Bivona/Il circondario storico: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Distrettobivona.jpg|thumb|200px|right|La mappa del circondario di Bivona]]
 
{{quote|[...] il Parlamento, nel valutare le argomentazioni [...], ritenne validi i motivi che avevano portato alla individuazione tanto dell'ambito del 12° distretto quanto del suo capoluogo [Bivona]|Antonino Marrone, ''Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880)'', [[1996]]<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>}}
 
Il '''circondario di Bivona''' fu una divisione amministrativa della provincia di [[Girgenti]] che s'estendeva nel territorio di 13 comuni, con capoluogo [[Bivona]]<ref name=capoluogo>{{Cita | Antonino Marrone, 1996|15}}</ref>. Soppresso ed incluso nel [[1927]] nella [[provincia di Agrigento]], ricalcava il territorio dell'omonimo e precedente distretto costituito nel [[1812]]<ref>{{Cita | Antonino Marrone, 1987|643}}</ref> nel [[regno delle Due Sicilie]], quando in [[Sicilia]] venne abolità la [[feudalità]].
 
==Territorio==
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[[Immagine:Portalebivona1.jpg|thumb|250px|right|Il portale gotico chiaramontano, simbolo di Bivona]]
{{vedi anche|Bivona}}
{{quote| Capo distretto nel val di Mazzara, Intendenza e diocesi di Girgenti da cui dista 24 miglia, 18 dal mare africano, 50 da Palermo, ex-feudo del duca di Ferrandina. Popol. 3674. Esporta grano, olio, riso. Il suo territorio è salme 5189 in cui si trova asfalto, bitume, diaspri, ed agate pregevoli; e vi è una sorgente d'acqua così carica di bitume che si accende. Furono di Bivona Vincenzo e Giuseppe Romano, il primo medico e poeta del XVII secolo, il secondo teologo e sacro oratore dell'ordine de' predicatori<ref>{{cita|Antonino Busacca, 1850|p. 234}}</ref>}}
 
===Alessandria della Rocca===
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Il [[Parlamento siciliano]] straordinario riunitosi a [[Palermo]] nel [[1812]] decretò l'abolizione della [[feudalità]] in [[Sicilia]] ([[19 luglio]]), la promulgazione della [[Costituzione siciliana del 1812|Costituzione]] ed una radicale riforma degli apparati statali, che portò alla ridefinizione del rapporto tra lo Stato e la società.
 
Il Parlamento abolì l'antica suddivisione amministrativa della Sicilia in tre [[Vallo (Sicilia)|valli]] ([[Val di Mazara]], [[Val Demone]] e [[Val di Noto]]) e stabilì l'istituzione di 23 distretti. Essi vennero delimitati dallo studioso ed [[astronomo]] [[Giuseppe Piazzi]], che tenne conto ''delle caratteristiche naturali, economiche e demografiche delle varie zone dell'Isola''<ref>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 13}}</ref>.
 
Ecco il testo tratto dalla Costituzione di Sicilia stabilita nel Generale straordinario Parlamento del [[1812]] sui criteri utilizzati per delimitare i distretti e stabilirne i capoluoghi:
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Le 23 città siciliane elevate a capoluogo di distretto furono: [[Acireale]], [[Alcamo]], [[Bivona]], [[Caltagirone]], [[Caltanissetta]], [[Catania]], [[Cefalù]], [[Corleone]], [[Girgenti]], [[Mazara del Vallo]], [[Messina]], [[Mistretta]], [[Modica]], [[Nicosia]], [[Noto]], [[Palermo]], [[Patti]], [[Piazza Armerina]], [[Sciacca]], [[Siracusa]], [[Termini Imerese]], [[Terranova di Sicilia]], [[Trapani]].
 
Bivona, capoluogo del XII distretto, e Caltanissetta erano le uniche città ex-feudali elevate a capoluogo di distretto: le altre ventuno città, infatti, anticamente erano città demaniali<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>.
 
