Guida maimonidea/Mishneh Torah: differenze tra le versioni

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[[File:Ms77a-016v.jpg|thumb|Manoscritto A77 della ''Mishneh Torah'', Folio 16v di "Kaufmann Mishneh Torah", prodotto in Francia nordorientale nel 1296; alla base due cavalieri che giostrano]]
Il primo compito della storia halakhica, come lo articola Maimonide, è di formare un nesso tra i cambiamenti letterari e le crisi storiche, con ciò ponendo le basi per considerare la ''Mishnah'' quale precedente della ''Mishneh Torah''. Come già scritto, tale processo portò ad una conoscenza speciale dell'importanza della ''Mishnah'' come composizione, riflettendo l'impegno di Maimonide a superare il possibile divario tra questa e la ''Mishneh Torah'' stessa. Il secondo e più significativo ruolo dell'introduzione alla ''Mishneh Torah'' è di permetterci di capire la natura dell'opera in connessione con il modo in cui Maimonide descrive la storia dalla ''halakhah'' dal momento in cui la catena di trasmissione e di sviluppo organico fu interrotto, cioè dalla fine dell'era di Ravina e Rav Ashi. Maimonide caratterizza infatti Ravina e Rav Ashi come segue (cfr. ''supra''): "gli ultimi grandi saggi di Israele che trascrissero la Legge Orale, emisero decreti, promulgarono ordinanze e istituirono tradizioni. I loro decreti, ordinanze e tradizioni si diffusero in tutto Israele, ovunque risiedessero." Dopo tale periodo, gli ebrei subirono una crisi ancora più grave di quella dei giorni di Rabbi Giuda il Principe; come già spiegato sopra, Maimonide descrive i due episodi in termini analoghi ma usa un linguaggio più intenso quando parla della crisi successiva. La gravità della situazione geopolitica all'inizio del periodo geonico creò una nuova situazione halakhica. Le decisioni dei ''Geonim'' non furono accettate da tutti gli ebrei, "a causa della lontananza degli insediamenti ebraici e le difficoltà di viaggio" (Introduzione alla ''Mishneh Torah'', p. 38). Questo fatto storico fece sì che i giudizi geonici fossero locali e termporanei. Un'istruzione halakhica del ''ga`on'' non vincolava né gli altri tribunali di altre comunità né le generazioni successive:
{{q|Nessun obbligo viene posto su coloro che vivono in una nazione di osservare le tradizioni di un'altra nazione; né un tribunale viene diretto a promulgare un decreto che sia stato emesso da un altro tribunale della stessa nazione. QundiQuindi, se uno dei ''Geonim'' insegna che un certo modo di aggiudicare sia corretto, e diventa chiaro ad un tribunale in una data susseguente che ciò non era in accordo con l'opinione della Gemara, la prima autorità non viene necessariamente seguita ma viene adottata quell'opinione che sembra più ragionevole, che sia della prima autorità o di una dopo.|''Ibid.''}}
 
Gli stessi ''Geonim'' non condividevano per nulla l'opinione di Maimonide riguardo alla loro autorità limitata rispetto a quella del Talmud. Si consideravano gli eredi del trono di Ravina e Rav Ashi, successori diretti della gloriosa tradizione talmudica, e reputavano i propri giudizi alla pari di quelli del Grande Tribunale, vincolanti per tutta la diaspora di Israele. Maimonide, da parte sua, dichiara indipendenza assoluta dall'autorità vincolante dei ''Geonim''. Non si sforza di attribuire la loro mancanza di autorità ad una qualche loro deficienza come halakhisti; traccia invece la loro perdita di autorità all'intensificazione della crisi storica e politica che seguì il periodo talmudico.<ref name="Elon"/> Il processo è reso subito palese nel seguente paragrafo, dove Maimonide contrasta l'autorità vincolante del Talmud con la natura non vincolante dei giudizi gaonici:
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In molti punti dove Maimonide rifiuta la posizione dei ''Geonim'', egli devia dal suo procedimento di omettere il ragionamento che porta ai suoi giudizi e aggiunge una breve argomentazione a sostegno della sua posizione, supponendo che tale rifiuto necessiti di giustificazione. Nelle leggi che riguardano debitori e creditori, Maimonide cita la posizione dei ''Geonim'' che un garante che abbia formulato il suo impegno in termini generali e liberi, si impegna a pagare qualsiasi debito contratto dalla persona della quale è garante.<ref>Jacob Zussman, "Oral Torah Literary Speaking", Studies in Talmud 3, nr. 1, 2005, pp. 209-384 (in ebr.)</ref> Maimonide rigetta questa sentenza, citando la posizione gaonica opposta e aggiungendo una giustificazione per il rigetto:
{{q|Le seguenti opinioni furono proposte in merito ad una persona che non limitò la portata dell'impegno preso come garante. Per esempio, disse al prestatore: "Dagli ciò che credi, ed io lo garantirò", "Vendiglielo, ed io lo garantirò", o "Prestaglielo, ed io lo garantirò". Ci sono ''Geonim'' che giudicano che anche se l'altra persona vende 10000 ''zuz'' in valore di mercanzia o impresta 100000 ''zuz'' alla persona nominata, il garante diventa responsabile per l'intero ammonto. Mi sembra, invece, che il garante non sia per nulla responsabile. Poiché egli non conosce ciò per cui si è impegnato, non ha preso un impegno serio e qundiquindi non si è vincolato. Queste sono parole ragionevoli che una persona compassionevole apprezzerà.|''Leggi sui creditori e debitori'', 25:13}}
 
Una garanzia senza specifiche è nulla e invalida perché una formulazione così generica difetta di un vero impegno da parte del garante.<ref name="Halbertal171"/>