Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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Esistono tre grandi temi su cui ruotano la letteratura ebraica, il Tanakh ed il Talmud. Tali temi sono il fulcro collettivo su cui ruota anche il Cristianesimo. Il primo è la domanda: esiste quella che viene chiamata la Volontà di Dio? La letteratura religiosa non pone mai questa domanda, assumendola invariabilmente come un dato di fatto, che tale Volontà esista. Che ci sia una Volontà di Dio è l'assioma dell'Ebraismo e del Cristianesimo; è l'assioma che Dio esiste e che ci sia un modo in cui Egli afferma e approva ed un modo in cui Egli disapprova. Questo tema è centrale nel Tanakh, nei [[w:Neviìm|Profeti]], ed è il motivo principale del [[w:Pentateuco|Pentateuco]]. È il cantico cantato dal [[w:Salmi|Salmista]], e la base dei tremendi problemi postulati nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]. È inoltre il tema che lega insieme i vari scritti del Nuovo Testamento, in cui una quantità di persone esprime questa convinzione comune in modi differenti. Questi scritti hanno tramandato all'età moderna inferenze in parte sovrapposte ed in parte discordanti estratte da convinzioni centrali. Le discordanze tuttavia, per quanto reali, tendono a diminuire di significato diventando semplici dettagli quando vengono soppesate alla luce delle convinzioni centrali. La convinzione riguardo alla Volontà di Dio si origina dall'Ebraismo ed è al centro di tutti gli antichi scritti ebraici — è anche al centro degli scritti cristiani.<ref name="SamSand"/><ref>Jonathan Bruymberg-Kraus, "A Jewish Ideological Perspective on the Study of Christian Scripture, ''cit.''", ''Jewish Social Studies'' N.S. 4:1, 1997, pp. 121-152.</ref>
 
Il secondo tema è la domanda: può l'essere umano conoscere la Volontà di Dio? Pare verosimile pensare, studiando la storia delle religioni, che tutte le religioni antiche fossero convinte di poter conoscere tale Volontà.<ref>[http://books.google.co.uk/books/about/A_History_of_God.html?id=_n3cCF2I2FUC Karen Armstrong, ''A History Of God''], Ballantine Books, 1994, pp. 9-51 & ''passim'' partic. Parte VI.</ref> La questione non è tanto un problema filosofico di sapere se la Volontà di Dio sia veramente conoscibile o meno — non è questo il luogo per discuterne: necessita un'altra occasione e contesto. Qui basti dire che ciò che è centrale nell'Ebraismo, e centralmente ebraico nel Cristianesimo, è la ferma convinzione che l'essere umano possa conoscere, e in verità conosca, la Volontà di Dio, perché Dio gliela ha rivelata. Gli scritti antichi ebraici e cristiani forniscono ampia testimonianza che l'affermazione di conoscere la volontà di Dio da parte di una persona risultava sgradita e incredibile alle altre persone — ecco quindi perché ci sono così frequenti allusioni ai falsi profeti e falsi maestri. Tuttavia la convinzione che l'essere umano possa conoscere la Volontà di Dio anima ogni singolo paragrafo degli scritti antichi, ebraici e cristiani. Infatti, questo movente è così essenzialmente ebraico che nella sua forma cristiana la volontà di Dio differisce da quella ebraica solo per il fatto che è la sua continuazione più recente e culminante. I testi cristiani<ref>Qui bisogna escludere i testi [[w:Gnosticismo|gnostici]], che la prima chiesa cristiana rifiutò in quanto lo Gnosticismo rifiutava la rivelazione ebraica. Cfr. ''int. al.'', Walter Jacob, ''Christianity through Jewish Eyes: The Quest for Common Ground'', KTAV Publishers, 1974, ''s.v.'' "Gnosticism"; [[w:Ernesto Buonaiuti|Ernesto Buonaiuti]], ''Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose'', I Dioscuri, Genova 1987, ''passim''.</ref> non solo non rifiutano il patrimonio religioso ebraico, ma l'affermano come proprio, fino al punto di privarne gli ebrei stessi!<ref name="SamSand"/> L'impostazione cristiana riguardo alla Rivelazione antica fu quindi affermativa, ma continuò il proprio percorso chiedendosi, per così dire, cosa ha fatto Dio e quale è stata la Sua volontà dopo l'età remota di Mosè sul Sinai? A tale domanda i cristiani hanno risposto che ''recentemente'', nell'epoca di Ponzio Pilato, Dio si è nuovamente rivelato in Cristo, e che questa rivelazione è in coninuità ininterrotta dalla precedente rivelazione ebraica. L'ebreo non condivide questa convinzione, non più di quanto un cristiano condivida la convinzione mussulmana che pervenne ancor più tardi; tuttavia l'ebreo dovrebbe essere in grado di discernere che ciò che il Cristianesimo afferma è il proprio diritto alla rivelazione ebraica. Il Cristianesimo è essenzialmente ebraico nella sua interpretazione che gli sia stato concesso di conoscere la Volontà di Dio.<ref name="SamSand"/><ref name="Jewish"/>
 