===La controversia con Castronovo===
[[Castronovo di Sicilia]], ex città demaniale e sede dell'antica comarca in cui era compresa anche Bivona<ref name=castr>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 10}}</ref>, si oppose fermamente all'elevazione a capoluogo di distretto della città di Bivona<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>. Nonostante fosse stato inserito all'interno del distretto di [[Termini Imerese]], Castronovo pretendeva di diventare capoluogo del distretto bivonese<ref name=castr>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 10}}</ref>: in un memoriale inviato il [[22 ottobre]] [[1812]] al re di Sicilia [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando III]], i giurati ed il sindaco castronovesi affermavano che Bivona ''tanto se si considera nel fisico, quanto nel suo morale''<ref name=castr>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 10}}</ref> non era degna di ricoprire il ruolo che le era stato affidato: essi misero in evidenza il basso numero di abitanti bivonesi, l'assenza di ''fondachi e case decenti da potersi ricoverare i passeggeri''<ref name=castr>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 10}}</ref>, l'aria malsana causata dalla vicina presenza delle risaie e la mancanza di strade adeguate ad una facile comunicazione tra i diversi paesi del distretto ed il capoluogo<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 11}}</ref>.
 
Ciononostante, il Parlamento siciliano ritenne più valide le motivazioni che avevano indotto ad elevare a capoluogo la città di Bivona<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>.
 
===Territorio e confini del distretto===
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}}
 
Il distretto di Bivona era delimitato dal [[mar Mediterraneo]] ([[Canale di Sicilia]]) a [[sud]], dal fiume [[Platani]] ad [[est]], dal fiume [[Verdura (fiume)|Verdura]] ad [[ovest]] e dalla catena dei [[monti Sicani]] a [[nord]]<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>.
 
Non furono e non potevano essere prese in considerazione proposte (come quelle di Castronovo) di delimitare in altro modo il distretto bivonese: la mancanza di strade rotabili e di ponti sui fiumi avrebbe reso enormemente difficili le comunicazioni con altre località poste al di fuori di quei confini<ref name=lite>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 14}}</ref>.
 
Inoltre la scelta di elevare Bivona a capoluogo di distretto, nonostante la crisi demografica del paese, fu sostenuta da vari e validi motivi<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>:
*Bivona vantava origini antiche;
*geograficamente occupava una posizione centrale nell'ambito del distretto;
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*vantava una secolare e prestigiosa tradizione scolastica grazie alla presenza di un collegio gesuitico.
 
Il distretto di Bivona confinava a nord con i distretti di [[Corleone]] e [[Termini Imerese]], ad est con il distretto di [[Caltanissetta]], a sud con il distretto di [[Girgenti]] e ad ovest con il distretto di [[Sciacca]]<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>.
 
Comprendeva, oltre a Bivona, altri dodici comuni ed una borgata, San Ferdinando (oggi [[Filaga]]), aggregata al comune di Bivona fino al [[1859]]<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>. La superficie del distretto era di circa 864 km<sup><small>2</small></sup><ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>; la popolazione, secondo un censimento del [[1798]], era di 48.585 abitanti<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>, così distribuiti<ref name=castr>{{cita|Antonino Marrone, 2001|p. 10}}</ref>:
[[Immagine:BivonaAntica (0).jpg|thumb|200px|left|Antica piazza Fiera di Bivona, capoluogo di distretto]]
[[Immagine:Casteltermini (AG).jpg|thumb|200px|right|Panoramica di Casteltermini]]
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===I funzionari distrettuali e la sottintendenza di Bivona===
I funzionari distrettuali giunsero a Bivona tra il [[1813]] ed il [[gennaio]] [[1814]]<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>. I ruoli dei funzionari erano:
[[Immagine:Marchese greco bivona 1.jpg|thumb|right|250px|Il Palazzo Marchese Greco di Bivona, sede della sottintendenza dal [[1818]] al [[1825]]]]
 
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*il capitan d'arme.
 
