Le religioni della Mesopotamia/Sumer e Accad/I Sumeri/Il vocabolario del sacro: differenze tra le versioni

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[[File:Sumerian MS2272 2400BC.jpg|thumb|200px|right|La lista di divinità sumeriche riportata su argilla compressa risalente al 2400 a.C. (MS 2272 della Collezione Schøyen). Ogni nome delle divinità è determinato dal prefisso [[File:AN (cuneiforme).JPG|20px]] (''dingir''). Ad esempio la terza linea riporta [[File:Inannasumerianblack.png|30px]] traslitterato come '''<sup>d</sup>''' Inanna.]]
[[File:VAM Nisaba Lagasch (1).jpeg|200px|thumb|Un frammento in rilievo di un vaso di basalto che rappresenta la dea Nisaba (oppure Ninḫursag), da Lagaš (2450 a.C.), conservato presso il Vorderasiatisches Museum di Berlino.<br> Nisaba è la dea della scrittura, patrona degli scribi, e del raccolto del grano. {{q|Signora iridescente come stella, che stringi la cannuccia [(scrittoria)]<br />Nidaba, generata dalla Terra nel grande ovile,<br />capretta selvatica, pura erba alcali, nutrita di latte genuino.<br />Nella sua bocca tiene le sette canne,<br />resa perfetta dai 50 grandi archetipi (''me'').|Traduzione dal sumerico di Giorgio R. Castellino in ''Testi sumerici e accadici'', Torino, UTET, 1977, p. 84}}]]
==''Me'' ([[File:MESumerian (cuneiforme)me.jpgsvg|30px]]): la nozione della sacralità dell'ordine cosmico==
La nozione di "sacralità del cosmo" viene individuata in cuneiforme con il segno [[File:MESumerian (cuneiforme)me.jpgsvg|20px]]<ref>Per quanto attiene questo segno grafico e il suo significato cfr. Konrad Volk, ''A Sumerian reader'', Roma, Pontificio istituto biblico, 1999, p.70 e p.90.</ref> (''me'', termine e nozione da considerare sempre plurale; in accadico acquisisce la forma semitica con la 'ŭ' quindi ''mû'' (anche ''parṣu''), ma la nozione semitica, a differenza di quella sumerica, li rende prevalentemente come "riti")<ref>Henri Limet, ''Religione sumerica'', in ''Dizionario delle religioni'' a cura di Paul Poupard, Milano, Mondadori, 2007, p. 1821</ref><ref>David Adams Leeming, tra gli altri, nota la similitudine di questa nozione sumera con quella egiziana di Maat (Cfr. ''The Oxford Companion to World Mythology'' p.100)</ref>.
 
I ''me'' sono quelle condizioni che consentono a qualsivoglia ente o situazione di essere conforme a ciò "che deve essere"<ref>Henri Limet, Henri Limet, ''Religione sumerica'', in ''Dizionario delle religioni'' a cura di Paul Poupard, Milano, Mondadori, 2007, p. 1821.</ref>. Così il re (''lugal'') è tale solo quando i ''me'' della sovranità gli sono consegnati, altrimenti è un uomo comune come gli altri <ref name="Milano, Mondadori 2007">Henri Limet, ''Religione sumerica'', in ''Dizionario delle religioni'' a cura di Paul Poupard, Milano, Mondadori, 2007, p. 1821.</ref>. Una città occupata dal nemico poteva perdere i suoi ''me'' finché qualcuno non li ristabiliva. I ''me'' possono dunque essere sospesi o violati e questo spiegherebbe la presenza di calamità naturali o sociali; la loro assenza giustifica la ragione del male che si instaura nel mondo<ref>Julien Ries, ''Il Sacro nella storia religiosa dell'umanità'', Milano, Jaca Book, 2012, p.171</ref>.
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La nozione di "sacro", ma inteso come originario, viene individuata in cuneiforme con il segno [[File:Ku3 (cuneiforme).JPG|20px]] (sumerico: ''Kù (g)'', accadico: ''elēlum'', ''ellum'')<ref>Per quanto attiene questo segno grafico e il suo significato cfr. Konrad Volk, ''A Sumerian reader'', Roma, Pontificio istituto biblico, 1999, p.69 e p.80.</ref> . A tal proposito tale nozione è presente in qualità di aggettivo, ad esempio nei cilindri di Gudea, ad indicare qualcosa "sacro" nel suo aspetto primordiale. Herbert Sauren<ref>''Le sacré dans les textes sumériens'' in ''L'expressione du sacré dans le grandes religions'' I, ''Proche-Orient ancient et traditions bibliques'', coll. Homo Religiosus Louvain-la-Neuve 1978, 105-38.</ref> nota che tra le ottanta divinità di Lagaš solo le due primordiali, An e e la dea Gatumdu (Dea Madre, Dea Terra), sono qualificate con tale nozione essendo ritenute, secondo Sauren, gli elementi costitutivi del cosmo ovvero ricchi di sacralità divina primordiale.
 
==''Dingir'' ([[File:ANCuneiform (cuneiforme)sumer dingir.JPGsvg|30px]]) e ''Melam'' ([[File:Melam (cuneiforme).png|50px]]): la nozione di divinità e il suo splendore==
La nozione di "divinità" viene espressa in sumerico con l'ideogramma [[File:ANCuneiform (cuneiforme)sumer dingir.JPGsvg|20px ]] (''dingir'') posto prima del nome del dio a significare la sua divinità. Il fatto che questo ideogramma indichi anche il termine "cielo" come la divinità preposta alla volta celeste, ha fatto ritenere alcuni autori <ref name="Cfr. 2007, p. 308">Cfr. Giovanni Pettinato. ''I sumeri''. Milano, Bompiani, 2007, p. 308</ref> di genere "astrale" la religione sumerica, ma tale ideogramma viene anteposto anche per le divinità ctonie o infere <ref name="Cfr. 2007, p. 308"/> e non è quindi delimitabile al solo ambito celeste<ref name="Cfr. 2007, p. 308"/>.
 
Rispetto all'ideogramma [[File:ANCuneiform (cuneiforme)sumer dingir.JPGsvg|20px]] indicante la divinità Pietro Mander osserva:
{{q|il grafema rappresenta un punto da cui si irradiano delle linee in otto direzioni dello spazio (ovvero: le bisettrici dei quattro punti angoli del mondo): esso è quindi da riferire al concetto studiato da Eliade e indicato con l'espressione "ombelico del mondo", ovvero il concetto di un centro di irradiazione da cui scaturisce una realtà, così come il feto si forma attorno all'ombelico [...]. I signficati "spiga", "grappolo" per il grafema AN corroborano questa interpretazione: infatti le spighe e il grappolo di datteri si dipartono rispettivamente dallo stelo e dal picciolo in maniera analoga al feto dell'ombelico (ovvero come appare il neonato rispetto al cordone ombelicale). [...] An era concepito come realtà divina celeste che costituiva la fonte, il principio delle divinità.|Pietro Mander. ''Op.cit.'', p. 70 }}