Biografie cristologiche/Stereotipi giudaici: differenze tra le versioni

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{{q|Venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli (''lepta''), cioè un quadrante (''kodrantes'') [1/64 di ''denarius'']. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere."}}
 
Numerose sono le interpretazioni possibili di questa storia. La biblista Elizabeth Struthers Malbon suggerisce che la donna anticipi il sacrificio di Gesù stesso: ella dà tutta la sua vita, come farà Gesù.<ref>Elizabeth Struthers Malbon, "The Poor Widow in Mark and Her Poor Rich Readers", ''Catholic Biblical Quarterly'' 53, 1991, pp. 589-604 (cfr. 600). Si veda anche Pheme Perkins, "The Gospel of Mark: Introduction, Commentary, and Reflections", in ''The New Interpreter's Bible'', Vol. 8, Abingdon, 1995, pp. 507-733 (citazione a p. 683).</ref> Un'altra studiosa, Pheme PerkeinsPerkins, riconosce nella storia della vedova "un parallelo remoto con la storia della povera vedova e del profeta Elia, che le chiede il suo ultimo boccone di cibo" ([1 Re 17:8-16 1 Re 17:8-16]).<ref>''New Interpreter's Bible'', p. 683.</ref> Si può riscontrare una connessione ancor più stretta in Flavio Giuseppe che ripete la storia di Samuele nel suo ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'' (6.7.4):
{{q|Ma il profeta rispose che Dio non si compiace dei sacrifici, ma delle persone buone e giuste, quelle cioè che compiono la sua volontà, eseguiscono i suoi ordini, e giudicano di agire correttamente solo quando si attengono agli ordini di Dio; e il dispregio non consiste nel non offrirgli sacrifici, ma nel mostrarsi disobbedienti a Lui. E da coloro che non Gli sono soggetti e non prestano a Dio il solo vero culto a lui gradito, anche se offrissero molte vittime pingui, anche se presentassero una abbondanza di doni in argento e oro, Egli non gradirebbe questi doni, anzi volgerebbe altrove la faccia e li riterrebbe come segni di iniquità piuttosto che segni di pietà. Ma da coloro che non sono attenti ad altro che alla parola di Dio e ai Suoi comandi, e preferiscono morire piuttosto che trasgredire una sia pur minima cosa nella quale Egli si compiace, da costoro non domanda sacrifici, e seppure Gliene offrissero, quantunque modesti, riceverebbe più di buon grado questo omaggio dalla loro povertà che dalle immense ricchezze degli altri.|[http://www.alateus.it/Antichitait.pdf ''Antichità giudaiche'', Libro VI:148-149, trad. it.]}}
 
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Oltre al menzionare scribi rapaci, la perturbazione della attività templari da parte di Gesù (Mc 11:15-17; Mt 21:12-13; Lc 19:45-46; Gv 2:14-16) è spesso vista come una protesta contro lo sfruttamento del Tempio. La nota su Giovanni 2:15-16 riportata nello ''New Oxford Annotated Bible'' (III ed.) riassume questa posizione interpretativa: "Una dimostrazione pubblica contro il materialismo che era diventato parte dei servizi cultici del Tempio. L'indignazione di Gesù non era verso coloro che stavano adorando, ma coloro che ne stavano pregiudicando tale adorazione."<ref>Obery M. Hendricks Jr., "John", in Michael D. Coogan ''et al.'' (curatori), ''New Oxford Annotated Bible'', 3<sup>a</sup> ed., OUP, 2001, p. 150 (Sez. "New Testament").</ref> Tuttavia, il sacrificio faceva parte del culto templare, e quindi la distinzione superficiale tra "coloro che stavano adorando" e "coloro che ne stavano pregiudicando" non funziona affatto. Né il culto veniva svolto nello stesso posto dove si trattavano gli affari (si potrebbe pensare, sebbene l'analogia non sia esatta, ad un negozio di souvenir della chiesa rispetto al santuario stesso). Le annotazioni sul vangelo di Marco nello stesso volume identificano correttamente il contesto della "purificazione" come la "Corte dei Gentili" e notano che il "commercio, tra cui il cambio di valute, era necessario in connessione con i sacrifici e le offerte in un'economia semimonetizzata."<ref>Richard Horsely, "Mark", in Coogan ''et al.'' (curatori), ''New Oxford Annotated Bible, cit.'', p. 79.</ref> Ma anche queste note impongono un'interpretazione non giustificata chiaramente. Viene asserito che "''spelonca di ladri'' è meglio tradotto con ''covo di banditi'', per rendere più strettamente il senso originale di Geremia [7:11] che i dominatori saccheggiano il popolo come banditi e poi cercano rifugio nel Tempio." Marco tuttavia parla sia di compratori che di venditori e di gente che porta cose, cosicché il modello del saccheggio non si adatta completamente. Il [https://www.biblegateway.com/passage/?search=mARCO+11%3A15-17&version=CEI;LND resoconto di Marco], che quasi sicuramente ha fornito la base di Matteo e Luca e forse anche di Giovanni, riporta:
{{q|Gesú, entrato nel Tempio, cominciò a scacciare quelli che nel Tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il Tempio. E insegnava, dicendo loro: "Non è scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!"|Lc 11:15-17}}
 
==''Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele''==