Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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Ciò che si deve tenere in mente è che già nel primo dei Vangeli scritti l'abbellimento di episodi relativi a Gesù ci presenta una contraddizione: la raffigurazione di un contesto credibile, ma episodi dubbi o persino inverosimili. Tali abbellimenti rappresentano non solo la crescita di una tradizione orale, ma anche abbellimenti deliberati e intenzionali da parte degli evangelisti. La trattazione fatta da Luca riguardo all'episodio della sinagoga di Nazaret narrato da Marco è pienamente conforme con la sua trattazione di molti altri episodi marciani da lui usati. Le caratteristiche del Vangelo di Luca si riscontrano quindi nel suo utilizzo dei materiali marciani, e sono presenti anche nella sua trasposizione dei materiali della ''Fonte Q'' ed in quei materiali che appaiono solo nel suo Vangelo.<ref>Ci sono esegeti neotestamentari che negano l'esistenza di '''''Q''''' e preferiscono credere che la corrispondenza tra Matteo e Luca nel materiale non marciano derivi dal fatto che Luca usa Matteo e anche Marco come fonti. Cfr. ''int. al.'', Maurice Casey, ''An Aramaic Approach to Q: Sources for the Gospels of Matthew and Luke'', Cambridge University Press, 2002; per una bibliografia che esamina ambo le parti, Thomas R. W. Longstaff, Page A. Thomas, ''The Synoptic Problem. A Bibliography 1716–1988'', New Gospel Studies 4, Mercer, Macon 1988.</ref>
 
Da quando sopra si può concludere che ciascun Vangelo possiede la propria individualità, cosa che i [[w:Protestantesimo|protestanti]] già da tempo avevano notato. Tuttavia, in certi ambienti è esistito, ed ancora esiste, una riluttanza a riconoscere che, poiché i Vangeli differiscono tra loro, così pure differiscono i ritratti di Gesù. I cristiani in generale tendono ad affermare che i Quattro Vangeli propongono un'interpretazione di un unico Gesù. Esegeti ebrei invece sostengono che i Vangeli offrano non uno ma quattro Gesù. Quest'ultima opinione va oltre il semplice studio dei Vangeli. Durante il tempo di Gesù il ritratto di Abramo fu abbellito da Filone d'Alessandria, da Flavio Giuseppe, da un'opera intitolata ''[[w:Libro dei Giubilei|Libro dei Giubilei]]'' e, in seguito, dai rabbini. Gli abbellimenti del ritratto di Abramo non venn ero affatto repressi dalla grande santità ottenuta da [[w:Libro della Genesi|Genesi]], dato che gli abbellitori non solo estesero ciò che si trovava in Genesi, ma si sentirono liberi anche di andare contro passi che erano chiari ed espliciti; in special modo, ciò accade nella trattazione di [https://www.biblegateway.com/passage/?search=genesi+12&version=CEI;LND Genesi 12], il soggiorno di Abramo in Egitto e l'equivoco da lui creato che Sara fosse sua sorella. Nella stessa vena, [[w:Libro della Cronache|Cronache]] usò [[w:Libro di Samuele|Samuele]] e [[w:Libro dei Re|Re]] come fonte, ma senza quella fedeltà testuale che uno storico scrupoloso avrebbe usato. Similmente, nel [[w:Libro di Samuele|Libro di Samuele]] c'è uno strato che è in totale contraddizione con un altro strato dello stesso: uno descrive come Samuele consacri volentieri il grande [[w:Saul|Saul]] come re, mentre l'altro tratta Saul come un mascalzone e rappresenta Samuele in opposizione alla monarchia, denunciandola eloquentemente, consacrando Saul malvolentieri. Altro esempio, il [[w:Pentateuco|Pentateuco]] presenta materiali contradditori e inconsistenti su Mosè, e il Mosè storico è tanto elusiovoelusivo quanto il Gesù storico.<ref name="Sand">Samuel Sandmel, ''We Jews and Jesus, cit.'', Jewish Lights Publishing, 2006, pp. 119-133.</ref>
 