Il segreto era responsabile del settore finanziario: da egli dipendevano i prosegreti esattori del comune di Bivona; il proconservatore apprestava i ruoli dei contribuenti; i giudici discutevano le cause di seconda istanza; il capitan d'arme era posto alle immediate dipendenze del ministro di alta polizia ed assicurava la pubblica sicurezza, in particolar modo nelle campagne, grazie all'ausilio della sua compagnia d'arme, formata da dodici uomini<ref name=quindici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 15}}</ref>.
 
Durante il [[1813]] ed il [[1814]] a Bivona si svolsero le elezioni distrettuali che portarono al Parlamento siciliano due deputati eletti in tre tornate elettorali svolte in quel periodo<ref name=sedici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 16}}</ref>.
 
L'[[11 ottobre]] [[1817]] venne attuata una riforma amministrativa che fece divenire i distretti componenti delle [[Provincia|province]], nuove circoscrizioni territoriali più grandi e più rilevanti da un punto di vista amministrativo. A capo di ogni provincia vi era un [[intendente]], coadiuvato dalla Segreteria d'Intendenza e dal Consiglio d'Intendenza; il [[Consiglio provinciale]], composto da 15 membri annuali proposti dai comuni della provincia e nominati dal [[re di Sicilia]], era un organo deliberativo ed aveva un proprio bilancio<ref name=sedici>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 16}}</ref>.
 
A capo di ogni capoluogo di distretto che non era sede di intendenza, invece, vi era un sottintendente, cioè la prima autorità del distretto<ref name=diciassette>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 17}}</ref>. Bivona, inserita insieme agli altri comuni del suo distretto ed a quelli dei distretti di Girgenti e Sciacca all'interno della provincia di Girgenti (futura [[provincia di Agrigento]]), divenne pertanto sede di sottintendenza e venne dotata di vari organi amministrativi<ref name=diciassette>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 17}}</ref>: la segreteria di sottintendenza ed il Consiglio Distrettuale, composto da 11 consiglieri.
 
===Suddivisione in circondari===
[[Immagine:Ribera palazzo comunale.jpg|thumb|left|250px|Il Municipio di Ribera, comune divenuto capoluogo di circondario nel [[1841]]]]
Il [[Regio Decreto]] del [[30 maggio]] [[1819]] previde la suddivisione dei distretti in diversi circondari, che presero nome dai rispettivi capoluoghi: il distretto di Bivona venne suddiviso in tre circondari<ref name=diciotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 18}}</ref>.
 
; Prima del [[1841]]
Nel [[1819]] il distretto venne suddiviso nei circondari di Bivona (4 comuni), Burgio (5 comuni) e Cammarata (4 comuni)<ref name=diciotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 18}}</ref>:<br>
''Circondario di Bivona'': Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona<br>
''Circondario di Burgio'': Burgio, Calamonaci, Lucca, Ribera, Villafranca<br>
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; Dal [[1841]]
Nel [[1841]], per l'importanza assunta dalla cittadina, anche Ribera divenne sede di un circondario, comprendente due soli comuni<ref name=diciotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 18}}</ref>:<br>
''Circondario di Bivona'': Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona<br>
''Circondario di Burgio'': Burgio, Lucca, Villafranca<br>
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[[Immagine:Bivona.jpg|thumb|250px|right|Panoramica di Bivona, capoluogo di distretto]]
 
{{quote|E se Bivona col nuovo Governo d'Italia fu riconosciuto Capoluogo di Circondario nel 1860, lo si deve appunto alla Costituzione del 1812, per la quale aveva acquisito il dritto di Capoluogo di distretto|Giovan Battista Sedita, ''Cenno storico-politico-etnografico di Bivona'', [[1909]]<ref>{{cita|Giovan Battista Sedita, 1909|101}}</ref>}}
 
In seguito alla rivoluzione siciliana del [[1820]], fu attuata la riforma dell'apparato di polizia e furono adottati i nuovi criteri di dislocazione dell'apparato militare; nel [[1824]] venne varata la riforma del sistema finanziario. Bivona, pertanto, era sede<ref name=diciotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 18}}</ref>:
*come capoluogo di circondario:
**del giudicato circondariale
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===La crisi finanziaria===
La grave crisi finanziaria che colpì la società siciliana soprattutto negli [[Anni 1820|anni venti]] dell'[[Ottocento]] indusse il governo a modificare l'assetto amministrativo dell'Isola<ref name=venti>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 20}}</ref>: inizialmente si prevedeva la riduzione delle province da 7 a 4 e l'abolizione di alcune sottintendenze, tra cui quella di Bivona (che sarebbe dovuta aggregarsi a quella di Sciacca)<ref name=venti>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 20}}</ref>.
 
