Bivona/Monumenti e luoghi d'interesse: differenze tra le versioni

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*''Chiesa di Santa Rosalia'' (XIII-XIV secolo), dotata di un portale in stile barocco, presenta all'interno il Fercolo di Santa Rosalia, scolpito nel 1601, un crocifisso ligneo, alcune tele sette-ottocentesche e una piccola botola attraverso la quale è possibile osservare il tronco della quercia sotto la quale Santa Rosalia soleva pregare durante la sua permanenza nel bosco di Bivona<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=146|titolo=Chiesa Santa Rosalia Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa dell'Annunziata'' (XIV secolo), comunemente chiamata "Chiesa del Carmine", custodisce alcuni preziosi quadri di grandi autori siciliani (ad esempio quelli di Giuseppe Salerno, noto come ''lo Zoppo di Ganci'')<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=150|titolo=Chiesa del Carmelo Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa di San Sebastiano'' (XIV-XV secolo), detta anche "di Santa Chiara", recentemente restaurata, presenta un portale tardo rinascimentale-manierista: all'interno erano presenti diverse tele di Michelangelo Maglianti, pittore palermitano vissuto nel XVIII secolo, ed altre preziose opere d'arte<ref name="Marrone97.0">{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 389|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Paolo'' (XV secolo), ha un portale in stile barocco del XVII secolo; barocche sono pure le decorazioni interne. La chiesa si caratterizza per la notevole presenza di pregevoli statue e tele settecentesche<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 373|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Maria di Loreto'' (XV secolo), detta anche "di San Domenico", si tratta di una delle più grandi chiese di Bivona. Presentava all'interno una grande quantità di arredi sacri, oggi quasi tutti perduti: erano presenti un organo settecentesco, un pulpito in legno, numerosi altari, quadri e statue, molte delle quali trasferite nelle altre chiese bivonesi. Intorno alla metà del Novecento, infatti, la chiesa divenne del tutto inagibile, e tuttora si trova in pessime condizioni. È in atto la ristrutturazione e la restaurazione dell'edificio<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 272|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Maria di Gesù'' (XVI secolo), di cui rimangono solamente i ruderi. Si trattava di una chiesa in stile gotico. Nel Settecento venne ristrutturata secondo un gusto prettamente barocco, ma nei due secoli successivi venne completamente abbandonata. Oggi è di proprietà privata<ref name="Marrone97.0" />;
*''Chiesa di San Giacomo Maggiore'' (XVI secolo), all'interno reca diverse tele di pregevole fattura, alcune statue e soprattutto molte lapidi funerarie, di cui una corredata da un settecentesco monumento funebre. L'altare maggiore è sovrastato da una grande tela cinquecentesca della Madonna degli Angeli ed è dotato di un tabernacolo ligneo del Settecento. La chiesa, recentemente restaurata, è detta anche "dei Cappuccini"<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=10|titolo=Convento Cappuccini Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa Madre Mater Salvatoris'' (XVI secolo), edificata dai padri Gesuiti alla fine del Cinquecento, nel Seicento venne ampliata notevolmente e il 6 aprile 1781, dopo l'espulsione dei Gesuiti dalla Sicilia, venne intitolata alla Madonna ("Mater Salvatoris") ed elevata a Nuova Madrice di Bivona<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=9|titolo=Chiesa Madre Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa di Sant'Isidoro Agricola'' (XVII secolo), edificata negli anni quaranta del Seicento da un gruppo di bivonesi che, in seguito a pessime annate agricole, decisero di costruire un luogo di culto per [[w:Isidoro Agricola|Sant'Isidoro Agricola]], protettore degli agricoltori, sia internamente che esternamente la chiesa non presenta alcun elemento architettonico decorativo, come ad indicare l'umiltà e la semplicità propria della vita agricola<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=149|titolo=Chiesa Sant'Isidoro Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa dell'Immacolata Concezione'' (XVII secolo), era dotata di un prezioso portale barocco dalle caratteristiche colonne tortili, che attualmente giace sotto le macerie all'interno della vicina Chiesa di Santa Maria di Loreto. La chiesa, a navata unica, è crollata quasi del tutto nel corso del Novecento: solo recentemente è stata restaurata e sconsacrata, divenendo così luogo di riunioni e convegni<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 189|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa Evangelica'' (XX secolo), inizialmente un semplice locale che nel 1981 venne affittato da un italo-americano, nel 1984 venne acquistato definitivamente e messo a disposizione della comunità bivonese. L'edificio, in quanto semplice locale, non presenta rilevanti caratteristiche architettoniche, ma si mantiene semplice e sobrio, in linea con i principi evangelici predicati dai pastori<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 406|Antonino Marrone, 1997}}</ref>.
