Biografie cristologiche/Canoni e pratiche: differenze tra le versioni

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Ugualmente laudativa e celebrativa è la capacità della sinagoga di comprendere non solo la narraqzione ma anche il materiale legale della Torah. Secondo la tradizione rabbinica, insieme alla Torah scritta Mosè ricevette anche la "Torah orale" o "Legge orale"; questa tradizione interpretativa Mosè la passò a Giosuè, che la trasferì ai suoi successori, e quindi ai rabbini ed ai loro eredi d'oggi. ''[[w:Pirkei Avot|Pirkei Avot]]'', un trattato della Mishnah, riporta dettagliatamente la trasmissione della tradizione.<ref name="RabLitt"/>
 
A causa della Legge orale, uno non può leggere un testo della Torah scritta ed affermare di conoscere quello che insegna l'Ebraismo. Un certo numero di cristiani crede — principalmente perché Gesù disse nel [[w:Discorso della Montagna|Discorso della Montagna]], "Avete inteso che fu detto: ''Occhio per occhio e dente per dente''; ma io vi dico di non opporvi al malvagio" (Mt 5:38-39; citando Esodo 21:23-24; Levitico 24:19-20; Deut. 19:21; il versetto successivo di Matteo parla di porgere l'altra guancia) — che l'Ebraismo insegni giustizia senza misericodia e Gesù abbia inventato il meccanismo per fermare il sistema retributivo. Tuttavia la tradizione ebraica possiede la sua propria glossa su quel materiale legale iniziale. I rabbini notarono che non ci sarebbe mai potuta essere la certezza che la punizione non fosse peggio del crimine, così determinarono che, nel caso di un'ingiuria, colui che provocava l'ingiuria non doveva rendere una parte del corpo — formularono invece un sistema giuridico che richiede un pagamento compensativo determinato sulla base dei danni, sofferenze, spese mediche, perdita di lavoro a causa dell'ingiuria, angoscia ed imbarazzo. In tal modo anche la tradizione rabbinica rifiuta di ripagare il male con altro male, preparando così anche coloro che studiano legge presso gli appositi istituti.<ref name="Rabbi1">Elizabeth Alexander, "The Orality of Rabbinic Writings", in Charlotte Fonrobert & Martin Jaffee (curr.), ''The Cambridge Companion to the Talmud and Rabbinic Literature'', Cambridge University Press, 2007, pp. 38-57; Richard Kalmin, "Patterns and Developments in Rabbinic Midrash of Late Antiquity", in Magne Saebo (cur.), ''Hebrew Bible/Old Testament I.2'', Vandenhoeck & Ruprecht, 2000, pp. 285-302.</ref>
 