Il Regio Decreto dell'[[8 marzo]] [[1825]], tuttavia, mantenne la suddivisione della Sicilia in 7 province, ma abolì tutte le sottintendenze. Ciononostante, il ridimensionamento dell'apparato amministrativo e rappresentativo del distretto fu uno dei motivi che causarono numerose e sanguinose rivolte in tutta l'Isola negli [[Anni 1830|anni trenta]], in particolar modo nel [[1837]], quando la Sicilia fu vittima anche del [[colera]]<ref name=venti>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 20}}</ref>.
 
In seguito a questi episodi, il governo provvide a modificare nuovamente gli apparati amministrativi distrettuali: vennero reintrodotte le sottintendenze, i Consigli Distrettuali e gli Ispettorati distrettuali di polizia; furono abolite le Compagnie d'Armi, sostituite da distaccamenti distrettuali della Regia Cavalleria a cavallo<ref name=ventuno>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 21}}</ref>.
[[Immagine:Sanesi - La rivoluzione di Palermo-12 gennaio 1848 - ca. 1850.jpg|thumb|left|250px|La [[Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848|rivoluzione di Palermo]] ([[12 gennaio]] [[1848]])]]
 
===Il periodo preunitario===
Dopo una prima abolizione nel [[1825]] ed il ripristino nel [[1837]], la sottintendenza di Bivona venne abolita nuovamente il [[12 gennaio]] [[1848]], quando a [[Palermo]] scoppiò la [[Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848|rivoluzione]]<ref name=trentadue>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 32}}</ref>: il sottintendente Giuseppe Consiglio si allontanò dal paese il [[27 gennaio]] [[1848]], quando Bivona aderì alla rivoluzione indipendentista<ref name=ventidue>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 22}}</ref>.
 
La sottintendenza venne ripristinata solamente nel [[maggio]] [[1849]]<ref name=trentadue>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 32}}</ref>: ciononostante essa, insieme all'intero distretto bivonese, era tenuta in bassa considerazione dal governo. Infatti Bivona veniva esclusa ''dai programmi di sviluppo e di adeguamento delle infrastrutture''<ref name=venticinque>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 25}}</ref>, ed era considerata sede ''dove poter destinare funzionari dal passato negativo od equivoco''<ref>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 25-26}}</ref>.
 
Nel periodo compreso tra il [[1851]] ed il [[1860]] a Bivona si avvicendarono sei sottintendenti<ref name=ventitre>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 23}}</ref>: alcuni di essi cercarono di instaurare un rapporto molto stretto con la classe dirigente bivonese<ref name=ventiquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 24}}</ref>, che godeva di ampi spazi di manovra nella gestione comunale e distrettuale<ref name=venticinque>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 25}}</ref>.
 
Il [[1860]], l'anno del crollo del [[Regno delle Due Sicilie|regno borbonico]], della [[spedizione dei Mille]] e dell'annessione della Sicilia al [[regno sabaudo]], decretò la fine dei distretti e l'istituzioni di nuove circoscrizioni amministrative territoriali, i circondari<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>.
 
===Società, economia e politica del distretto===
{{Incompleta}}
Le condizioni sociali, economiche, amministrative, politiche e dell'ordine pubblico del distretto di Bivona vennero riferite dalle relazioni dei vari sottintendenti, dei giudici e degli ispettori di polizia<ref name=trenta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 30}}</ref>.
 