 
===Altre chiese===
====Chiese del passato====
*''Chiesa di Sant'Andrea'', costruita alla fine del XII secolo o all'inizio del XIII, probabilmente la prima Chiesa e la prima Matrice di Bivona<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 67|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Sant'Antonio Abate'', una delle Chiese più antiche. La prima notizia su di essa risale al 23 febbraio 1419<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 69|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Sant'Agata'', costruita al tempo della Signoria dei Chiaramonte a Bivona (1363-1392)<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 133|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Giovanni Battista'', risale al 1481-82. Di piccole dimensioni, era dotata di una sagrestia e di una torre campanaria che fungeva da orologio pubblico<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 143|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Maria Maddalena'', una delle chiese più antiche di Bivona. La prima notizia risale al 1540. Nel 1595 fu ceduta ai Gesuiti che la fecero diventare nuova Chiesa Madre<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 154|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Pietro'', detta poi di ''Santa Maria del Soccorso''. La prima notizia risale al 1540. A navata unica, presentava una cappella per lato e disponeva di un piccolo campanile<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 156|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Caterina'', la prima notizia su di essa risale al 1540. Qualche anno dopo venne dichiarata non agibile<ref name=marr1>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 163|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Giacomo'', la prima notizia su di essa risale al 1540, ma già in data anteriore non era più agibile<ref name=marr1 />;
*''Chiesa di Santa Chiara'', si hanno poche notizie su di essa. Questa chiesa era diruta in data anteriore al 1548<ref name=marr2>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 164|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Lucia'', si hanno notizie su di essa in due documenti rispettivamente del 1540 e del 1593<ref name=marr2 /> ;
*''Chiesa di San Rocco'', venne edificata negli anni quaranta del Cinquecento. Era dotata di una piccola sagrestia<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 167|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa del Purgatorio'', risale al Settecento. Inizialmente un semplice oratorio, oggi è sede della casa canonica<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 199|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Michele Arcangelo (o di San Francesco)'', inizialmente un ''sacellum'' donato ai Conventuali nel 1394, negli anni Cinquanta è stata abbattuta per edificare case popolari<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 255|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>.
 
====Chiese rurali====
[[Immagine:Madonna Olio.jpg|thumb|right|250px|Santuario della ''Madonna di l'Ogliu''<ref>Il nome deriva dall'affioramento spontaneo di olio minerale nella zona in cui sorse il Santuario. L'olio veniva utilizzato per accendere le lucerne e, come medicamento, per guarire alcune malattie, specialmente quelle degli animali.</ref>]]
*''Chiesa di Santa Maria dell'Olio'', antico luogo di culto bivonese dedicato alla ''Madonna di l'Ogliu''. Nel 2008 è stato inserito nella "Carta Regionale dei Luoghi dell'Identità e della memoria" della Regione Sicilia<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=12|titolo=Santuario della Madonna dell'Olio Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Chiesa di San Leonardo'', documentata per la prima volta nel 1488 e oggi non più esistente<ref name=marr3>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 219|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di San Vito'', documentata per la prima volta nel 1505 e oggi non più esistente<ref name=marr3 />;
*''Chiesa di San Matteo'', fino a qualche decennio fa ne erano ancora visibili i ruderi<ref name=marr3 />
*''Chiesa di San Giovanni Evangelista'', fondata nel 1539 e oggi non più esistente<ref name=marr3 />;
*''Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo'', documentata per la prima volta nel 1563 e poi ceduta ai Cappuccini<ref name=marr4>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 220|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Maria del Bosco'', documentata per la prima volta nel 1593 e oggi non più esistente<ref name=marr4 />;
*''Chiesa della Madonna del Ponte'', documentata per la prima volta nel 1607 e oggi non più esistente<ref name=marr5>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 221|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Santa Maria della Scala'', documentata per la prima volta nel 1737 e oggi non più esistente<ref name=marr5 />;
*''Chiesa nella casa rurale del Barone Guggino'', documentata per la prima volta nel 1774 e oggi non più esistente<ref name=marr6>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 224|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa della Millaca'', costruita tra il 1792 e il 1793 e oggi non più esistente<ref> {{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 122|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Chiesa di Pollicia Sottana'', documentata per la prima volta nel 1797 e oggi non più esistente<ref name=marr6 />;
*''Chiesa di Pollicia Soprana'', documentata per la prima volta nel 1797 e oggi non più esistente<ref name=marr6 />;
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===Conventi, monasteri e collegi===
