Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-8: differenze tra le versioni

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Dopo decenni che se ne parlava, finalmente delle armi pesanti sovietiche si è riusciti ad ottenere, negli anni '90, particolari inediti che hanno gettato molta luce e sconfitto molte certezze. Per esempio, che i Mi-35 e i Su-25 avessero un cannone bicanna da 23 mm, o che i MiG-27 avessero un'arma gatling a canne rotanti da 23 mm. In realtà, per ottenere sufficiente potenza anche contro i carri armati, questi velivoli erano stati equipaggiati con una ben più potente arma da 30 mm. Non ci sono state altre nazioni come l'URSS che hanno sviluppato così tanti cannoni automatici, anche senza considerate calibri superiori al 30 mm, differentemente si potrebbe arrivare fino al 57 mm incluso (diciamo che i cannoni automatici o mitragliere sono tali fino a quando vi è un sistema d'alimentazione a nastro o a caricatore, senza elevazione di proiettili dal sottostante magazzino, altrimenti si dovrebbe arrivare a calibri ben superiori).
[[File:Zu-23-2-bw.jpg|300px|right|thumb|Leggero, semplice e potente, lo ZU-23 è un'arma che ha conosciuto una larghissima diffusione negli ultimi 45 anni]]
Per quanto riguarda la nostra storia, una figura importante quanto quella di Kalahsnikov è qui tale Vassily P. Gryazev, inaricatoincaricato assieme a Shipunov di progettare quasi tutte queste armi sovietiche. Bisogna dire che si tratta di armi pensate per mezzi terrestri e aerei piuttosto piccoli, quindi sono armi leggere, piccole, compatte, che potevano essere messe per esempio dentro un MiG-21 e assicurare ancora una cadenza di tiro paragonabile a quella di un aereo armato di Vulcan. Naturalmente c'era un prezzo d pagare, quello di una ridotta dotazione di munizioni, anche per via del calibro usato, e quindi, con la cadenza di tiro elevata, una ridotta autonomia di fuoco. In ogni caso, lo sviluppo iniziò dopo la II Guerra mondiale basandosi sulle mitragliere aeronautiche ShVAK da 20 mm camerata per il 20x99 mm, ottima arma della sua epoca, ma per attacco al suolo e anti-bombardiere si scelse poi la NS-23, da 23 mm con maggiore potenza, progettata da Nudelmann e Souranov, omologata nel '44 e poi usata anche per i primi jet, come i MiG-9 e 15. La potenza necessaria per affrontare i corazzati era però maggiore, e così si studiò l'VYa-23 di Volkov e Yeartsev del KPB Bureau di Tula. C'erano delle differenze importanti tra le due armi paricalibro. La prima delle due era una versione ridotta del cannone da 37 mm NS-37, la seconda una versione ingrandita della 12,7 mm (o forse l'esatto contrario, o forse ancora rispettivamente derivate dal 20 e dal 37 mm, a seconda delle fonti usate; il sottoscritto ritiene che la derivazione della prima dalla 12,7 o 20 mm, e della seconda dal 37 mm, siano le ipotesi più plausibili). L'NS-23 era una buona arma da 550 c.min, ma era una cadenza di tiro troppo bassa, e così la velocità iniziale. Per migliorare le cose, a scapito dell'autonomia di fuoco, venne presto approntata nel 1949 con l'NR-23 (di Nudelmann-Richter) da 850 c.min, impiegata nei MiG-15bis. Quest'arma usava proiettili da 23 mm, cartuccia di 198,6 mm di lunghezza totale, peso 300 gr. Il diametro del bossolo alla base era di 26,97 m.
 
Ma le VYa23 erano ben più potenti: lunghe 236,2 mm, le sueloro munizioni erano da 23 x 152 mm; il diametro della base del bossolo era marcatamente 'a bottiglia', da ben 33,2 mm e peso del colpo di ben 443 gr. I proiettili erano di circa 190 gr in entrambi i casi; il sovrappiù era costituito da polvere da sparo, e la velocità iniziale era di circa 960 m.sec.
 
Nel dopoguerra entrambe vennero mantenute. E se la 23x115 divenne poi l'arma usata da tutti i velivoli sovietici armati di tale calibro, la 23x152 divenne una potente arma per la difesa antiaerea, usata quindi da ZU-23 e ZSU-23. Nel frattempo, vennero usati anche altri cannoni.
 
I cannoni antiaerei erano armati con la 2A7/AA14 di Aphanasiev, in servizio dal '63 e usati a decine di migliaia di esemplari per i cannoni antiaerei. I cannoni TKB-513 erano armi interessanti, utilizzandiutilizzanti il principio del dell'''impact free ramming'', di Gryazev e Shipunov, che riuscivano a raggiungere i 2.000 c.min, ma non pare ebbero mai impieghi pratici. Erano armi di tipo tradizionale, non quindi del tipo con camere di sparo multiple, tipo a revolver come i tipi tedeschi e poi occidentali. Così quest'eccezionale arma, che era forse persino oltre i livelli della tecnologia possibile. Così i sovietici ripescarono un'altra idea tedesca, la mitragliatrice bicanna Gast, che funziona come una specie di biella di motore, con le canne che sparano alternativamente mentre l'altra si ricarica. È un sistema dal funzionamento molto morbido, sfruttando bene il principio del movimento rotatorio degli alberi che connettono le due canne. L'unico problema è che quando si ferma il tiro, una delle canne resta con la cartuccia nella camera di scoppio, il che con i cannoni surriscaldati potrebbe causare spari improvvisi e indesiderati. Ma a quanto pare non è un problema molto preoccupante nella pratica. Omologata nel 1965, quest'arma poteva arrivare ad oltre 3.000 c.min, chiamata GSh-23 era molto piccola e poté essere messa dentro la fusoliera dei caccia MiG-21 (in verità in un contenitore semi-conforme) e vari altri sistemi, inclusi poderose torrette difensive come quelle dei Bear-H e Backfire C e forse anche B.
 
Ma alla fine anche i Sovietici divennero interessati ai cannoni revolver, di cui l'M39 americano era il primo esempio operativo al mondo, dagli inizi degli anni '50. Tuttavia il sistema SIBEMAS non ebbe impiego pratico dopo la sua realizzazione nel '65. Alla fine, i vari problemi, sopratutto quelli della vita utile della canna, vennero risolti con la GSh-23-6, capace di sparare fino ad oltre 8-12.000 c.min, molto superiore a quella del Vulcan.