Storia della letteratura italiana/Tra realismo e sperimentazione: differenze tra le versioni

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[[File:1950's television.jpg|thumb|left|Una televisione degli anni cinquanta]]
La società italiana del secondo dopoguerra, cosìin Italia come avviene in altri paesi del mondo, conosce un grande sviluppo economico, legato alla produzione e diffusione di beni di consumo: i nuovi oggetti e strumenti sono sempre più alla portata di tutti, e l'uso degli elettrodomestici modifica radicalmente le abitudini delle persone. In questo modo si diffondono e affermano nuove forme di benessere, e le condizioni di vita migliorano sensibilmente grazie ai progressi nel campo della medicina e della produzione alimentare. L'Italia tuttavia, per ragioni legate alla sua storia, presenta aree molto avanzate e zone ancora arretrate, e l'espansione economica finisce per accentuare le disparità tra il Nord e il Sud della penisola. Inoltre, se nelle aree ancora legate alle tradizioni contadine l'unica prospettiva praticabile sembra l'emigrazione, in quelle industrializzate si assiste a fenomeni di degradazione, alienazione, sradicamento dalle tradizioni ed emarginazione.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Torino, Einaudi, 2001, p. 1024.</ref>
 
I mezzi di comunicazione di massa (la radio e la televisione) contribuiscono a diffondere messaggi che all'inizio della modernità erano rivolti solo agli strati della popolazione che viveva nelle città, allargandosi a tutto il territorio nazionale e facendo in modo che i comportamenti degli individui si uniformino in funzione del mercato e del consumo. L'avanzata della cultura di massa mette però in allarme gli intellettuali, che iniziano a porsi problemi come l'incomunicabilità e l'alienazione. Parallelamente si fa sempre più strada una visione laica del mondo: l'italiano medio tende a non confrontarsi più con norme religiose ma cerca soddisfazione immediata nella vita presente, spesso attraverso oggetti di consumo. La pubblicità è sempre più presente nel mondo della comunicazione, lo sport è seguito da larghe fette della popolazione e la musica leggera si afferma come bene di consumo, grazie anche all'importazione dei modelli americani (si pensi al rock e all'influenza che avrà sulla cultura giovanile negli anni sessanta).<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Torino, Einaudi, 2001, pp. 1024-1025.</ref>
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== La "letteratura industriale" ==
[[File:Ivrea Primo Stabilimento Olivetti.JPG|thumb|left|Il primo stabilimento Olivetti a Ivrea]]
Nel numero 4 del ''Menabò'' (1961) Elio Vittorini pone il problema del rapporto tra industria e cultura, e di come gli intellettuali debbano sviluppare le tematiche legate alla nuova realtà industriale – problema che viene ripreso sulle stesse pagine anche da [[../Italo Calvino|Calvino]] e [[../Postmoderno#Umberto Eco|Eco]]. A inaugurare il filone di quella che viene definita dai critici "letteratura industriale" sarà Ottiero Ottieri, con il romanzo ''Tempi stretti'', del 1957: si tratta di una ricognizione dei rapporti tra i lavoratori (nei loro diversi compiti) e la fabbrica, ponendo l'attenzione su vari aspetti, dalle macchine alla catena di montaggio, dall'ambizione di carriera allo squallore della periferia e delle sistemazioni degli operai. A sancire l'affermazione di questo tipo di letteratura è il successivo libro di Ottieri, ''Donnarumma all'assalto'', nel quale vengono affrontati temi come le differenze tra Nord e Sud, tra la mentalità razionalistica della fabbrica e le condizioni di disagio legate a un elementare senso di uguaglianza che viene disatteso. Il punto di vista del narrattore, tuttavia, non può essere quello dell'operaio, come riconobbe lo stesso Ottieri intervenendo sul ''Menabò''. L'autore piuttosto mantiene l'atteggiamento di un osservatore scientifico che studia la fabbrica dall'esterno e stende il racconto in forma documentaria.<ref name="Baldi151">Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, ''Moduli di storia della letteratura'', ''Dalla Scapigliatura al Postmoderno'', Torino, Paravia, 2002, p. 151.</ref>
 
Diverso sarà invece l'approccio di [[../Sperimentalismo e neoavanguardia#Paolo Volponi|Paolo Volponi]] in ''Memoriale''. Qui la realtà industriale dà forma all'ottica stessa della narrazione, poiché il punto di vista adottato è quello dell'operaio protagonista, che quindi coincide con lo sguardo di chi patisce in prima persona l'alienazione della vita in fabbrica. L'occhio del folle che altera la realtà permette di cogliere lo stravolgimento di un mondo che si vorrebbe organizzato razionalmente.<ref name="Baldi151" /> Goffredo Parise porterà questi assunti alle estreme conseguenze nel romanzo ''Il padrone'', il cui protagonista finisce per assumere il punto di vista dell'azienda, in un'identificazione tra vittima e carnefice.<ref>Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, ''Moduli di storia della letteratura'', ''Dalla Scapigliatura al Postmoderno'', Torino, Paravia, 2002, pp. 151-152.</ref>
 
Anche la poesia del dopoguerra affronta la nuova condizione dell'individuo nella società industriale. Un esempio è rappresentato da ''Una visita in fabbrica'' di [[../Vittorio Sereni|Vittorio Sereni]] (pubblicata ancora sul ''Menabò'' n. 4), in cui ripropone il tema della distanza tra l'intellettuale e il mondo del lavoro operaio: il poeta che osserva prova un senso di orrore per la fabbrica, quasi fosse un mondo sconosciuto e prima inimmaginabile. Da questo scaturisce la simpatia per gli operai, intesa come partecipazione ai loro patimenti. In ''La ragazza Carla'' di [[../Gruppo 63#Elio Pagliarani|Elio Pagliarani]] (uscita semprenel 1960 sul n. 2 del ''Menabò'' n. 4) l'ambientazione sono gli uffici di una multinazionale e l'attenzione viene posta sugli aspetti commerciali tipici del capitalismo avanzato. All'interno dei confini della città di Milano ha luogo l'alienazione della «ragazza Carla», a cui fa riscontro la disgregazione dello stesso linguaggio poetico.<ref>Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe Zaccaria, ''Moduli di storia della letteratura'', ''Dalla Scapigliatura al Postmoderno'', Torino, Paravia, 2002, p. 152.</ref>
 
== Mario Tobino ==