[[Immagine:Conventocappuccinibivona.jpg|thumb|200px|right|Il Convento dei Cappuccini]]
*''Convento dei Carmelitani'', istituito molto probabilmente nel [[XIV secolo]] e sede della comunità dei Carmelitani e, in un secondo momento, della Congregazione delle Suore Agostiniane. Oggi i locali del convento sono in ristrutturazione per essere adibiti a biblioteca comunale<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 229|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Convento dei Minori Conventuali'', istituito nel [[1394]] e sede della comunità dei Frati Minori Conventuali. Oggi i locali del convento sono stati distrutti e sostituiti da alcune case popolari<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 245|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Monastero delle Benedettine'', istituito all'inizio del [[XV secolo]] e sede della Congregazione delle Suore Benedettine Cassinesi. Qualche decennio fa è stato distrutto, e nello stesso luogo vennero edificate un istituto scolastico e la sede dell'ASL di Bivona, attualmente in fase di ristrutturazione<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 359|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Convento dei Domenicani'', istituito nel [[XV secolo]] e sede della comunità dei Domenicani. Nel [[XIX secolo]] i locali vennero ampliati e divennero prima sede della caserma dei carabinieri, poi sede dell'Università di Bivona; attualmente sono annessi all'Istituto Tecnico Commerciale e per Ragionieri di Bivona<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 259|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Convento di Santa Maria di Gesù'', istituito nel [[1500]] e sede della comunità dei Frati Minori Osservanti e, in un secondo momento, dei Frati Minori Riformati. Oggi i locali del convento, annessi all'omonima chiesa, sono quasi del tutto distrutti<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 288|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Convento dei Cappuccini'', istituito intorno alla metà del [[XVI secolo]] e sede della comunità dei Padri Cappuccini. Tuttora è sede della comunità francescana di Bivona e appartiene alla provincia dei Cappuccini di Palermo<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 331|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Monastero delle Clarisse'', istituito nel [[1585]] e sede della Congregazione delle Suore Clarisse. In precedenza fu il primo collegio dei Gesuiti presente a Bivona e oggi i locali sono stati adibiti a casa di riposo per anziani<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 379|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Collegio dei Gesuiti'', istituito tra la fine del [[XVI secolo|XVI]] e l'inizio del [[XVII secolo]], e seconda sede dei Padri Gesuiti, dopo che essi vendettero il loro primo collegio alle Clarisse. Dopo l'espulsione dei Gesuiti, divenne sede scolastica e attualmente è sede municipale; le piante e i progetti del collegio risalenti al [[XVI secolo]] si trovano presso la [[Bibliothèque nationale de France|Biblioteca Nazionale di Parigi]]<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 303|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>.
 
===Cappelle===
[[Immagine:Madonnadilasprescia1.jpg|thumb|left|200px|Cappella della ''Madonna della Sprescia'']]
*''Cappella di San Michele Arcangelo'', documentata per la prima volta nel [[1372]] e oggi non più esistente<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 155|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Cappella dell'Ospedale (Santa Maria delle Catene)'', intitolata alla Madonna della Catena e a San Giuliano, documentata per la prima volta nel [[1499]] e oggi non più esistente<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 166|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Cappella della Madonna di Montemaggiore'', documentata per la prima volta nel [[1747]] e oggi non più esistente<ref name=marr7>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 203|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Cappella della Madonna delle Grazie'', oggi non più esistente, diede il nome alla Piazza in cui era situata<ref name=marr7 />;
*''Cappella nella casina del rev. don Pasquale Bellone'', attestata in un verbale di visita pastorale del [[1806]], e oggi non più esistente<ref name=marr6 />;
*''Cappella nella casina del rev. don Antonio Russo'', attestata in un verbale di visita pastorale del [[1806]], e oggi non più esistente<ref name=marr6 />;
*''Cappella della Madonna della Sprescia'', sita in contrada San Leonardo, nella parte meridionale del paese. La più antica notizia su di essa risale al [[1834]]<ref>{{cita web|url=http://www.chiesabivona.it/?page_id=151|titolo=Cappella della Madonna della Sprescia Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>;
*''Cappella del Carcere'', la cui costruzione è stata indetta con una ministeriale del [[17 giugno]] [[1840]], probabilmente mai edificata<ref name=marr8>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 204|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Cappella del Camposanto'', sita all'interno del Cimitero, entrò in funzione nel [[1882]]<ref name=marr8 />;
*''Cappella di Santa Filomena'', sita in località Santa Filomena e risalente al [[XIX secolo]]; fino ad alcuni decenni fa ne restavano solamente i ruderi<ref name=marr6 />.
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===Oratori===
A partire dal [[XVII secolo]], e ancor più nel [[XVIII secolo|Settecento]], a Bivona vennero istituiti diversi oratori urbani: si trattava di alcuni vani dei palazzi nobiliari destinati alla celebrazione di culti religiosi. Altri oratori sorsero presso le abitazioni dei sacerdoti benestanti.