==Il circondario==
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[[Immagine:Giuseppe Garibaldi (1866).jpg|left|thumb|200px|Giuseppe Garibaldi, l'''eroe dei due mondi'']]
 
Nella prima metà del [[1860]], il distretto di Bivona fu teatro di numerose turbolenze dell'ordine pubblico (i tumulti più gravi si verificarono a Santo Stefano di Bivona) e fu coinvolto in un acceso e duraturo dibattito causato da alcuni comuni che volevano modificare l'assetto amministrativo delle circoscrizioni territoriali e volevano sopprimere il distretto bivonese<ref name=settantuno>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 71}}</ref>.
 
La crisi dell'ordine pubblico, pertanto, si venne a formare proprio nel periodo in cui [[Giuseppe Garibaldi]] sbarcò in Sicilia per liberare l'Isola dal dominio borbonico. Per circa un mese, dal [[15 maggio]] al [[10 giugno]], il distretto di Bivona restò nelle mani delle numerose bande armate che compivano rapine e vendette, non senza spargimento di sangue<ref name=settantuno>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 71}}</ref>.
 
Ecco una testimonianza del Comandante dei Militi del distretto di Bivona Onofrio Guggino esposta al Consigliere della Sicurezza Pubblica il [[1º marzo]] [[1861]]<ref name=settantuno>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 71}}</ref>:
{{quote|Il distretto era in stato di completa anarchia, vessato [...] dalle false squadre di don Francesco Riggio di Cianciana e dei fratelli Capitano Padella di S. Stefano e da una frazione di malfattori che si dicea dipendere da una squadra di Santo Meli. Lucca e Ribera assalite dalla falsa squadra di Riggio, Alessandria e Cammarata minacciata dalla falsa squadra dei Padella, Prizzi sottoposta a taglia, e S. Biagio spogliata in pieno giorno, facevano restare le Comuni del distretto isolate l'una dall'altra a segno che si temeva di andare da Comune in Comune ed erano interrotte le comunicazioni}}
 
Il [[7 giugno]] [[1860]], per ridare equilibrio all'ordine pubblico, il barone Giuseppe Guggino (presidente del Comitato Provvisorio di Bivona e coordinatore degli altri comuni del distretto) inviò una lettera a Garibaldi<ref name=settantadue>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 72}}</ref> in cui sollecitava l'insediamento in Bivona del neogovernatore del distretto, Francesco Falsone di [[Palma di Montechiaro]], che risolse parzialmente alcuni problemi che colpivano la circoscrizione<ref name=settantatre>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 73}}</ref>.
 
Il [[26 agosto]] [[1860]] venne varato il decreto per il riordinamento amministrativo della Sicilia, per rendere la legislazione dell'Isola analoga a quella del regno dei Savoia<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>: con esclusione delle province, le antiche circoscrizioni territoriali cambiarono denominazione, mantenendo tuttavia inalterati i propri confini geografici. I distretti divennero circondari, i circondari borbonici (le ulteriori suddivisioni dei distretti) divennero mandamenti<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>.
 
===L'amministrazione delle province e dei circondari===
[[Immagine:Meyers b14 s1002a.jpg|right|thumb|250px|Antica mappa della Sicilia suddivisa in 7 province]]
A capo della provincia vi era un governatore, che deteneva il potere esecutivo e vigilava sull'andamento delle pubbliche amministrazioni<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>; egli, inoltre, soprintendeva la pubblica sicurezza, avvalendosi della collaborazione di un Consiglio di Governo della provincia<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>.
 
Prima autorità di ogni circondario, invece, era l'intendente, che compiva le incombenze che gli erano commesse dalle leggi, eseguiva gli ordini del governatore e provvedeva nei casi di urgenza, riferendo sempre al governatore stesso. Il governatore e gli intendenti (dal [[1862]] chiamati prefetto e sottoprefetti) disponevano di un ufficio di segreteria<ref name=settantaquattro>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 74}}</ref>.
 
