Biografie cristologiche/Stereotipi giudaici: differenze tra le versioni

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Passando dall'evidenza interna di scribi e purificazioni e all'evidenza esterna delle proteste per il Tempio, il teologo [[w:Marcus Borg|Marcus Borg]] cerca di provare che il sistema sfruttatore si basava sulle attività generali svolte nel Tempio. Afferma: "È Gerusalemme, naturalmente, non come centro dell'Ebraismo, ma Gerusalemme come centro del sistema dominatore locale (ingl. ''"native"''), di quel sistema sfruttatore economicamente e oppressivo politicamente che impoveriva i contadini e li costringeva ad un'esistenza di miseria e persino di disperazione. Gesù viene ucciso a causa delle sue ardenti critiche di quel sistema e del suo patrocinio del Regno di Dio."<ref>[http://www.explorefaith.org/LentenHomily03.15.01.html "Taking Jesus Seriously"], di Marcus Borg su ''explorefaith.org'' <small>URL consultato 06/05/2015.</small></ref> In questa caricatura, il Tempio è primariamente un'istituzione elitista che impone richieste impossibili al popolo, da una tassazione estrema a pratiche rituali che solo i più ricchi possono permettersi. Tali trattazioni non forniscono molta direzione ai lettori per distinguere tra "centro dell'Ebraismo" e "centro del sistema dominatore locale". L'asserzione che Gesù viene ucciso perché aveva criticato il "sistema dominatore locale" suona come se Roma non centrasse nulla con lo sfruttamento economico; solo il sistema "locale" (cioè il Tempio ebraico) deve essere incolpato. Né la maggioranza di tali studi accademici sul Tempio di Gerusalemme fornisce prova di come esso "sfruttasse i contadini".<ref name="Tempio"/>
 
Il Tempio era la banca nazionale; raccoglieva le decime, e gli uomini ebrei oltre i vent'anni pagavano la tassa templare. Ma non c'è prova che la gente scegliesse di non partecipare perché rifiutavano il concetto stesso del Tempio. Alcuni ebrei del primo secolo rigettavano la legittimità del sacerdozio; l'analogia di questa convinzione potrebbe essere: "Rispetto l'ufficio (cioè la posizione di vescovo, presidente, giudice), ma non la persona che al momento lo rappresenta." Altri potevano essere d'accordo con l'affermazione, attribuita a Gesù, che il Tempio fosse diventato un "covo di ladroni" (Mc 11:17), cioè un luogo dove i ladri depositavano i propri bottini, ma non un luogo dove i ladri rubavano. L'analogia qui è l'idea che mettere denaro nel cassetta delle elemosine di domenica cancella qualsiasi preoccupazione a riguardo di affari loschi. Documenti rabbinici scritti dopo la distruzione del Tempio non riportano nulla in merito ad uno sfruttamento sistematico continuativo da parte del Tempio o un rifiuto popolare di tale sfruttamento. I templi nell'antichità potevano anche essere "sistemi dispotici", ma non è affatto certo che Gesù pensasse che il Tempio di Gerusalemme fosse uno di tali sistemi.<ref name="Tempio"/>
 
Sia il Nuovo Testamento e sia le fonti esterne indicano che la popolazione ebrea in generale nonconsiderasse il Tempio un "sistema dispotico" bensì la "dimora di Dio". I Vangeli e gli Atti rappresentano Gesù, la sua famiglia ed i suoi seguaci in adorazione nel Tempio e partecipi del sistema sacrificale del Tempio stesso. Apparentemente, non passava loro per la testa che fosse un "sistema dispotico". Né apparentemnte passava per la testa del padre di Giovanni il Battista, che serviva come sacerdote al Tempio, o di Simeone e Anna, i due ebrei anziani che, secondo il Vangelo di Luca (Lc 2), salutarono là il bambino Gesù. Se Zaccaria, Simeone e Anna siano invenzioni di Luca o vere figure storiche non ha importanza per questa conclusione; le loro storie almeno implicano che il Terzo Evangelista non reputava il Tempio un sistema dominante sfruttatore. Non solo Gesù e la sua famiglia (come registrato da Luca), ma anche centinaia di migliaia, se non anche milioni, di pellegrini ebrei si affollavano verso il Tempio durante le tre [[w:festività ebraiche|festività]] di pellegrinaggio — [[w:Pesach|Pesach]] (Pasqua), [[w:Shavuot|Shavuot (Settimane)]] e [[w:Sukkot|Sukkot]]. Il libro degli Atti riporta che i primi seguaci di Gesù continuarono a radunarsi presso il Tempio, che divenne il luogo di vari miracoli. Atti 3:1-10 narra:
{{q|Un giorno Pietro e Giovanni salivano al Tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta "Bella" a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel Tempio, domandò loro l'elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: "Guarda verso di noi". Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel Tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del Tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.}}
La gente si stupisce per la guarigione e l'uomo loda Dio. Nessuno si lamenta del sistema ''dominatore''.
 