Il più importante era l'''Oratorio Urbano della Compagnia della Madonna dell'Olio'', sito nell'attuale piazza San Domenico. Si ha notizia dell'oratorio in un verbale di visita pastorale del [[1669]]. Di modeste dimensioni, all'interno recava un'immagine nera della Madonna dell'Olio e quella di un Crocifisso. Era utilizzato per lo svolgimento delle pratiche religiose della Compagnia della Madonna dell'Olio e per la celebrazione della ricorrenza della festa della Madonna dell'Olio. L'oratorio venne concesso alla Chiesa delle Anime del Purgatorio. Oggi è sede della casa canonica<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 198|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>.
Altri oratori:
*''Oratorio del Marchese Greco'', attestato dal [[1732]] al [[1752]]. Si trovava all'interno del palazzo barocco nell'attuale via Marchese Greco;
*''Oratorio presso la casa rurale del rev. don Giuseppe Guggino'', noto grazie ad un verbale di visita pastorale del [[1768]]<ref name=marr6 />;
*''Oratorio dei baroni Guggino'', attestato dal [[1773]] al [[1921]]. Si trovava nel palazzo nobiliare nell'attuale piazza Guggino<ref name=marr9>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 207|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>;
*''Oratorio del sac. don Melchiorre Fiano'', noto grazie ad un verbale di visita pastorale del [[1773]]. Il sacerdote era beneficiale della Chiesa dell'Immacolata Concezione<ref name=marr9 />;
*''Oratori dei sacerdoti Antonino Russo e Pasquale Bellone'', di cui si ha notizia in un verbale di visita pastorale del [[1806]]<ref name=marr9 />;
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===Moschee e sinagoghe===
{{vedi anche|Giudecca di Bivona}}
Essendo stato praticato l'[[Islam]] dai primi abitanti di Bivona, si pensa che tale comunità doveva possedere un proprio luogo di culto, probabilmente una ''[[moschea]]'': per mancanza di fonti e di documenti, non si è a conoscenza dell'ubicazione di tale edificio. Ma Bivona è stata anche una ''Judaica'' (o Giudecca): gli [[Ebreo|Ebrei]] occuparono un quartiere abbastanza centrale nella cittadina, ovvero quello circostante la chiesa e il convento di San Domenico. Molto probabilmente in questa zona sorgevano sia la ''meschita'' (la sinagoga o moschea), sia il locale adibito alla purificazione delle donne, sia la sede locale dove si riuniva la ''aliama'' (la comunità giudaica del paese)<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 403|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>.
 
==Architetture civili==
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===Palazzi===
*''Palazzo Ducale'' ([[XVI secolo]]), sito tra piazza Ducale, via Lorenzo Panepinto e via Telegrafo, nella parte centrale del paese. Fu edificato intorno alla metà del [[XVI secolo|Cinquecento]]; nel [[1554]] prese il nome di "palazzo ducale" in quanto venne abitato da Isabella de Vega e Pietro de Luna, che aveva acquisito il titolo di Duca<ref> {{cita libro|nome=Antonino|cognome=Marrone|titolo=Bivona, città feudale1987, vol. I|anno=1987 |editore=Salvatore Sciascia Editore |luogo=Caltanissetta-Roma|cid=Antonino Marrone, 1987 I}} Pag. 152}}.</ref>. La coppia trasferì la propria residenza in Bivona dopo aver trascorso un periodo a Palermo. Fu sede delle famiglie ducali che succedettero ai de Luna stanziatesi a Bivona, fino a quando, nel [[XIX secolo]], venne utilizzato prima come sede di Sottintendenza, poi come sede di Sottoprefettura al primo piano, mentre il piano terra costituiva le carceri distrettuali e circondariali<ref> {{cita libro|nome=Antonino|cognome=Marrone |titolo=Bivona dal 1812 al 1881 |anno=2001|editore=Comune di Bivona |luogocittà=Bivona|cid=Antonino Marrone, 2001}} Pag. 432.</ref>. Nel [[1927]] divenne sede del municipio di Bivona, con gli uffici allocati sempre al primo piano, il "piano nobile". Nella seconda metà del [[XX secolo|Novecento]] la parte meridionale del palazzo, prospiciente la piazza Ducale, venne demolita perché ridotta in pessime condizioni, e venne costruito un nuovo edificio a più piani che fungesse da Municipio e da piccolo albergo. Del palazzo originario oggi rimane solamente una piccola parte, quella settentrionale, divenuta abitazione privata.
