Biografie cristologiche/Spirito e Insegnamento: differenze tra le versioni

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L'autorevole annuncio dell'arrivo imminente del Regno da parte di Gesù provocò entusiasmo popolare ed eccitazione durante il suo viaggio a Gerusalemme, e tale entusiasmo popolare è all'origine dell'identificazione di Gesù quale figlio di Davide. Speculazioni e definizioni messianiche si erano moltiplicate in questo periodo — le loro varie permutazioni esoteriche si riscontrano nella letteratura settaria dell'epoca. Tuttavia, la definizione più fondamentale, quella attestata scritturalmente e quindi generalmente disponibile. quella già apparsa nelle [[w:Lettere di Paolo|Lettere di Paolo]], nei Vangeli di Matteo e Luca, nelle devozioni rabbiniche ed anche nella preghiera sinagogale, è l'idea del Messia figlio di Davide. I seguaci più intimi di Gesù, e Gesù stesso, non affermarono mai questo titolo o ruolo per lui. Ma lo affermarono invece le folle che ammaestrò e nutrì. I loro fervore lo portò direttamente alla morte.<ref name="Spirito">Per questa sezione si sono consultate principalmente le seguenti opere: Paula Fredriksen, ''From Jesus to Christ: The Origins of the New Testament Images of Jesus'', Yale University Press, 1988; ''id.'', "Torah Observance and Christianity: The Perspective of Roman Antiquity", ''Modern Theology'', 11.2, 1995, pp. 195-204; Marinus de Jonge, ''Jesus, the Servant Messiah'', Yale University Press, 1991; William Horbury, "The Messianic Associations of 'Son of Man'", ''Journal of Theological Studies'' 36, 1985, pp. 34-55; John Dominic Crosson, ''The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Jewish Peasant'', HarperCollins, 2001; N.T. Wright, ''The New Testament and the People of God'', Fortress Press, 1992; [[w:Geza Vermes|Géza Vermès]], ''Jesus the Jew: A Historian's Reading of the Gospels'', Fortress, 1973; ''id.'', ''The Gospel of Jesus the Jew'', University of Newcastle upon Tyne, 1983; ''id.'', ''Jesus and the World of Judaism'', SCM, 1983; ''id.'', ''The Religion of Jesus the Jew'', Fortress, 1993; James H. Charlesworth, ''Jesus within Judaism'', Doubleday, 1988/2003; James H. Charlesworth (cur.), ''Jesus` Jewishness: Exploring the Place of Jesus in Early Judaism'', Crossroads, 1991.</ref>
 
==Gesù, Cristianesimo e Storia==
Cosa successe poi? Nella notte del [[w:seder|seder]] (15 [[w:Nisan|Nisan]]; Marco) opuure la notte precedente (14 Nisan; Giovanni), Gesù venne catturato furtivamente, forse da un drappello misto tra guardie del Tempio e soldati romani guidati al luogo dell'imboscata da un discepolo scontento (Gv 18:2,3,12). [[w:Caifa|Caifa]] e Pilato avevano organizzato insieme la faccenda, necessitando di muoversi alla svelta, efficacemente ed in segreto proprio per la ragione specificata dai Vangeli: qualsiasi mossa pubblica contro Gesù avrebbe provocato una sommossa (Mc 14:1-2; per questa stessa ragione, come precauzione, il contingente che va ad eseguire l'arresto è armato). L'eccitazione della folla era aumentata man mano che la [[w:Pesach|Pesach]] si avvicinava, mentre la storia antica della redenzione divina dei figli di Israele dalla loro schiavitù opprimente risuonava della convinzione ora condivisa da molti: ''questa'' era la Pesach della loro redenzione; ''questa'' era l'ora in cui Dio avrebbe rivelato il Suo Messia, redento e ripristinato Israele, eliminato l'ingiustizia, asciugate le lagrime...<ref name="Spirito"/>
 
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All'alba la città entro le mura cominciò a destarsi, gradualmente, ed i pellegrini della tendopoli accampati nella valle si sarebbero svegliati. Lentamente all'inizio, poi sempre più rapidamente la notizia si sparse e gruppi di seguaci di Gesù — attoniti? scioccati? addolorati — insieme ai pellegrini cominciarono a dirigersi fuori città, verso una collina appena in periferia, il [[w:Calvario|luogo del Cranio, Golgota]]. E lì videro un uomo che moriva in croce. Gesù di Nazaret. Re dei Giudei. Per quanto lo riguardava, Pilato aveva risolto il problema e la faccenda era chiusa.<ref name="Spirito"/>
 
===I===
Nei modi che contavano Pilato aveva ragione. Con Gesù morto, la città tornò nella normalità, sotto il suo controllo. Le folle turbolente delle festività pasquali cessarono di agitarsi e aspettarsi l'arrivo del Regno e la rivelazione imminente di Gesù come Suo Messia. Castigati e demoralizzati, si calmarono nuovamente. Il resto della Pesach probabilmente si concluse senza incidenti.
 
