturale dell'epoca, cioè giornali e riviste. Il verismo inoltre trovava nella novella la misura ideale per i suoi moduli ricorrenti: il ritratto di un personaggio tipico, il bozzetto, la ''tranche de vie'' (uno spaccato della realtà, narrato senza intreccio ma con un inizio e una fine). La novella infine dava modo agli scrittori di sperimentare soluzioni nuove che poi sarebbero state utilizzate in opere più lunghe e complesse (si pensi ad esempio alla figura dell'arricchito Mazzarò in ''La Roba'', che verrà poi ripresa e sviluppata nel romanzo ''Mastro-don Gesualdo'').<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 105}}</ref>
 
== Nascita e affermazione del verismo ==
[[File:Brogi, Giacomo (1822-1881) - 5903 Milano.Panorama dal campanile della Chiesa di San Carlo.jpg|thumb|left|Veduta di Milano in una fotografia scattata negli anni settanta dell'Ottocento. Divenuta capitale dell'editoria, Milano è luogo di incontro per gli scrittori italiani e sarà il centro in cui nascerà e si svilupperà il verismo.]]
Il verismo nasce e si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda, in cui si raccolgono intellettuali di regioni diverse; saranno però gli autori siciliani a dare a questa tendenza la sua formulazione più coerente. Punto di partenza è l'esperienza del naturalismo francese, del quale viene ripresa soprattutto l'idea che il metodo della scienza deve essere trasferito anche nell'arte.<ref>{{cita libro | autore1= Mario Pazzaglia | titolo=Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria | anno=1979 | editore=Zanichelli | città=Bologna | volume=3 | pp=845 }}</ref> In questo, il verismo si distanzia dal realismo romantico di Manzoni e Nievo, che partivano da una interpretazione religiosa o idealistica della vita. Gli scrittori veristi, al contrario, propongono una descrizione materialista e scientifica, "oggettiva", della realtà, una descrizione che dall'analisi dei fatti porti alla formulazione delle leggi che li determinano.<ref name="Pazzaglia846">{{cita libro | autore1= Mario Pazzaglia | titolo=Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria | anno=1979 | editore=Zanichelli | città=Bologna | volume=3 | pp=846 }}</ref>
 
Il verismo si interessa in particolare delle questioni socio-culturali dell'epoca, portando avanti una critica delle strutture sociali vigenti.<ref name="Pazzaglia846"/> Le opere veriste rappresentano soprattutto le realtà sociali dell'Italia centrale, meridionale e insulare: gli scrittori provenienti da queste regioni vivono la frattura tra la propria condizione di appartenenza a un mondo rimasto isolato nelle sue tradizioni primitive e la vita culturale del resto del paese.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | p= 788}}</ref> In questo senso, il verismo è il risultato della crisi in cui era caduta la società italiana dopo l'unità, quando divennero evidenti i limiti del Risorgimento e le contraddizioni del nuovo Stato.<ref name="Pazzaglia846"/> Nelle opere di Verga, per esempio, si ritrovano temi come l'arretratezza del Meridione, i costumi e le usanze del popolo, il modo di vivere assai diverso rispetto al Nord Italia. Secondo Verga, non è possibile che un personaggio di umili origini riesca in qualche modo, per quanto esso valga, a riemergere da quella condizione in cui è nato. Non è possibile che un povero diventi ricco: nella novella ''La roba'', il povero contadino Mazzarò riesce a divenire ricco, grazie al suo impegno, ma giunto a una condizione relativamente benestante, o quanto meno comoda, il personaggio non potrà mai vivere tranquillamente, non potrà mai integrarsi in quello che si definisce l'ambiente alto-borghese, proprio perché egli non vi appartiene di nascita.
 
[[File:Interguglielmi, Eugenio (1850-1911) - Sicilia - Carusi all’imbocco di un pozzo della zolfara, 1899.jpg|thumb|Giovanissimi minatori (''carusi'') di fronte a una zolfara in Sicilia (1899)]]
 
Il primoverismo autoreè italianoperò aanche teorizzareespressione del desiderio di rottura con una tradizione letteraria ritenuta accademica ed estetizzante, alla ricerca di uno stile diretto, semplice, legato alla lingua parlata, e di un rapporto più autentico con il vero e la realtà.<ref name="Pazzaglia846"/> Il primo teorico del verismo fuè Luigi Capuana, il qualeche teorizzò la "poesia del vero"; così Giovanni Verga, che dapprima era collocabile nella corrente letteraria tardoromantica (era stato soprannominato il poeta delle duchesse e aveva un successo notevole) intraprese la strada del verismo con la raccolta di novelle ''Vita dei campi'' e ''Novelle rusticane'' e infine col primo romanzo del ''Ciclo dei Vinti'', ''I Malavoglia'', nel 1881. In Verga e nei veristi, a differenza del naturalismo, convive comunque il desiderio di far conoscere al lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, pur non svelando opinioni personali nella scrittura.
 