*''Palazzo Municipale'' ([[XVII secolo]]), sito tra piazza Ducale e piazza Madrice, nella parte centrale del paese. La sede del Palazzo Municipale di Bivona è l'antico collegio dei gesuiti. Dopo l'espulsione della Compagnia di Gesù dalla Sicilia, i locali del collegio vennero adibiti a scuola (a partire dal [[XVI secolo]] Bivona fu sede di scuole primarie e secondarie<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|369}}.</ref>); nella seconda metà del [[XX secolo|Novecento]] il palazzo divenne sede municipale. Alcuni locali costituiscono la biblioteca comunale, altri gli uffici del municipio, altri ancora sono annessi alla vicina Chiesa Madre.
*''Palazzo del Marchese Greco'' ([[XVIII secolo]]), sito nell'omonima via, in stile tardo [[barocco]]<ref>{{cita web|url=http://www.bivonaonline.it/?page_id=955|titolo=Palazzo Marchese Greco Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>. È l'unico palazzo nobiliare di Bivona che ha mantenuto le proprie caratteristiche architettoniche. Ritenuta una tra le migliori dimore patrizie del barocco siciliano<ref>Distretto Scolastico N. 003 - Bivona (AG), ''Leggiamo il nostro patrimonio artistico'', Progetto "Educazione Permanente", 2000, pag. 66.</ref>, riproduce, in modo del tutto originale, i rispettivi modelli spagnoli, distaccandosi da essi in modo autoctono ed autonomo. Presenta in modo sontuoso ed elegante le principali caratteristiche della propria corrente artistica: bizzarria ed esagerazione esasperata, inclini al senso del fantastico. Il palazzo, in [[Arenaria (roccia)|pietra arenaria]] e di un solo piano, si sviluppa in lunghezza e presenta otto balconi sulla facciata principale. Il balcone angolare occidentale presenta grottesche figure di pietra, simili a delle [[Cariatide|cariatidi]], che ricordano i mostri che decorano [[Villa Palagonia]] a [[Bagheria]] (PA). Le sculture esterne rappresentano forme vegetali e frutti, simboli di abbondanza materiale e prosperità economica, condizioni tipiche della Bivona seicentesca e della prima metà del [[XVIII secolo|Settecento]]. Nella parte orientale è presente lo stemma del Marchesato della famiglia Greco. Il palazzo, come si evince dal fregio del balcone centrale, è stato ultimato nel [[1707]], e successivamente è stato sede della Sottintendenza di Bivona. Oggi è in fase di restaurazione: a lavoro ultimato diverrà sede museale.<br> Altri importanti palazzi sono:
*''Palazzo De Michele'', sito tra via Lorenzo Panepinto e via De Michele, nella parte centro-settentrionale del paese, un tempo era abitazione del barone De Michele e successivamente dei sottoprefetti di Bivona<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|218}}.</ref>. La facciata principale, di uno spiccato color rosa, presenta cinque balconi e un portale di ottima fattura. Attualmente il palazzo è di proprietà privata;
*''Palazzo dei Baroni Guggino'', sito tra piazza Guggino e via Sirretta, nella parte occidentale del paese. Un tempo era abitazione della famiglia Guggino, che deteneva un Baronato<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|147}}.</ref>. La facciata principale presenta cinque balconi, di cui uno angolare (quello posto sul lato ovest); l'intera abitazione si sviluppa attorno ad una ''xanèa'', all'interno del quale si trova un'edicola sacra. L'edificio, che un tempo fu anche della famiglia del Marchese Greco, attualmente è di proprietà privata;
*''Antica Casa Comunale'', prospiciente l'attuale piazza Giovanni Cinà, nella parte centrale del paese, a 503 {{m s.l.m.}}, che rappresenta la posizione altimetrica del centro urbano, proprio perché in passato l'edificio fungeva da casa comunale: a ricordare ciò era una piccola lapide di marmo posta, un tempo, nel prospetto frontale. La costruzione, intorno alla metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], risultava ristretta e priva di comodità: in alternativa ad essa, fu proposto un progetto per la costruzione della nuova casa comunale in Piazza San Giovanni. A causa della continua sospensione dei lavori, il progetto non venne mai finalizzato: pertanto si riassettò la vecchia sede. L'edificio divenne in seguito sede della Pretura, mentre oggi è l'ufficio del Giudiuce di Pace di Bivona<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|293}}.</ref>.
 
===Torri e campanili===
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*''Magazzino del Duca'' ([[XVI secolo]]), sito in via Lorenzo Panepinto, in prossimità della Torre dell'Orologio. Si tratta di un edificio utilizzato come magazzino ducale, posto qualche decina di metri più a nord del Palazzo Ducale. La zona antistante al magazzino, prima del [[1847]], era attraversata dal fiume Alba: pertanto fu fatto costruire un ponte proprio davanti alla costruzione, per permettere il celere e facile passaggio da una sponda all'altra del fiume. Oggi il magazzino, di proprietà privata, è stato trasformato in un locale (pub-pizzeria), mantenendo, tuttavia, le caratteristiche architettoniche essenziali dell'epoca in cui venne edificato.