Quando si tratta di materiale legale o parenetico nei canoni rispettivi, le comunità sia cristiane che ebree affermano il proprio diritto interpretativo, proprio come oggigiorno fanno i vari tribunali nell'interpretare Costituzione e leggi, dimostrando quanto sia difficile e controverso interpretare materiale giuridico. Per Gesù sembra che l'interpretazione di materiali legali si sia sviluppata su base ''ad hoc''. Qualcuno gli chiede un parere sulla legalità di un particolare caso e Gesù offre una risposta. Sulla questione di guarire di sabato, egli risponde "Certamente". Aver guarito miracolosamente non trasgredisce le Leggi dello Shabbat. Tuttavia, la maggioranza dei medici che seguono Gesù oggi non esercitano la medicina di domenica, in chiesa, per quei pazienti che non sono in situazioni d'emergenza. Gesù si arrogò il diritto di interpretare la Torah, e lo fece in un modo che i Vangeli affermano sia stato rimarchevole. Alla fine del Discorso della Montagna, Matteo scrive: "Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi" ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=matteo+7%3A28-29&version=CEI;LND 7:28-29]). Cioè, parlò senza citare i suoi insegnanti e senza offrire sempre un precedente scritturale o una giustificazione testuale. Nel Talmud babilonese, il fatto che la sinagoga si arroghi il potere di interpretare la Torah viene discusso in un famoso brano che riguarda la questione relativamente mondana di sapere se un forno sia o meno [[w:casherut|kosher]]. Il protagonista, Rabbi Eliezer, sostiene che il forno sia ritualmente puro, sebbene i suoi colleghi rabbini non siano d'accordo:
{{q|Rabbi Eliezer propose tutte le risposte del mondo ma non vennero accettate. Allora disse: "Lasciamo che questo albero di carrubo provi che la l’''Halakhah'' è d'accordo con me." Per cui l'albero di carrubo si sradicò di cento cubiti dal suo posto (altri affermano quattrocento cubiti). Ma essi risposero: "Un albero di carrubo non può essere usato come prova."<br/>
Di nuovo disse loro: "Lasciamo allora che la sorgente d'acqua provi che la l’''Halakhah'' prevale." Con ciò il ruscello si mise a scorrere all'indietro. Essi risposero: "Un corso d'acqua non può essere usato come prova."<br/>
Nuovamente disse loro: "Se la l’''Halakhah'' è d'accordo con me, che i muri di questa casa di studio lo provino", al che i muri stettero per crollare. Ma Rabbi Joshua li rimproverò dicendo: "Quando i saggi di questa casa di studio sono impegnati in una disputa ''halakhica'', che (diritto) avete (voi muri) di interferire?" E quindi non crollarono, in onore di Rabbi Joshua, né assunseroriassunsero però la posizione dritta, in onore di Rabbi Eliezer; e tuttora stanno in questa maniera storta...|''Bava Metzia'' 59a<ref>''[[w:Bava Metzia|Bava Metzia]]'' ([[w:aramaico|aramaico]]: '''בבא מציעא''', "La Porta Mediana") è il secondo dei primi tre trattati talmudici dell'Ordine di [[w:Nezikin|Nezikin]] ("Danni") - gli altri due sono ''[[w:Bava Kamma|Bava Kamma]]'' e ''[[w:Bava Batra|Bava Batra]]''. In origine tutti e tre formavano un unico trattato intitolato ''Nezikin'' (responsabilità civile o lesioni), con ogni ''Bava'' che formava una Parte o suddivisione. ''Bava Metzia'' discute di [[w:Codice civile|materie civili]] come la proprietà e l'usura. Esamina inoltre gli obblighi di custodire proprietà smarrita che è stata ritrovata, o proprietà affidata esplicitamente ad una data persona. ''Bava Metzia'' contiene 119 pagine suddivise in dieci capitoli. Il brano che segue nel testo è tradotto in {{it}} da [[Utente:Monozigote|Monozigote]].<br/ref>}}
Di nuovo disse loro: "Che i cieli annuncino che l’''Halakhah'' prevale secondo la mia dichiarazione!" Una voce dal cielo [''bat qol'', letteralmente "figlia della voce"; anche la voce che parla al battesimo di Gesù è una ''bat qol''] tuonò: "Perché discutete con Rabbi Eliezer, pur vedendo che in tutte le materie l’''Halkhah'' è d'accordo con lui?" Ma Rabbi Joshua si alzò ed esclamò: "La Torah non sta in cielo." [Vedi Deut. 30:12-14: "Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica."]<br/>
Rabbi Jeremiah [spiegando questo commento] disse: "La Torah era stata già data al Monte Sinai; noi non prestiamo attenzione ad una voce dal cielo [''bat qol''], perché Tu hai scritto che 'uno segue la maggioranza' [Esodo 23:2].<br/>
Rabbi Nathan incontrò Elia [il profeta] e gli chiese: "Cosa fece il Santo, che Egli sia benedetto, in quell'ora?" Ed Elia rispose: "Rise [di gioia], dicendo "I miei figli mi hanno sconfitto, i miei figli hanno prevalso."|''Bava Metzia'' 59a<ref>''[[w:Bava Metzia|Bava Metzia]]'' ([[w:aramaico|aramaico]]: '''בבא מציעא''', "La Porta Mediana") è il secondo dei primi tre trattati talmudici dell'Ordine di [[w:Nezikin|Nezikin]] ("Danni") - gli altri due sono ''[[w:Bava Kamma|Bava Kamma]]'' e ''[[w:Bava Batra|Bava Batra]]''. In origine tutti e tre formavano un unico trattato intitolato ''Nezikin'' (responsabilità civile o lesioni), con ogni ''Bava'' che formava una Parte o suddivisione. ''Bava Metzia'' discute di [[w:Codice civile|materie civili]] come la proprietà e l'usura. Esamina inoltre gli obblighi di custodire proprietà smarrita che è stata ritrovata, o proprietà affidata esplicitamente ad una data persona. ''Bava Metzia'' contiene 119 pagine suddivise in dieci capitoli. Il brano che segue nel testo è tradotto in {{it}} da [[Utente:Monozigote|Monozigote]].</ref>}}
 