Il terzo tema è se l'essere umano possa, conoscendo la Volontà di Dio, attenervisi ed osservarla. Sia l'Ebraismo che il Cristianesimo hanno asserito che si possa, e si debba. Non sono d'accordo su come ottenere tale conformità; in molte materie hanno tuttavia trovato un'armonia naturale. Nell'etica sociale, entrambi sono in accordo su fini ed obiettivi, un accordo ''quasi'' totale: per esempio, non si ricscontra nell'Ebraismo un parallelo con l'esortazione cristiana di "porgere l'altra guancia". Tuttavia, sebbene ci sia una leggera differenza in enfasi su questo punto particolare, ciononostante gli ideali sociali sono sinonimi. È nel rispondere alla domanda ''come'' l'essere umano possa adempiere alla Volontà di Dio che un ramo del Cristianesimo è in antitesi con l'interpretazione ebraica. Gli ebrei prescrivono che l'essere umano debba osservare la Volontà di Dio attraverso la fedeltà alle leggi e regole rivelate. Paolo invece credeva che le regole impedissero la fedeltà dell'uomo al volere divino e propose la "fede", piuttosto che le "opere" della Legge mosaica. Mentre in molte aree i motivi e le preoccupazioni dell'Ebraismo e del Cristianesimo seguono lineee parallele, l'impostazione paolina e quella della tradizione ebraica sono antitetiche ed inconciliabili tra di loro. Nel corso dei secoli, il Cristianesimo si è spesso ritratto dal paolinismo, ritornanrdoci tuttavia sporadicamente, con la conseguenza che, nei periodi di enfasi, l'antitesi piuttosto che la somiglianza è venuta a contrapporre le due tradizioni confessionali. In verità, è proprio l'elemento paolino del Cristianesimo che forma la barriera principale per la comprensione del Cristianesimo da parte dell'ebreo e per il cristiano la comprensione dell'Ebraismo — ironia della sorte, barriera creata da un ex-fariseo! Tuttavia, proprio nel caso di Paolo, c'è da sperare che gli ebrei, senza abbandonare le convinzioni ed i valori ereditati dal [[w:rabbinismo|rabbinismo]], cerchino di riscontrare lo sforzo immenso da parte di un ebreo geniale di rispondere alla domanda: come può l'essere umano eseguire la Volontà di Dio? Paolo è ebreo, non solo di nascita, ma anche perché la questione essenziale dell'Ebraismo, la questione del ''come'', è ciò che lo preoccupa. Gli ebrei — afferma Sandmel nello specifico — dovrebbero prender nota non tanto delle risposte date da Paolo (che sono estranee all'ebreo), ma della sua domanda, che fa parte della matrice ebraica.<ref name="SamSand"/><ref name="Sand"/><ref name="Jewish"/>
 
==Note==
<references/>
 
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[[Categoria:Biografie cristologiche|Vangeli e interpretazione ebraica]]