*''Case Cirriè'', site nella parte meridionale del territorio bivonese. Si tratta di una grande masseria a corte centrale di cui rimangono i ruderi di alcuni vani. Alcuni di essi hanno grandi archi acuti situati a piano terra. All'interno sono presenti altri ambienti minori, articolati su più livelli, e un corpo a due piani dove sono situate alcune camere private.
*''Teatro'' ([[XIX secolo]]), sito nell'omonima via ed oggi non più esistente. Un teatro a Bivona era ospitato privatamente in un locale di proprietà del Marchese Greco, piccolo ma dotato di palchi, risalente alla metà del [[XVIII secolo|Settecento]]. Per il fatto che il teatro rappresentava il luogo di ostentazione personale e di differenziazione sociale dei nobili e dell'alta borghesia, nei primi decenni dell'[[XIX secolo|Ottocento]] venne costruito un nuovo teatro; inoltre furono costituiti un ''Caffè di Adunanza'' (successivamente chiamato ''Casino di Compagnia'') e una sala da biliardo, entrambi luoghi frequentati e finanziati dai maggiori esponenti della borghesia locale. I lavori per la costruzione del nuovo teatro ebbero inizio nel [[1834]] e terminarono dopo il [[1847]]. Nel [[1864]] il teatro divenne di proprietà comunale. Nonostante esso fosse suddiviso in due piani, dotato di logge e ben illuminato, numerosi fattori negativi, come le ridotte dimensioni del paese e la lontananza dai validi circoli culturali delle città, non fecero emergere il teatro nemmeno tra quelli presenti nel circondario<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|356}}.</ref>. Oggi il teatro non esiste più: a ricordarlo rimangono solamente il nome della via (Via Teatro) e qualche rudere.
*''Antico condotto di irrigazione'' ([[XIX secolo]]). Il primo vero acquedotto di Bivona venne costruito nel [[1889]]: prima di allora, l'acqua veniva attinta direttamente dalle fontane o dalle sorgenti. Nel suddetto anno venne realizzato questo condotto di irrigazione, rifinito in modo migliore nel [[1894]] dagli ingegneri Compagno e Messina di Palermo. Nel [[1927]] si pensò di risistemare il tratto della conduttura esterna, ridotto in pessime condizioni: così tra l'ottobre [[1928]] e il settembre [[1932]] l'acquedotto venne sistemato e collaudato. Oggi dell'antico acquedotto rimangono solamente alcuni tratti.
*''Casa del Duca di Bivona'' ([[XVIII secolo]]), sita a Ribera. Venne costruita al tempo del Ducato dei Toledo, ma effettivamente non venne mai abitata dai duchi: i veri proprietari furono soltanto i vari amministratori della Ducea. Nelle vicinanze dell'edificio sono presenti numerosi magazzini del Duca. L'interno del palazzo è in gran parte affrescato: rilevante è un dipinto che rappresenta tutti gli stemmi araldici degli antenati della famiglia Toledo.
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Il ''Casino'' ([[XVII secolo]]), sito in prossimità del Monte Il Casino, da cui prende nome. Si tratta di una costruzione con rinforzi angolari (a forma di torre) che domina l’alto di un colle, da cui si scorge la Diga Castello, situata a pochissimi chilometri. Il complesso, che assume le sembianze di un vero e proprio castello, si svolge su una pianta articolata di forma rettangolare. All’interno sono ancora presenti i ruderi di una cappella religiosa, decorata da stucchi settecenteschi, e i ruderi di altri ambienti con arcate, dai quali era possibile raggiungere i piani superiori dell'edificio. Si pensa che tale costruzione fosse di epoca secentesca e che fungesse da residenza per i periodi di caccia ai nobili del luogo. A breve distanza dal "Casino" si trova un abbeveratoio ottogonale, probabilmente attinente all'edificio<ref>{{cita web|url=http://www.terredihalykos.it/it/p/Bivona%2CBivona.html|titolo=Terre di Halykos - Bivona|accesso=01-04-2009}}</ref>.