Il passo insegna che, poiché Dio ha dato ad Israele la Torah, è ora compito di Israele di interpretarla; facendo questo, Israele onora sia le Scritture sia Dio. Il brano inoltre indica la responsabilità della voce comunitaria: né miracoli né un'autorità carismatica individuale possono dirigere la pratica di una comunità. Secondo la tradizione rabbinica, non importa quanto un rabbino sia onorato, dotto o santo, i "saggi" che parlano come comunità e a nome della comunità prendono le decisioni finali in materia legale.<ref name="Rabbi1"/>
 
Al contrario, l'insegnamento della chiesa spesso promuove la voce individuale: prima Gesù, poi Pietro la "roccia", poi Paolo. Sebbene tenesse dei concili, come quello di Nicea nel 325 e quello di Calcedonia del 451 — entrambi sotto il patronato dell'imperatore — per assicurare l'ortodossia, la prima letteratura della chiesa tende a focalizzarsi sui pensieri di individui. Paolo già stabilisce la sua voce in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=1+Corinzi+7&version=CEI;LND 1 Corinzi 7], nella discussione se i membri della congregazione possano divorziare. Prima cita Gesù (sia richiamando un insegnamento che Gesù fece inizialmente ai propri seguaci, o uno ricevuto mediante profezia), e poi offre la propria opinione: "Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie. Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi" (7:1012). Similmente, sebbene [https://www.biblegateway.com/passage/?search=atti+15&version=CEI;LND Atti 15] riporti una discussione circa l'ingresso dei gentili a far parte della chiesa al di là del fatto che si fossero inizialmente convertiti all'Ebraismo o almeno fossero stati circoncisi, è Giacomo che prende la decisione finale secondo la sua propria interpretazione scritturale ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=atti+15%3A14-21&version=CEI;LND 7:14-21).
 
Questa distinzione tra una determinazione comunale ed una individuale non deve però essere esagerata. Nell'ambito dell'Ebraismo d'oggi, certi commentatori, come [[Maimonide]] e [[w:Rashi|Rashi]] prevalgono su altri; nell'ambito della chiesa, concili e sinodi e presbiteri contribuiscono tutti alla voce comunale. Ciononostante, il senso generale della tradizione ebraica è che uno discute ''col'' testo e con altri compagni ebrei ''sul'' testo, ed in certi casi è possibile arrivare a diversi significati. Per gli ebrei è più facile dire "Ho ragione, e anche tu potresti aver ragione". I cristiani, più abituati alla parola dal pulpito, alla gerarchia, o all'individuale (non solo a Gesù, ma a Paolo, Agostino, Aquino, Lutero, Calvino, Wesley, ecc.) sono più disposti a seguire un'unica risposta.<ref>[https://books.google.co.uk/books/about/Jews_and_Christians.html?id=wWU4dSTVi_QC&redir_esc=y William Horbury, ''Jews and Christians in Contact and Controversy''], T & T Clark/Bloomsbury, 2006, pp. 25-36, 200-225.</ref>
 
==Pratiche differenti==