Biografie cristologiche/Spirito e Insegnamento: differenze tra le versioni
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[[File:Rembrandt Harmensz. van Rijn 048.jpg|300px|right|Yeshua l'ebreo (di Rembrandt, ca. 1648)]]
{{q|'''''Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?'''''|Matteo 16:24-26}}
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Questioni essenziali rimangono tuttavia irrisolte. Perché Gesù rispose alla chiamata di pentimento e purificazione di Giovanni il Battista a fronte dell'imminente Regno? Perché i suoi discepoli più stretti, a loro volta, assunsero tale impegno a seguirlo? Perché il suo messaggio apocalittico fu così impellente? Perché i suoi discepoli, unici tra coloro che seguivano figure profetiche carismatiche di questo periodo, affermarono che Gesù era risorto dai morti? Perché infine dedussero da tale esperienza che dovevano continuare la missione di Gesù, estendendola a tutta la [[w:Diaspora ebraica|Diaspora]]? Qui la natura esplicativa dell'indagine storica deve lasciare il posto alla nostra ignoranza ed alle sue proprie limitazioni. Alla fine, la storia stessa è più descrittiva di un'impresa esplicativa. Si basa più su una narrazione coerente che su porpostizioni strettamente comprovabili. Mentre la ricostruzione di una sequenza di eventi permette, anzi invita, a speculare sui collegamenti causali tra di loro, la storia non offre tanto le spiegazioni quanto una descrizione dettagliata di tipo particolare. Non possiamo sperare di misurare la verità di una proposizione storica con la certezza derivante da un test o prova di un ipotesi sperimentale nelle scienze empiriche. Nessuna ricostruzione storica può essere ''provata'' come vera. Nel migliore dei casi, una volta che l'interpretazione ha elaborato tutta l'evidenza disponibile in un modello significativo, coerente e plausibile, ciò che può fare è persuadere.<ref name="Spirito"/>
L'attuale abbondanza di opere sul Gesù storico riflette le confusioni di narrazioni interpretative antagonistiche. Il profeta apocalittico di uno storico diventa il riformatore sociale radicale di un altro storico, ed il devoto [[w:chassid|chassid]] individualista di un altro, e il critico politico di un altro ancora, ed il saggio cinico di un altro, e così via. Ma tutte la narrazioni non sono create uguali, e le ragioni per scegliere tra di loro, per decidere quale è convincente, non sono arbitrarie. Ciò accade perché, anche se il centro di una narrazione storica è un individuo, tale individuo, che sia Gesù o qualcun altro, visse in un contesto sociale. Questo contesto sociale è il punto critico dello storico. Ciò significa che la ricerca del Gesù storico deve necessariamente essere anche una ricerca del pubblico del primo secolo. Questo potrebbe creare problemi: dopo tutto, se Gesù sembra un soggetto elusivo, coloro che lo ascoltarono lo sembrano ancora di più. Almeno abbiamo dei documenti che parlano di lui; mentre invece, in confronto, abbiamo ben poco degli altri. Tuttavia, riflettendoci, tutte le informazioni delle nostre fonti in verità parlano più direttamente di loro che di lui, poiché Gesù non ci ha lasciato scritti. La Lettere di Paolo, i Vangeli — e, da una prospettiva esterna, Flavio Giuseppe — testimoniano meno di Gesù direttamente che dell'effetto che Gesù ebbe sugli altri. Questi documenti antichi pertanto devono essere letti con l;impegno non solo di ricostruire detti altri ma anche di ricostruire Gesù. È questo nugolo di testimoni — il pubblico anonimo di Gesù; i suoi discepoli; i suoi simpatizzanti, ed i suoi oppositori — che forniscono un punto d'appoggio nel vortice di ricostruzioni storiche in competizione. Il primo scopo dello storico è di trovare un Gesù del primo secolo la cui missione abbia senso per i suoi ascoltatori ebrei contemporanei del primo secolo. Fu su questa intelligibilità fondamentale che dipese tutto il resto della storia del Cristianesimo.<ref name="Spirito"/><ref name="Cross"/><ref name="Dale">Dale C. Allison, ''Jesus of Nazareth: Millenarian Prophet'', Fortress Press, 1998, pp. 44-50; Paula Fredriksen, "What You See Is What You Get: Context and Content in Current Research on the Historical Jesus", ''Theology Today'' 52, 1995, pp. 79-97.</ref>