 
I ruderi del ''Castello "Petra d'Amico"'' ([[IX secolo]]), sito in prossimità della diga (che da esso prende il nome), al confine con il territorio di Alessandria della Rocca. Fu eretto su di un masso e assunse in poco tempo un ruolo fondamentale anche per i paesi limitrofi. Ne fu signore Pietro D'Amico, che dette il nome alla costruzione. Solitamente il termine feudale ''Petra'' in Sicilia designava una fortificazione isolata: unica eccezione fu la ''Petra D'Amico'', che si trattava inizialmente di un casale, in seguito di una baronia. Nel [[XVI secolo]] il feudo della Pietra D'Amico, di proprietà dei nobili Abbatellis, fu avocato dallo stato. Nel [[1542]] fu venduto a don Nicolò Barresi, fondatore della vicina Alessandria della Rocca. Oggi del castello rimane ben poco: solamente qualche pezzo di muro, parte della scalinata e il masso su cui venne edificato. Le acque dell'Invaso Castello sommergono i ruderi del Mulino della Pietra; durante i lavori di costruzione della diga, negli [[Anni 1980|anni ottanta]], intorno al castello vennero trovati altri ruderi, cocci, vasellame e utensili che testimoniano la presenza di un insediamento che, probabilmente, veniva difeso proprio dal Castello<ref>{{cita libro|nome=Nino|cognome=Raineri|titolo=Alessandria della Rocca: Storia-Tradizioni-Immagini|anno=1991|editore=Comune di Alessandria della Rocca |luogocittà=Alessandria della Rocca}} Pag. 11.</ref>.
 
Le architetture militari non più esistenti di cui si hanno notizia sono:
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[[Immagine:Excarcerebivona.jpg|200px|right|thumb|Sede dell'ex carcere di Bivona]]
[[Immagine:Madunnuzzibivona.jpg|200px|right|thumb|Le edicole sacre al ''bivio di li Madunnuzzi'']]
Una xanèa (o hanìa, hanèia, khanèa) è una volta ad arco, tipicamente araba, che si trova ad un crocicchio di vie dentro il paese. Per la precisione indica ''un arco che mette in comunicazione due abitazioni, sovrastato anch'esso da vani abitati, sotto il quale in genere passa una strada''<ref>{{cita|Antonino Marrone, 1987, vol I|45, nota 63}}.</ref>. Attualmente a Bivona sono presenti solamente quattro xanèe: una è crollata negli [[anni duemila]], altre non esistono più da diversi decenni. La lettera iniziale è una fricativa gutturale sorda e va pronunziata come il χ del greco antico (/ch/).
*''Xanèa piazza Guggino'', mette in comunicazione piazza Guggino e via Sirretta, nella parte occidentale del paese;
*''Xanèa piazza San Paolo (Ex via Arco Trizzino)'', mette in comunicazione piazza San Paolo con piazza Guggino, nella parte occidentale del paese;
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===Carceri===
Durante i secoli [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo|XVIII]] le ''carceri di Bivona'' avevano sede in alcuni locali posti nel quartiere di San Domenico, nelle vicinanze del convento dei Domenicani. Nel [[1714]] le carceri furono trasferite nel quartiere di Santa Rosalia: in seguito vennero ricordate in un documento del [[1761]]. Il custode o castellano delle carceri veniva nominato dal barone o da un suo procuratore<ref>{{cita libro|nome=Antonino|cognome=Marrone|titolo=Bivona città feudale vol. II|anno=1987 |editore=Salvatore Sciascia Editore |luogocittà=Caltanissetta-Roma}} Pag. 475.</ref>. Durante l'[[XIX secolo|Ottocento]] venne istituito il carcere distrettuale (divenuto in seguito circondariale) in quanto Bivona era stata eletta capoluogo. I locali erano disposti presso il piano terra del palazzo ducale. Nella seconda metà del [[XX secolo|Novecento]] la parte meridionale del palazzo venne demolita, e le sedi del carcere si mantennero solamente nella parte nord. Attualmente il palazzo è di proprietà privata.