La caratteristica tipica del verismo è l'utilizzo del '''principio dell'impersonalità''', tecnica ripresa da Flaubert che consente all'autore di porsi in un'ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell'intreccio del racconto. L'impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva, cioè, di commenti o intrusioni d'autore che potrebbero, in qualche maniera, influenzare il pensiero che il lettore si crea a proposito di un determinato personaggio o di una determinata situazione.
 
Gli autori veristi, in particolare Verga, tendono a usare un linguaggio non colto e a ricorrere all'artificio di regressione. È da citare, da ultimo, il principio della concatenazione e della concatenazione opposta: il primo consiste nel porre a poca distanza parole di significato analogo, il secondo di mettere una parola e subito dopo il suo contrario. A questo si aggiunge la la ripetizione narrativa, la quale, come si capisce, privilegia le ripetizioni.
 
== I narratori siciliani ==
[[File:Gloeden, Wilhelm von (1856-1931) - n. 0019 - Sulla soglia - 1880s.jpg|thumb|Famiglia contadina siciliana ritratta sulla soglia di casa nel paesino di Limina (anni ottanta del XIX secolo)]]
Il verismo non può tuttavia essere definito come una scuola né come un movimento organizzato, come accadde invece per il Romanticismo milanese degli anni 1816-1820. Gli scrittori veristi non fanno riferimento a una poetica o a un programma culturale comune, ma anzi vengono ricondotti all'alveo di questa corrente autori tra loro molto diversi, accomunati da un generico interesse per l'ambiente popolare, per il colore locale e per la rappresentazione delle miserie dei ceti bassi (per approfondire si veda il modulo intitolato [[../Oltre il verismo|Oltre il verismo]]).<ref name="Baldi102"/> Autori come [[../Grazie Deledda|Grazia Deledda]] e Salvatore Di Giacomo, sebbene avvicinabili per certi aspetti al verismo, ne sviluppano le tendenze in forme molto personali, difficili da collocare in una corrente definita. Bisogna inoltre ricordare che dal verismo presero le mosse anche giovani scrittori che negli anni successivi approderanno al decadentismo e a sentimenti anti-positivistici, come Gabriele D'Annunzio, Luigi Pirandello, Italo Svevo.<ref>{{cita libro | autore1= Mario Pazzaglia | titolo=Letteratura italiana: testi e critica con lineamenti di storia letteraria | anno=1979 | editore=Zanichelli | città=Bologna | volume=3 | p=847 }}</ref>
 
I rigorosi esperimenti letterari di Verga si collocano quindi accanto a questa esperienze. Nonostante questo, lo scrittore catanese avrà come unico interlocutore l'amico Luigi Capuana, con il quale avvia una profiqua collaborazione e condivide concezione teoriche e soluzioni letterarie. A questi si aggiungerà il più giovane [[../Federico De Roberto|Federico De Roberto]]. In ultima analisi, quando si parla di verismo inteso come gruppo omogeneo di scrittori con una propria consapevolezza teorica, che si rifà all'esperienza del naturalismo francese, è opportuno riferirsi solo a questi tre scrittori.<ref name="Baldi102"/>
 
== Luigi Capuana ==
{{vedi source|autore=Autore:Luigi Capuana}}
[[File:Luigi Capuana.jpg|thumb|Luigi Capuana]]
Tra i narratori siciliani, Luigi Capuana occupaè, uninsieme postoa di rilievoVerga, inil quantoprincipale teorico del verismo. Come scrive Ferroni, è inoltre lo scrittore siciliano che «raggiunge i risultati meno estremi e radicali», recependo e mediando nell'ambiente culturale italiano le esperienze della letteratura realista europea dell'epoca.<ref name="Ferroni789">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | p= 789}}</ref>
 