Quello che tutti questi scritti — Antico Testamento, Nuovo Testamento e la letteratura ''quasi''-biblica — hanno in comune è che la storia in essi non è la ''quasi''-scienza che cercò di diventare nel XIX secolo, ma piuttosto un'interpretazione di eventi accettati ma non provati. Nessuno a quel tempo aveva una specializzazione dottorale ottenuta presso un'università moderna, oppure aveva fatto ricerche presso archivi specifici, o cercava di presentare "gli eventi come erano veramente accaduti". Confrontare oggi detti autori su un piano di storia "pura" vuol dire aspettarsi ciò che non intendevano o non erano in grado di fornire. Districare la storia dalla ''non''storia nelle narrazioni del [[w:Tanakh|Tanakh]] o della letteratura extrabiblica, o del Nuovo testamentoTestamento, è un compito senza speranze. Non si riesce ad essere precisi su Gesù. Possiamo sapere ciò che dicono i Vangeli, ma non possiamo conoscere Gesù. Se l'obiettivo è quello di una storia accurata di Gesù, allora è più facile che i Vangeli ce lo nascondano invece di rivelarcelo. Le profonde differenze dei Vangeli ci impediscono un apprezzamento meramente letterario.<ref name="Sand"/>
 
==Analisi e valutazione==
Gli ebrei quindi considerano il Nuovo Testamento come documenti, ma non documenti sacri, da venerare. Ci sono contenuti che gli ebrei potrebbero ammirare, ma anche quelli che gli ebrei rifiuterebbero di considerare. Per esempio, certi studiosi ammirano senza riserve le abilità letterarie di Luca, ma non ammirano il suo resoconto inverosimile che Erode Antipa fosse a Gerusalemme durante l'ultima settimana di Gesù. Ammirerebbero la storia dell'[https://www.biblegateway.com/passage/?search=marco+12%3A41-4&version=CEI;LND obolo della vedova],<ref>''"Ella, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere"''. La storia si ritrova anche in Luca 21:1-4, ma è assente da Matteo e da Giovanni.</ref> ma non ammirerebbero certo il [https://www.biblegateway.com/passage/?search=matteo+24&version=CEI;LND ventiquattresimo capitolo di Matteo]; né crederebbero che questo capitolo riporti le vere parole di Gesù — si meraviglierebbero inoltre che i cristiani possano leggere questo capitolo matteano e credere ancora che Gesù fosse un uomo gentile d'animo.<ref name="Sand"/>
 
Il rischio dell'avvicinarsi alla "Bibbia come letteratura" consiste nell'ammettere una risposta necessariamente negativa. Ciò succede specialmente a leggere il Vangelo di Giovanni: si crea quindi una divisione. Il Vangelo giovanneo è alquanto interessante, difficile da studiare ma affascinante. Pieno di allusività inaspettate, con ricchezza di sfumature ed ipertoni, è pertanto l'opposto di superficiale. Nello studiare le origini del Cristianesimo, bisogna reputare questo Vangelo di somma importanza: contiene dati di Gesù preziosi quanto quelli degli altri tre Vangeli. Ma c'è il problema che Giovanni rappresenta gli oppositori di Gesù come "ebrei" e non come farisei o sommi sacerdoti; Giovanni pone l'ebreo Gesù al di sopra degli ebrei e contro di loro. Anche considerandolo come letteratura, il Gesù di Giovanni non è per nulla attraente: mancano le connotazioni di modestia e umiltà; la sua onniscienza è repulsiva, e il modo elaborato con cui Gesù conosce tutto ciò che accadrà e pare agire secondo una tabella predeterminata, sa di espediente esagerato. Similmente, il lettore ebreo non vede caritatevolmente la procedura giovannea ripetuta in cui il punto di partenza per i soliloqui è l'incomprensione della gente che viene accusata di non capire ciò che invece sembra chiaro e limpido (almeno per Gesù); anche qui l'espediente non è gradevole. Il Gesù di Giovanni è un esempio estremo, ma è indicativo di ciò che produce la differenza tra cristiani ed ebrei. Una lettura cristiana dei Vangeli crea empatia con Gesù, ma una lettura ebrea crea in genere solo un'empatia sporadica, e solo per certi passi.<ref name="Sand"/>
 
 
==Formulazioni e riformulazioni==