 
===Edicole sacre===
Numerose erano anche le edicole sacre, che costituivano un vero e proprio luogo di culto e che vantano antiche tradizioni. La loro importanza nel passato era dovuta anche al fatto di essere considerate un punto di riferimento per indicare zone e vie di Bivona, quando ancora non esisteva la toponomastica cittadina. Oggi ne sono rimaste poche, poste soprattutto all'interno delle xanèe. Le principali edicole sacre di cui si ha notizia sono<ref>{{Cita|Antonino Marrone, 1997|p. 205|Antonino Marrone, 1997}}.</ref>:
*''Edicola della Madonna delle Grazie'', sita nell'omonima piazza, venne edificata in sostituzione della Cappella della Madonna delle Grazie;
*''Edicola della Madonna di Montemaggiore'', sita in via Montemaggiore, venne edificata in sostituzione della Cappella della Madonna di Montemaggiore;
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==Siti archeologici==
[[Immagine:004 Agrippa.jpg|thumb|200px|left|Esemplare identico alla moneta augustea raffigurante [[Marco Vipsanio Agrippa]] rinvenuta nel territorio bivonese]]
Nel territorio di Bivona non esistono veri e propri siti archeologici; tuttavia a Bivona e in tutto il suo territorio sono stati ritrovati tantissimi reperti archeologici, che confermano la presenza di insediamenti umani nel luogo a partire già dall'[[età del rame]]. Tra questi, si ricordano alcuni cocci di ceramica Serraferlicchio ([[Neolitico|età neolitica]]) e ceramica madreperlacea nera di tipo campano (ultimi secoli avanti Cristo-primi secoli dopo Cristo), monete puniche ([[III secolo a.C.]]) e alcune necropoli di epoca musulmana e di tipo saraceno<ref>{{cita|Antonino Marrone, 1987, vol I|40}}.</ref>. Un sito archeologico di significativo valore geologico è il Vallone Acque Bianche. Nella Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio si trovano i reperti fossili più antichi di Sicilia, con datazione approssimativa tra i 280 e i 225 milioni di anni fa (risalenti, quindi, al periodo [[Permiano (geologia)|Permiano]], ultima fase del [[Paleozoico]]). Le rocce sedimentarie sono ricche di foraminiferi (microscopici organismi dai gusci calcarei), di ammoniti (molluschi cefalopodi con conchiglia), di briozoi, ostracidi, molluschi bivalvi, spugne, e trilobiti. Nel territorio di Palazzo Adriano, a pochi chilometri da Bivona, si trovano, ancora integri, sia la ''Pietra di Salomone'', sulla cui parete ovest si trovano alcune stanze, usate come vedette, scavate dai bizantini, sia la ''Pietra dei Saraceni'', in cui è scolpita una scala che porta ad un pozzo di forma circolare, probabilmente per la raccolta dell'acqua piovana. L'area di Bivona, e dei Monti Sicani in generale, è stata, probabilmente, la prima in Sicilia ad essere abitata: infatti i primitivi popolatori dell'Isola furono verosimilmente i [[Sicani]]<ref>{{cita web|url=http://www.esteri.it/MAE/IT/Benvenuti_in_Italia/Conoscere_Italia/Guida_Regioni/Sicilia.htm|titolo=Esteri.it|accesso=19-06-2009}}</ref>. A qualche chilometro da Bivona si trovano le rovine di Hippana, antica città greca nei pressi di Prizzi: Cesare Sermeghi, dopo aver consultato alcune opere di autori latini e greci, affermò che gli abitanti di Hippana, dopo essere stati cacciati dalla propria sede nel [[258 a.C.]], si trasferirono nell'attuale territorio di Bivona<ref>{{cita|Antonino Marrone, 2001|35}}.</ref>, dove fondarono una nuova città (il nome Bivona deriverebbe da Hippana). Inoltre molti studiosi ritengono che anche l'antica città di [[Krastos]] appartenga all'area dei Monti Sicani: molti la identificano con l'odierna Castronovo di Sicilia, ma il sito esatto della località è ancora sconosciuto.
 
==Aree naturali==
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==Note==
{{References}}
<references/>
 
==Bibliografia==
*{{cita libro|Alessandro|De Bono| Damaso Pio De Bono e Luigi Sturzo| 2003| Istituto di Sociologia "Luigi Sturzo"| Caltagirone}}
*{{cita libro|Antonino|Marrone| Bivona città feudale voll.|volume I-II| 1987 | Salvatore Sciascia Editore | Caltanissetta-Roma|cid=Marrone, 1987, vol I}}
*{{cita libro|Antonino|Marrone| Bivona città feudale|volume II| 1987 | Salvatore Sciascia Editore | Caltanissetta-Roma|cid=Marrone, 1987, vol II}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone | Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880)| 1996 | Comune di Bivona | Bivona}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone | Storia delle Comunità Religiose e degli edifici sacri di Bivona|1997|Comune di Bivona|Bivona|cid=Marrone, 1997|cid=Marrone, 1997}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone | Ebrei e Giudaismo a Bivona (1428-1547)|2000| Circolo Leonardo da Vinci - Bivona | Bivona|cid=Marrone, 2000}}
*{{cita libro|Antonino| Marrone | Bivona dal 1812 al 1881|2001| Comune di Bivona | Bivona|cid=Marrone, 2001}}
*{{cita libro|Scuola Media Statale |"Giovanni Meli"| Immagini e testimonianze del nostro passato| A.S. 1985/1986 | Comune di Bivona | Bivona}}
*{{cita libro|Scuola Media Statale |"Giovanni Meli"| Segni e simboli della toponomastica di Bivona| A.S. 1986/1987 | Comune di Bivona | Bivona}}