Nell'ambito di ogni singolo comune, il consiglio comunale (composto da cittadini maschi, alfabeti, di età superiore a 25 anni, selezionati su base censitaria, professionale o accademica) eleggeva la giunta; il sindaco, invece, veniva nominato direttamente dal re<ref name=settantacinque>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 75}}</ref>. Il consiglio provinciale, formato da un numero di consiglieri proporzionato alla popolazione censita nei mandamenti che formavano un circondario, aveva funzione consultiva e deliberativa, e disponeva, come organo esecutivo, della Deputazione provinciale, composta dal governatore e da un numero prestabilito di membri eletti dal consiglio provinciale<ref name=settantacinque>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 75}}</ref>. Quest'ultimo, insieme con il consiglio comunale, poteva essere sciolto solamente dal sovrano<ref name=settantacinque>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 75}}</ref>.
 
===I problemi del circondario bivonese===
[[Immagine:Conventosandomenicobivona.jpg|thumb|left|250px|Il convento di San Domenico di Bivona, sede del seggio elettorale del [[21 ottobre|21]]-[[22 ottobre]] [[1860]]]]
Il plebiscito per l'annessione della Sicilia al [[regno d'Italia]] sotto la sovranità di [[Vittorio Emanuele di Savoia]], svoltosi il [[21 ottobre|21]] ed il [[22 ottobre]] [[1860]], anche nel circondario di Bivona risultò ampiamente a favore dell'Unità d'Italia<ref name=settantasei>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 76}}</ref>; ciononostante, proprio nel circondario bivonese si contò la più alta percentuale di voti contrari: su 667 voti contrari espressi in tutta l'Isola, infatti, il 34,5% (pari a 230 voti) si ebbe solamente nella circoscizione territoriale di Bivona<ref name=settantasei>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 76}}</ref>.
 
Il processo di omologazione politica ed amministrativa della Sicilia alla legislazione del regno d'Italia si avviò tra la fine del [[1860]] e l'inizio del [[1861]]<ref name=settantasette>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 77}}</ref>: i primi di [[gennaio]] si svolsero le elezioni comunali e provinciali, a [[febbraio]] quelle politiche<ref name=settantasette>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 77}}</ref>: nel collegio elettorale di Bivona venne eletto il generale [[Giacinto Carini]]<ref name=settantotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 78}}</ref>.
 
Nello stesso periodo si insediarono in Bivona i nuovi funzionari e gli impiegati degli uffici circondariali (Agenzia delle imposte dirette, Ricevitoria del registro, Ispettorato scolastico, Commissione Sanitaria Circondariale, Commissione di Verifica dei Pesi e Misure)<ref name=settantotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 78}}</ref> e dei mandamenti (preture)<ref name=settantotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 78}}</ref>.
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 350px
|titolo = Il precursore di Palermo<small><ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref></small>
|contenuto = [...] Difatti giammai in questo circondario non si è cambiato un impiegato per inadempienza ai propri doveri, non solamente quando annoiato di questa residenza, qualche eletto è arrivato ad avere tale una protezione che dopo molti anni e molto inchiostro e carta lo ha fatto traslocare in residenza migliore, tollerando sempre che i tristi e gli inetti vi stiano, purché non domandino di cambiar clima. Tale era pure l'andazzo dell'ex Borbone, e questo circondario era la Caienna degli impiegati in disgrazia. Noi ci speravamo tutt'altro procedere dal governo riparatore, però disgraziatamente dobbiamo confessare che, se allora ci venivano gli impiegati in castigo, la speranza di una riabilitazione li facea migliori. Oggi invece che ci inviano i più feroci o, per lo meno, inetti, si sbizzariscono a spese di noi miseri contribuenti, che abbiamo la disgrazia di aver visto la luce nel circondario di Bivona [...]
}}
 
 
L'avvio del nuovo sistema amministrativo mostrò notevoli difficoltà soprattutto nel circondario di Bivona, l'unico nella provincia di Girgenti ad essere separato ''per difetto di strade e di telegrafo da ogni centro di governo''<ref name=settantotto>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 78}}</ref>. [[Alessandro Della Rovere]], luogotenente del re, constatando la marginalizzazione della circoscrizione, ritenne il circondario di Bivona come posto indicato per destinarvi ''a castigo qualche intendente che meriti una severa misura del Governo''<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>; un articolo del giornale ''Il Precursore di Palermo'', pubblicato nel [[1872]], definiva il circondario di Bivona ''la [[Caienna]] degli impiegati in disgrazia''<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>.
 