Capuana nacque a Mineo, in provincia di Catania, il 28 maggio 1839, da una famiglia di agiati possidenti terrieri. In gioventù si dedicò alla poesia romantica e al teatro, quindi si trasferì a Firenze, dove allacciò rapporti con gli ambienti letterari della città.<ref name="Ferroni789"/> Nella seconda metà degli anni sessanta collaborò con la rivista fiorentina ''La Nazione'' in qualità di critico teatrale. A partire dal 1968 visse tra Mineo, Milano e Roma. Tra il 1977 e il 1982 scrisse per il ''Corriere della Sera'' quindi, nel periodo 1982-1983, diresse a Roma ''Il Fanfulla della Domenica'', una delle più prestigiose riviste letterarie dell'epoca. Durante il soggiorno a Milano entrò in contatto con il naturalismo francese e collaborò con Giovanni Verga nello sviluppo della poetica verista. Si batté inoltre per la diffusione di una letteratura realista che fosse lontana dal ribellismo tipico della [[../Scapigliatura|Scapigliatura]], e contribuì a precisare il canone dell'impersonalità. Raccolse poi i suoi articoli su Zola, sui Goncourt e sullo stesso Verga in ''Studi sulla letteratura contemporanea'' (1980 e 1982).<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 111}}</ref>
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Contemporaneamente si dedicò alla narrativa. In ''Giacinta'' (apparsa una prima volta nel 1979) tentò di studiare scientificamente un caso di psicologia patologica, avendo come modelli Zola e la tecnica impersonale di Verga, alla luce della quale riscriverà l'opera, che verrà poi ripubblicata nel 1982. Il malessere della protagonista e il suo scontro con la società mediocre in cui vive, che la porterà al suicidio, vengono analizzati con lucidità, e la sua sconfitta viene quasi portata come la dimostrazione di una legge scientifica.<ref name="Ferroni790">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2002 | Einaudi | Torino | p= 790}}</ref> Il risultato tradisce però l'obiettivo: invece di porsi come modello per la diffusione del romanzo naturalistico in Italia, l'opera risente ancora l'influsso della narrativa psicologica di età romantica. Seguirono il romanzo ''Profumo'' (1891), in cui descrive un caso di isteria, e varie novelle poi confluite nei volumi ''Appassionate'' (1893) e ''Paesane'' (1894). Le novelle in particolare sono suddivisibili in due gruppi: da un lato quelle che hanno per soggetto la vita e la realtà popolare siciliana, in cui è ravvisabile l'influenza verghiana, e dall'altro i testi dedicati all'analisi di casi patologici.<ref name="Baldi112">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso |autore3= Mario Razetto | autore4=Giuseppe Zaccaria | opera=Moduli di storia della letteratura | titolo=La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo | città=Torino |editore=Paravia | anno=2002 | p= 112}}</ref> La prosa di Capuana si caratterizza per la naturalezza con cui descrive i fatti narrati, e i suoi risultati migliori sono individuabili nelle fiabe per bambini che scrisse a partire dalla tradizione popolare siciliana.<ref name="Ferroni789"/>
 
In seguito, Capuana si allontanò dal naturalismo e nel volume ''Per l'arte'' (1895) rifiutò nettamente il legame tra scienza e arte teorizzato da Zola; si fecero quindi strada in lui le suggestioni dovute al clima antipositivista di fine secolo (si veda in proposito il modulo dedicato al [[../Decadentismo|Decadentismodecadentismo]]). Tuttavia, nel 1901 pubblicò un ultimo romanzo, ''Il marchese di Roccaverdina'', progettato vent'anni prima e più volte rimaneggiato. Questo presenta ancora una volta un quadro sociale siciliano ispirato alle opere di Verga e vi è ancora una certa attenzione per l'analisi psicopatologica dei personaggi; è però lontano dall'ottica scientifica che aveva caratterizzato le opere precedenti.<ref name="Baldi112"/> Intanto, nel 1890 Capuana fu chiamato a insegnare letteratura italiana all'Istituto superiore femminile di Magistero di Roma, lo stesso in cui più tardi avrebbe insegnato anche [[../Luigi Pirandello|Luigi Pirandello]].<ref name="Ferroni789"/> Negli ultimi anni Capuana proseguì l'attività di docente presso l'università di Catania, dove si trasferì nel 1902. Si dedicò anche al teatro, e in particolare collaborò con [[w:Nino Martoglio|Nino Martoglio]] a varie opere dialettali. Morì il 29 novembre 1915 a Catania, poco dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale.
 
== Note ==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Verismo]]
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