Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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Il terzo tema è se l'essere umano possa, conoscendo la Volontà di Dio, attenervisi ed osservarla. Sia l'Ebraismo che il Cristianesimo hanno asserito che si possa, e si debba. Non sono d'accordo su come ottenere tale conformità; in molte materie hanno tuttavia trovato un'armonia naturale. Nell'etica sociale, entrambi sono in accordo su fini ed obiettivi, un accordo ''quasi'' totale: per esempio, non si ricscontra nell'Ebraismo un parallelo con l'esortazione cristiana di "porgere l'altra guancia". Tuttavia, sebbene ci sia una leggera differenza in enfasi su questo punto particolare, ciononostante gli ideali sociali sono sinonimi. È nel rispondere alla domanda ''come'' l'essere umano possa adempiere alla Volontà di Dio che un ramo del Cristianesimo è in antitesi con l'interpretazione ebraica. Gli ebrei prescrivono che l'essere umano debba osservare la Volontà di Dio attraverso la fedeltà alle leggi e regole rivelate. Paolo invece credeva che le regole impedissero la fedeltà dell'uomo al volere divino e propose la "fede", piuttosto che le "opere" della Legge mosaica. Mentre in molte aree i motivi e le preoccupazioni dell'Ebraismo e del Cristianesimo seguono lineee parallele, l'impostazione paolina e quella della tradizione ebraica sono antitetiche ed inconciliabili tra di loro. Nel corso dei secoli, il Cristianesimo si è spesso ritratto dal paolinismo, ritornanrdoci tuttavia sporadicamente, con la conseguenza che, nei periodi di enfasi, l'antitesi piuttosto che la somiglianza è venuta a contrapporre le due tradizioni confessionali. In verità, è proprio l'elemento paolino del Cristianesimo che forma la barriera principale per la comprensione del Cristianesimo da parte dell'ebreo e per il cristiano la comprensione dell'Ebraismo — ironia della sorte, barriera creata da un ex-fariseo! Tuttavia, proprio nel caso di Paolo, c'è da sperare che gli ebrei, senza abbandonare le convinzioni ed i valori ereditati dal [[w:rabbinismo|rabbinismo]], cerchino di riscontrare lo sforzo immenso da parte di un ebreo geniale di rispondere alla domanda: come può l'essere umano eseguire la Volontà di Dio? Paolo è ebreo, non solo di nascita, ma anche perché la questione essenziale dell'Ebraismo, la questione del ''come'', è ciò che lo preoccupa. Gli ebrei — afferma Sandmel nello specifico — dovrebbero prender nota non tanto delle risposte date da Paolo (che sono estranee all'ebreo), ma della sua domanda, che fa parte della matrice ebraica.<ref name="SamSand"/><ref name="Sand"/> Paolo non è comunque rappresentativo di tutto il Cristianesimo. Altri scritti neotestamentari contengono temi e motivi alquanto consoni all'Ebraismo, e allo stesso tempo esprimono interessi ad esso remoti. Non è certo provincia dell'ebreo essere d'accordo con gli interessi del Nuovo Testamento ma, d'altra parte, non vuol dire chieder troppo al lettore di cultura nel mondo moderno di cercare di discernere la natura della ricerca cristiana riguardo a come l'essere umano possa ottemperare alla Volontà di Dio.<ref name="Jewish"/>
 
Per lo [[w:storico|storico]] moderno, incluso lo storico cristiano, la storia del Cristianesimo è notevolmente irregolare, anche in aree esterne alla collisione cristiana con gli ebrei. Le persone di rado sono intossicate di Dio completamente, e spesso coloro che si vantano di una fedeltà a Dio si sono stati individualmente negligenti. I profeti antichi ci permettono di constatare alcuni esempi di negligenze ebraiche, e similmente voci meno antiche, sebbene altrettanto forti ed eloquenti, hanno esternato nell'ambito del Cristianesimo la negligenza cristiana. Pur tuttavia ci sono stati successi e grandi realizzazioni in entrambe le tradizioni, ed entrambe le tradizioni dovrebbero riconoscerlo reciprocamente.<ref name="Jewish"/> Successo o fallimento sono molto probabilmente termini relativi, e probabilmente implicano un giudizio soggettivo. È più importante per l'ebreo comprendere cosa sia il Cristianesimo, piuttosto che giudicarne i successi e/o grandii realizzazionifallimenti — in una prospettiva ebraica, si potrebbe arrivare a concludere che gli scritti cristiani, Vangeli e entrambeLettere, rappresentino un nobile impegno da parte di una ramificazione dell'Ebraismo a formulare e riformulare a modo proprio i temi inerenti all'Ebraismo e da esso derivati. La via del Cristianesimo non è una via percorribile dall'ebreo, né accettabili sono le tradizionirispettive dovrebberorisposte. riconoscerloTuttavia reciprocamentenon vi è difficoltà nel constatare la magnitudine della tradizione cristiana e lo sforzo profondo di avvicinarsi a Dio in modo differente. Discernere tali aspetti vuol dire vedere le Scritture cristiane dall'esterno, ma in un modo che ci si augurerebbe i cristiani vedessero e discernessero la letteratura rabbinica. Significa vedere gli scritti al di là dei semplici particolari, oltre il mero letterale, e riconoscere in essi la giusta affermazione che tali scritti possiedono valori umanistici.<ref>[https://books.google.co.uk/books?id=jHtg7jYw4TgC&dq=The+Historical+Jesus+Through+Catholic+and+Jewish+Eyes&source=gbs_navlinks_s Leonard Greenspoon, Dennis Hamm, Bryan F. Le Beau, ''The Historical Jesus Through Catholic and Jewish Eyes''], A&C Black, 2000, partic. pp. 131-146.</ref><ref name="JewishSamSand"/><ref name="Sand"/>
 
==Note==
<references/>
 
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