Altri problemi erano quelli relativi ai collegamenti e alle comunicazioni tra i comuni del circondario<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>: i lavori di completamento della rotabile [[Strada statale 118 Corleonese Agrigentina|Corleonese-Agrigentina]] erano sospesi<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>; la costruzione di strade di collegamento fra i vari comuni circondariali non era nemmeno avviata<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>.
 
Fin dal [[12 ottobre]] [[1860]] il consiglio civico di Casteltermini aveva proposto la propria cittadina come capoluogo dell'intero circondario<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>: il governo prodittatoriale, favorevole alla proposta, interpellò il consiglio provinciale<ref name=settantanove>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 79}}</ref>. Quest'ultimo, nella primavera del [[1861]], propose la soppressione del circondario di Bivona, una redifinizione delle circoscrizioni amministrative dell'intera provincia di Girgenti e l'istituzione di un nuovo circondario, quello di [[Canicattì]]<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>.
 
Tale proposta creò un acceso dibattito tra Bivona, Casteltermini, il governo prodittatoriale ed il consiglio provinciale: quest'ultimo, nella seduta del [[27 ottobre]] [[1863]], deliberò la riconferma dei circondari esistenti e di Bivona come capoluogo<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>. Non poco influente sulla decisione finale risultò l'accurata ''Difesa di Bivona come Capoluogo di Circondario'' scritta dal notaio Gaetano Picone, nato a Bivona ma domiciliato a Santo Stefano<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>.
 
La scarsa considerazione del circondario bivonese, tuttavia, era stata manifestata anche nel [[1861]], quando si avviò la procedura di definizione delle circoscrizioni giudiziarie. Il consiglio provinciale auspicava l'istituzione di un tribunale circondariale, da affiancare a quello di Girgenti<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>. Il nuovo tribunale avrebbe potuto comprendere alcuni mandamenti del circondario di Bivona che, tuttavia, desiderava la propia aggregrazione al tribunale di Girgenti (con eccezione dei mandamenti di Burgio e Ribera, più vicini a Sciacca)<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>. Il [[decreto legge]] del [[9 febbraio]] [[1862]] assegnò l'intero circondario di Bivona alla circoscrizione giudiziaria di Sciacca<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>: ancora una volta i reclami del circondario (in particolar modo dei mandamenti di Bivona, Cammarata e Casteltermini) restarono disattesi<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>.
 
===Suddivisione in mandamenti===
Nel [[1861]], con decreto speciale, venne elevato a capoluogo di mandamento anche il comune di Casteltermini<ref name=ottanta>{{cita|Antonino Marrone, 1996|p. 80}}</ref>, oltre a Bivona, Burgio, Cammarata e Ribera che erano già stati capoluoghi di circondario durante il periodo borbonico.
 
*''Circondario di Bivona'': Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
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<references/>
==Bibliografia==
*{{cita libro|Antonino|Busacca| Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia preceduto da un compendio storico siculo| 1850| Stamperia Fiumara| Messina|cid=Antonino Busacca, 1850}}
*{{cita libro|Girolamo|di Marzo Ferro| Dizionario geografico, biografico, statistico e commerciale della Sicilia| 1853| Stabilimento tip. di Fr. Lao| Palermo|cid=Girolamo di Marzo Ferro, 1853}}
*{{cita libro|Antonino|Marrone| Bivona città feudale voll. I-II| 1987| Salvatore Sciascia Editore| Caltanissetta-Roma|cid=Antonino Marrone, 1987}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone| Bivona dal 1812 al 1881|2001| Comune di Bivona| Bivona|cid=Antonino Marrone, 2001}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone| Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880)| 1996| Comune di Bivona| Bivona|cid=Antonino Marrone, 1996}}
*{{cita libro|Giovan Battista| Sedita| Cenno storico-politico-etnografico di Bivona| 1909|| Bivona|cid=Giovan Battista Sedita, 1909}}
 
==Voci correlate==