Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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==Formulazioni e riformulazioni==
Documenti religiosi necessitano comunque di una valutazione alquanto differente dal meramente letterario, ed esiste il pericolo anche tra studiosi che una preoccupazione analitica eccessiva possa oscurare il tenore intrinseco di un dato documento. Fermarsi al letterale è grave ostacolo ad una comprensione corretta dei contenuti, poiché la persona che legge gli scritti religiosi deve sforzarsi di comprendere l'intento alla base del documento. Per esempio, la letteratura rabbinica al suo apice non raggiunge mai le altezze dei capolavori letterari del ''[[w:Tanakh|Tanakh]]'', come Giobbe, i Salmi, ed i Profeti maggiori. Ci sono tuttavia innumerevoli passi dove la letteratura rabbinica possiede una percettività ed una sublimità che può stare alla pari col ''Tanakh''. Colui che giudica la letteratura rabbinica solo sulla sua forma esteriore, o sul suo legalismo, non afferra ciò che la letteratura rabbinica vuole veramente esprimere, poiché la sua eloquenza giace in lampi di intuizione ove il contenuto trionfa sulla forma. Inoltre, l'interprete corretto non perde mai di vista la domanda: a chi/cosa si rivolge la letteratura rabbinica? Cosa cerca di dirci? La letteratura religiosa è sempre un tentativo di dare espressione a ciò che è usualmente difficile esprimere, poiché nella letteratura religiosa le persone tentano di esprimere idee ed intuizioni che spesso non riescono ad essere articolate con parole distinte. L'emozione religiosa si avvicina alla poesia e non alla prosa, e lo studente di letteratura religiosa dovrebbe sempre cercare di percepire la poesia latente in un qualsiasi scritto religioso. Ebrei e cristiani hanno l'obbligo di considerare l'intento latente della letteratura pagana, o maomettana, o buddhista, anche quando si sentono estranei alla tradizione che ha prodotto tale letteratura.<ref name="Jewish"/>
 
Gli ebrei sono avulsi dal Nuovo testamento, in quanto non fa parte della loro tradizione. Tuttavia c'è un senso in cui questa "avulsione" inevitabile del letterale di per se stessa può essere un indizio a riconoscerne l'affinità. Le differenze puntano al paradosso del nucleo intrinseco di ebraicità nella letteratura cristiana, e tale nucleo è percepibile nonostante l'insoddisfazione che i Vangeli possano provocare presso i lettori ebrei, e le affermazioni degli studiosi che certi contenuti siano ellenistici o pagani d'origine. Il riconoscimento di questo nucleo di ebraicità emerge quando si procede a proporre le questioni che trascendono i dettagli minori, quando uno inizia ad indagare la più ampia problematica del significato di questa letteratura cristiana. Chiedere cosa vogliano veramente dire i Vangeliè una domanda molto più importante del sapere se Gesù andò a Gerusalemme verso sud passando per la Galilea, o verso est attraverso il Giordano, poi a sud e quindi a ovest oltre il Giordano. Chidere quale sia il vero significato delle Lettere va oltre la ricerca necessaria a capire se Paolo scrisse o meno tutte le Lettere attribuitegli. Le domande profonde, in poche parole, hanno a che fare con la quintessenza dei documenti neotestamentari, e non con quei particolari che spesso bloccano la comprensione piuttosto che facilitarla.<ref name="Sand"/>
 
Esistono tre grandi temi su cui ruotano la letteratura ebraica, il Tanakh ed il Talmud. Tali temi sono il fulcro collettivo su cui ruota anche il Cristianesimo. Il primo è la domanda: esiste quella che viene chiamata la Volontà di Dio? La letteratura religiosa non pone mai questa domanda, assumendola invariabilmente come un dato di fatto, che tale Volontà esista. Che ci sia una Volontà di Dio è l'assioma dell'Ebraismo e del Cristianesimo; è l'assioma che Dio esiste e che ci sia un modo in cui Egli afferma e approva ed un modo in cui Egli disapprova. Questo tema è centrale nel Tanakh, nei Profeti, ed è il motivo principale del [[w:Pentateuco|Pentateuco]]. È il cantico cantato dal [[w:Salmi|Salmista]], e la base dei tremendi problemi postulati nel [[w:Libro di Giobbe|Libro di Giobbe]]. È inoltre il tema che lega insieme i vari scritti del Nuovo Testamento, in cui una quantità di persone esprime questa convinzione comune in modi differenti. Questi scritti hanno tramandato all'età moderna iferenze in parte sovrapposte ed in parte discordanti estratte da convincioni centrali. Le discordanze tuttavia, per quanto reali, tendono a diminuire di significato diventando semplici dettagli quando vengono soppesate alla luce delle convinzioni centrali. La convinzione riguardo alla Volontà di Dio si origina dall'Ebraismo ed è al centro di tutti gli antichi scritti ebraici — è anche al centro degli scritti cristiani.<ref name="SamSand"/><ref>Jonathan Bruymberg-Kraus, "A Jewish Ideological Perspective on the Study of Christian Scripture, ''cit.''", ''Jewish Social Studies'' N.S. 4:1, 1997, pp. 121-152.</ref>
 
Il secondo tema è la domanda: può l'essere umano conoscere la Volontà di Dio?
 
==Note==
<references/>
 
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