L'impresa di collocare Gesù coerentemente nell'ambito del suo ambiente natio del primo secolo è assistita da un certo numero di fatti indiscutibili che sono serviti come fondamento di questa ricostruzione: il suo incontro con Giovanni il Battista, il suo seguito popolare, la sua proclamazione del Regno di Dio, la sua crocifissione da parte di Pilato a Gerusalemme, la sopravvivenza dei sui seguaci più intimi che sostennero la sua proclamazione del Regno mentre identificavano Gesù come il Cristo, risorto dai morti, estendendo la missione dalla sua matrice ebraica ad includere anche i gentili. Nessuna ricostruzione del Gesù storico convince se non riesce anche ad accettare significativamente questa serie di fatti. Tali fatti — alcuni corroborati da fonti esterne — provengono principalmente da scritti del protocristianesimo. ''Tutti'' questi testi sono scritti da una prospettiva post-risurrezione, che a sua volta riflette reminescenze storiche relative. Eccetto Paolo, tutti gli altri autori cristiani scrivono sapendo che il Tempio di Gerusalemme non esisteva più. Questa conoscenza, non meno della loro fede in Gesù, incide su come raccontano le loro rispettive storie su di lui. L'approccio ad un'approssimazione credibile della figura storica di Gesù di Nazaret si basa su tali storie, attraversate e in effetti, mediante una conoscenza critica del contesto di Gesù, corrette da questi successivi punti di vista.<ref name="Corrobora">Paula Fredriksen, ''Jesus of Nazareth, cit.'', pp. 265-270; Sean Freyne, ''Galilee, Jesus and the Gospels: Literary Approaches and Historical Investigations'', Fortress Press, 1998, pp. 89-102; [http://books.google.co.uk/books/about/Sociology_and_the_Jesus_Movement.html?id=14nYAAAAMAAJ Richard A. Horsley, ''Sociology and the Jesus Movement''], Continuum, 1994, ''passim''; [https://books.google.co.uk/books?id=IJP4DRCVaUMC&source=gbs_navlinks_s Mark Allan Powell, ''Jesus as a Figure in History: How Modern Historians View the Man from Galilee''], Westminster John Knox Press, 1998, pp. 51-64, 167 e segg.</ref>
Alla fine, la persona che cerchiamo si erge con la schiena rivoltata verso di noi, il volto verso gli altri della sua generazione — poiché Gesù di Nazaret, come qualsiasi altra persona, visse intatto e interamente dentro la sua propria cultura ed epoca, ignaro di cosa gli riservasse il futuro. E mentre egli ed il suo messaggio si connettono alle varie forme di Cristianesimo che in definitva risultarono dalla sua missione, la loro interpretazione di Gesù come il Cristo non sono identiche né alle sue personali convinzioni religiose, né tra di loro. La figura storica di Gesù sta certamente al punto iniziale delle successive interpretazioni cristiane: per tale ragione, una valutazione accurata del suo vero contesto storico non ha importanza per la teologia. Ma cattiva storia produce cattiva teologia. La corrispondenza tra il Gesù storico e le successive confessioni cristiane di fede su di lui è indiretta piuttosto che diretta, limitata piuttosto che immediata.<ref name="Corrobora"/>
