Biografie cristologiche/Teologie multiculturali: differenze tra le versioni

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Ma poi arrivano i particolari. Gesù deve redimere da qualcosa di ''tangibile''; la teologia deve avere una ricompensa pratica. Non è sufficiente discutere come Gesù redima dal "peccato" e dalla "morte" mentre dei bambini muoiono di fame e non c'è acqua potabile o accesso a cure mediche. Pertanto, il teologo della liberazione guarda la redenzione in termini pratici, ed il fulcro si concentra non tanto su sacramenti e soteriologia, ma su impero ed economia.<ref name="Multi"/>
 
Quando i teologi vengono a considerare i Vangeli, vi trovano non solo Gesù il liberatore, ma anche l'"oppressore". In molta dell'interpretazione teologica della liberazione tuttavia, l'oppressore è identificato non con l'imperialismo o colonialismo romano. Prendendo lo spunto dal Nuovo Testamento e sostenuti da secoli di insegnamenti antiebraici della chiesa, questi teologi vengono a simboleggiare l'Ebraismo e gli ebrei come "male sistematico". Nello stesso Nuovo Testamento, Gesù non ha granché da dire contro l'Impero Romano, nonostante il fatto che egli muoia messo come criminale politico su una croce romana. I Vangeli avevano già iniziato a spostare la colpa della morte di Gesù da Roma alla ''leadership'' ebraica: il povero Pilato emerge più come un babbeo manovrato dalle masse che vgliono che il sangue di Gesù ricada su di loro ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=matteo+27%3A25&version=CEI;LND Mt 27:25]) e dal sommo sacerdote che lo minaccia con l'accusa di tradimento se si rifiuta di giustiziare il (presunto) re ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=giovanni+19%3A12&version=CEI;LND Gv 19:12]). [https://www.biblegateway.com/passage/?search=1+Tessalonicesi+2&version=CEI;LND 1 Tessalonicesi 2] non parla dei romani ma degli "Giudei, i quali hanno ucciso il Signore Gesù" (2:15); i discorsi di Atti incolpano gli ebrei della crocifissione, non i romani. Le controversie di Gesù non sono con Pilato ma coi Farisei o, nel Vangelo di Giovanni, con gli ebrei; il suo atto di protesta principale non fu contro Pilato in Cesarea, ma contro il Tempio di Gerusalemme. Pertanto, la teologia della liberazione vede come oppressore il Farisaismo, i sacerdoti ebrei o, più spesso, semplicemente il "Giudaismo" stesso — le sue leggi, credenze, tradizioni e pratiche. I padri della teologia della liberazione, loro stessi influenzati dalle presentazioni accademiche standard dell'Ebraismo "cattivo", riportano alcuni dei materiali antiebraici standard nella modalità teologico-liberativa.<ref name="Boys">Si veda la discussione in Mary Boys, ''Has God Only One Blessing? Judaism as a Source of Christian Self-Understanding, cit.'', Paulist Press, 2000, partic. pp. 78, 79, 81 e segg., nonché le osservazioni introduttive sulla teologia della liberazione, pp. 13-14.</ref>
 
In effetti, molto dell'antiebraismo che si ritrova oggi è sostanzialmente un prodotto "coloniale". Teologi e biblisti dell'Africa e dell'Asia, cercando di rendere il proprio lavoro pertinente per le rispettive nazioni e congregazioni, assorbono la ricerca accademica occidentale le impressioni antiebraiche. Scrivendo dalle proprie posizioni sociali, consentono agli stereotipi antiebraici di permeare le loro interpretazioni di Gesù, Paolo, Maria e Marta, e altre figure del Nuovo Testamento che stabiliscono come modelli di riferimento. Dopodiché, tali lavori vengono pubblicati da editori occidentali e diffusi in tutto il globo terracqueo. Nelle biblioteche seminariali di Manila e di Tokyo, Lagos e Soweto, queste opere poi minacciano di avvelenare le generazioni successive.<ref name="Boys"/><ref name="Levine2">Amy-Jill Levine, ''The Misunderstood Jew, cit.'', pp. 167-190.</ref>
 
==World Council of Churches==
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