Pietro e Giovanni e gli altri fedeli continuano giornalmente a parlare di Gesù nel Tempio ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=atti+5%3A42&version=CEI;LND Atti 5:42]), e anche Paolo partecipa al sistema del Tempio. Incoraggiato da "Giacomo e tutti gli anziani", adempie al "rito di purificazione" con quattro uomini che avevano fatto il voto [[w:Nazireato|nazireo]] ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=atti+21%3A23-26&version=CEI;LND Atti 21:23-26). Ancora una volta, il Nuovo Testamento non presenta il Tempio come "sistema dispotico" che sfrutta i poveri o i malati.<ref name="Tempio"/>
 
Secondo Flavio Giuseppe, l'imperatore pazzo [[w:Caligola|Caligola]], che si considerava divino e desiderava che tutti accettassero questa idea adorandolo, "estese la sua empietà fino agli ebrei" inviando il suo ufficiale Petronio con un esercito a Gerusalemme per porre una sua statua nel Tempio. I suoi ordini erano che "nel caso gli ebrei non li facessero entrare, egli [Petronio] doveva uccidere tutti coloro che lo opponevano e forzare tutti gli altri in cattività."<ref>Flavio Giuseppe, ''Antichità'' 18.261-309; ''Guerra'' 2.184-203; Filone ''De Legatione ad Caium'' 188, 198-348.</ref> Flavio Giuseppe racconta:
{{q|Migliaia di Giudei andarono da Petronio in Tolemaide, supplicando che non li costringesse a trasgredire iniquamente la loro legge
tradizionale. Dissero: “Se tu ti proponi fermamente di introdurre e innalzare l'immagine, fallo pure, ma prima dovrai uccidere tutti noi, poiché per noi non è possibile sopravvivere di fronte ad azioni vietate da decisioni del nostro legislatore e dai nostri antenati che emisero queste misure come leggi morali”. Petronio, adirato, rispose: “Se io fossi imperatore e intendessi compiere questa azione di testa mia, voi avreste diritto di parlare in questi termini. Ma siccome io sono un funzionario di Cesare e costretto ad attuare le decisioni che egli ha già preso, la disobbedienza mi attirerebbe un inevitabile castigo”. Poiché tu, Petronio, sei risoluto”, ripresero i Giudei, “a non trasgredire gli ordini di Gaio, noi siamo decisi a non trasgredire le dichiarazioni della legge. Noi abbiamo posto la nostra fiducia nelle promesse di Dio e nei travagli dei nostri antenati, che finora non abbiamo mai trasgredito. Né sarà mai che ci inoltriamo in tanta malvagità da trasgredire con le nostre azioni la legge che ci lega al nostro bene, per paura della morte. Per custodire la legge dei nostri padri, sopporteremo pazientemente tutto quello che ci aspetta, nella fiducia che per tutti coloro che sono determinati ad azzardare, vi è pure la speranza di prevalere; poiché Dio starà dalla nostra parte, se noi accogliamo il male per la Sua gloria.|Libro XVIII:263-267<ref>[http://www.alateus.it/Antichitait.pdf Libro XVIII:263-267 (trad. it.)]</ref>}}
Petronio allora intervenne, come fece anche Re Agrippa I, nipote di Erode il Grande e amico di Caligola. Se l'imperatore non fosse stato assassinato, le statue sarebbero state erette, Petronio sarebbe stato giustiziato e la rivolta contro Roma serebbe iniziata venti anni prima. La passione del popolo in questa situazione non pare proprio una reazione di persone disperate per il "sistema dispotico" del Tempio.<ref name="Tempio"/>
 
==''Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele''==