Gli evangelisti stessi dimostrano questo punto ampiamente. Il Gesù "storico" — cioè, Gesù come se lo immaginavano in vita, tra i suoi contemporanei — era il loro punto focale comune. Ma ciascuno lo vedeva dalla prospettiva del proprio tempo e luogo che, sebbene venti secoli più vicino a loro del nostro secolo, influiva inevitabilmente sulla loro visione. Attraveso le loro varie interpretazioni gli evangelisti "aggiornarono" Gesù, portandolo nei loro ambienti storici e politici — dopo il Tempio, antifarisei, misti ebraico-gentili. Marco organizzò e quindi interpretò tradizioni precedenti. Matteo redasse e incrementò Marco. Stessa cosa fece Luca, sebbene differentemente. Giovanni è notevolmente differente da questi altri tre. Se consideriamo la gamma dei Vangeli noncanonici successivi — il [[w:Vangelo di Tommaso|Vangelo di Tommaso]]; il [[w:Vangelo di Pietro|Vangelo di Pietro]]; il [[w:Vangelo greco degli Egiziani|Vangelo degli Egiziani]], a altri ancora — queste differenze di interpretazioni si moltiplicano. Sebbene ogni Vangelo riporti storie ed insegnamenti che chiaramemte sono variazioni di un tema comune, ciononostante ogni evangelista in un certo senso crea e presenta il proprio Gesù, uno che serve a stabilire e quindi legittimizzare le credenze e le pratiche della susseguente comunità propria di quel dato evangelista.<ref name="Corrobora"/><ref name="Dale"/>
Il compito dell'attuale [[w:Ricerca del Gesù storico|ricerca del Gesù storico]] è fondamentalmente diversa, ed i suoi punti di principio lo distinguono sia dalla teologia antica che da quella moderna. Una costruzione teologica di Gesù può appropriatamente tentare di relazionare questa figura fondazionale alle preoccupazioni e tradizioni della comunità moderna dei credenti. Ne risulteranno tante interpretazioni teologiche quante ce ne sono confessioni — cattolici, greco-ortodossi, pentecostali, battisti, presbiteriani, e così via. Lo scopo di tale sforzo è di scoprire cosa ''significhi'' Gesù per coloro che professano la fede in lui, nell'ambito di una data chiesa confessionale. Ma una costruzione storica di Gesù cerca quello che Gesù ''significò'' per coloro che lo seguirono nel corso della loro propria vita, e della sua. In linea di massima funziona in direzione opposta, non inserendo Gesù in un contesto moderno ma ponendolo, il più coerentemente e convincentemente possibile, nel suo proprio. Tale impostazione deve rispettare la distanza tra ora e allora, tra le sue preoccupazioni e responsabilità e le nostre. Il Gesù di Nazaret storico non può né potrà mai essere nostro contemporaneo. Vestirlo di indumenti mutuati da contingenze attuali asserendo che tali contingenze in verità furono le sue, distorce soltanto e quindi oscura chi egli fosse.<ref name="Dale"/>
Se credenti d'oggi cercano un Gesù che sia intelligibile moralmente e pertinente religiosamente, allora sta a costoro la responsabilità di svolgere l'opera necessaria per ottenere una ''rilettura'' creativa e responsabile. Tale progetto non è però storico (la costruzione critica di una figura antica) ma teologico (la generazione di un significato contemporaneo nell'ambito di comunità religiose particolari). E ne risultano inevitabilmente affermazioni teologiche multiple e conflittuali, che variano tanto quante sono le diffferenti comunità che le sostengono. Tuttavia questa ''re''interpretazione teologica non deve essere scambiata erroneamente per una descrizione storica, né presentata come tale. Per considerare Gesù storicamente bisogna liberarlo dall'asservire gli interessi moderni o le identità confessionali. Ciò significa rispettare la sua integrità come persona reale, soggetto a convinzioni appassionate e conseguenze inaspettate, sorpreso da avvenimenti improvvisi ed ignaro come tanti del futuro. Significa concedergli l'alterità irriducibile della propria antichità, la singolarità che Albert Schweitzer catturò nella sua poetica descrizione conclusiva: "Ci viene incontro come Uno sconosciuto, senza nome, per via antica, presso il lago." È quando rinunciamo alla familiarità falsa dell'Anacronismo e dell'Interesse che vediamo Gesù, i suoi contemporanei e forse anche noi stessi, più chiaramente nella nostra umanità comune.<ref name="Spirito"/><ref name="Corrobora"/>
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[[Categoria:Biografie cristologiche|Spirito e Insegnamento]]
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