Biografie cristologiche/Vangeli e interpretazione ebraica: differenze tra le versioni

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[[File:Portrait of St Mark from The Four Gospels Wellcome L0022867.jpg|350px|left|"I Quattro Vengeli" (manoscritto armeno con miniature, 1495)]]
{{q|'''''Non accettate nulla come verità che sia privo di amore. E non accettate nulla come amore che sia privo di verità! L’uno senza l’altra diventa una menzogna distruttiva.'''''|[[w:Edith Stein|Edith Stein]]}}
 
 
Una supposizione in molti corsi universitari che insegnano la "Bibbia come letteratura" è che le qualità letterarie, spesso di enorme realizzazione, siano inerenti alla scrittura biblica, e che tali qualità possano essere descritte. Per esempio, uno può sottolineare la poesia impareggiabile dei [[w:Salmi|Salmi]], la bellezza e profondità di [[w:Libro di Giobbe|Giobbe]], e l'abilità narrativa in libri come [[w:Libro di Genesi|Genesi]] e [[w:Libro di Rut|Rut]]. Spesso tutto ciò si riduce, spesso inconsciamente, ad assoggettare la Scrittura ad un tipo di critica letteraria, col critico che si mette su un piedistallo al di sopra della letteratura, e la giudica. In tali giudizi, come in tutta la critica letteraria, il cosiddetto critico enuncia partendo da premesse esplicite o tacite riguardo a ciò che è considerata letteratura buona e letteratura cattiva, ed il proprio gusto letterario entra inevitabilmente a far parte del giudizio.<ref name="Jewish">Per questa sezione si sono consultati principalmente i seguenti testi e fonti secondarie: Walter Jacob, ''Christianity through Jewish Eyes: The Quest for Common Ground'', KTAV Publishers, 1974; Pinchas lapide, ''Israelis, Jews and Jesus'', trad di P. Heinegg, Doubleday, 1999; Jonathan Bruymberg-Kraus, "A Jewish Ideological Perspective on the Study of Christian Scripture", ''Jewish Social Studies'' N.S. 4:1, 1997, pp. 121-152; Shalom Ben Chorin, "The Image of Jesus in Modern Judaism", ''Journal of Ecumenical Studies 11, 1974, pp. 401-430; [[w:Geza Vermes|Géza Vermès]], ''Jesus and the World of Judaism'', SCM, 1983; ''id.'', ''The Religion of Jesus the Jew'', Fortress, 1993; James H. Charlesworth, ''Jesus within Judaism'', Doubleday, 1988; James H. Charlesworth (cur.), ''Jesus` Jewishness: Exploring the Place of Jesus in Early Judaism'', Crossroads, 1991; [[w:John Meier|John Meier]], ''A Marginal Jew'', 5 voll., 1991/2007 (trad. ital. ''Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico'', Queriniana, 2001/2009).</ref>
 
==La prospettiva ebraica==
Per gli ebrei, i Vangeli non sono sacri. Quando li leggono (se li leggono), li leggono come letteratura, e non come [[w:Bibbia|Scrittura]]. Inevitabilmente, reagiscono o meno in un modo paragonabile a come reagirebbero o meno ad altra letteratura. I passi evangelici sono così spesso antiebraici, specialmente in connessione alla morte di Gesù, che diventa molto difficile per gli ebrei leggerli senza reagire. L'impresa per un serio studente ebreo del primo Cristianesimo è ancor più difficile di quella sostenuta da un lettore ebreo generico. Lo studente non può trascurare, né ignorare i problemi storici e religiosi inerenti alla letteratura, ed è più che difficile arrivare ad un semplice apprezzamento, anzi è impossibile.
 
Per l'ebreo, i Vangeli da una parte ben ricreano la scena ebraica, evidenziando che tale ricreazione deve essere il risultato di una conoscenza che la riflette, e non la si può quindi considerare fittizia. D'altra parte, non esiste punto nei Vangeli che non sollevi problemi spinosi. Per fare un esempio: la tradizione registra nei prime tre Vangeli che Gesù fu battezzato nel fiume Giordano da Giovanni il Battista (da non confondersi con Giovanni l'evangelista). Per quanto riguarda il battesimo ebraico, manca nelle fonti ebraiche una conferma dell'uso del battesimo in tale contesto, ma lasciamo da parte questo particolare di poca importanza. Matteo scrive che Giovanni fosse restio a battezzare Gesù, poiché l'implicazione del battesimo secondo la prospettiva cristiana era che procurasse la remissione dei peccati, e Matteo esprime mediante la sua descrizione della riluttanza di Giovanni a battezzare Gesù la sua avversione per l'implicazione che Gesù potesse aver mai peccato. (Un Vangelo apocrifo, il [[w:Vangelo dei Nazarei|Vangelo dei Nazareni]], descrive Gesù in discussione con sua madre se egli si debba o meno sottomettere al battesimo.) Luca sorvola il battesimo per mano di Giovanni, trattandolo in una proposizione subordinata, e procede verso l'argomento della discesa dello Spirito Santo su Gesù, tema riscontrato nei primi tre Vangeli; ma in Luca lo Spirito Santo discende su Gesù sotto forma di una colomba, mentre Matteo e Marco dicono solo che lo spirito discese su di lui ''come'' una colomba, cioè non in forma corporea. In tutti e tre i Vangeli, i cieli si aprono e una voce proclama, ma nessuno dei tre riporta le stesse parole pronunciate dalla voce celeste.<ref>Si confrontino i rispettivi passi neotestamentari di [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Matteo+3%3A13-17&version=CEI;LND Matteo 3:13-17]; [https://www.biblegateway.com/passage/?search=marco+1%3A9-11&version=CEI;LND Marco 1:9-11]; [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Luca+3%3A21-22&version=CEI;LND Luca 3:21-22].</ref>
 
==Note==
<references/>
 
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