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l'iniquità di noi tutti" (Is 53:5-6). Il linguaggio di Levitico offrì immagini di sacrificio sull'altare di Dio: Gesù pertanto poteva essere compreso come un sacrificio, un ''[[w:Korban|corban]]'': "Ecco l'Agnello di Dio!" (Gv 1:36). Era il Figlio dell'Uomo che appariva alla Fine dell'Età, prima soffrendo, ma poi che sarebbe ritornato sulle nubi del cielo. "A lui fu dato dominio, gloria e regno... Il suo regno è tale che non sarà mai distrutto" (Daniele 7:14; Marco 13:26). Ed egli era l'unto di Dio, fautore del Regno, il Suo messia. Quest'ultima designazione nacque specificamente dagli eventi che scaturirono alla Pasqua finale dei discepoli con Gesù — il clamore giubilante del popolo, la terribile esecuzione come Re dei Giudei. Tuttavia la loro esperienza della risurrezione di Gesù mise tutti questi eventi in una nuova luce. Nella retrospettiva del dopo-Risurrezione dei seguaci intimi di Gesù, "messia" — modificato variamente in base a questa retrospettiva — venne a rappresentare il titolo più adatto di tutti.<ref>[http://books.google.co.uk/books/about/Jesus_the_Servant_Messiah.html?id=v8OFQgAACAAJ&redir_esc=y Marinus Jonge, ''Jesus, the Servant-Messiah''], Yale University Press, 1991, pp. 67-73 e segg.; William Horbury, "The Messianic Associations of 'Son of Man'", ''Journal of Theological Studies'' 36, 1985, pp. 34-55.</ref>
 
===II===
Il Gesù presentato in questa ricostruzione è un profeta che predicava l'arrivo apocalittico del Regno di Dio. Il suo messaggio combacia sia con quello del suo predecessore e mentore, Giovanni il Battista, e sia con quello del movimento che sorse in suo nome. Questo Gesù ''non'' è primariamente un riformatore sociale con un messaggio rivoluzionario; né è un innovatore religioso che ridefinisce radicalmente le idee tradizionali e le pratiche della sua religione d'origine. Il suo messaggio urgente non aveva in vista tanto il presente quanto il futuro immediato. Inoltre, ciò che distingue il messaggio profetico di Gesù da quello degli altri fu innanzi tutto il suo programma temporale, e non il suo contenuto. Come fece Giovanni il Battista, egli enfatizzò la propria autorità di annunciare l'arrivo del Regno; come Teuda, l'Egiziano, i profeti dei segni, e di nuovo come il Battista, Gesù si aspettava il suo arrivo prossimo. Ma la vivida convinzione dei suoi seguaci, anche decine d'anni dopo la Crocifissione, insieme al fenomeno senza precedenti della missione a Israele e l'inclusione dei gentili, indica che Gesùaveva anticipato il programma del Regno da ''presto'' a ''subito''. Annunciando il giorno o la data dell'arrivo del Regno, forse anche per quella stessa Pasqua che divenne la sua ultima, Gesù galvanizzò le folle radunate a Gerusalemme che non erano abituate alla sua missione — cioè al suo tenore pacifista, la sua enfasi sull'azione divina piuttosto che quella umana — e che osannando all'arrivo del Regno lo proclamarono Figlio di Davide e Messia. Fu questa miscela esplosiva di fattori — l'eccitata acclamazione popolare, a Gerusalemme durante il festival di pellegrinaggio più densamente affollato dell'anno, quando Pilato era in città a tener d'occhio la folla — e ''non'' il suo insegnamento di per sé, né i suoi argomenti con altri ebrei sul significato dello Shabbat, del Tempio, della purezza, o di qualsiasi altro aspetto della Torah, che portò direttamente all'esecuzione di Gesù come Re dei Giudei.<ref name="Brown">Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah'', 2 voll., Doubleday, 1994, ''passim''; Fergus Millar, "Reflections of the Trial of Jesus", in ''A Tribute to Geza Vermes'', cur. da Philip R. Davies & Richard T. White, University of Sheffield Press, 1990, pp. 355-381.</ref>
 
Infine, un Gesù il cui itinerario è descritto primariamente non dai Sinottici ma da Giovanni — un Gesù, cioè, la cui missione si estendendeva regolarmente non solo alla Galilea ma anche alla Giudea e specialmente a Gerusalemme — può essere connesso all'anomalia che egli solo fosse ucciso come rivoluzionario in quella Pasqua, ma nessuno dei suoi discepoli seguirono la sua stessa sorte. Una ripetuta missione a Gerusalemme, specialmente durante le festività di pelligrinaggio quando anche il prefetto, di necessità, si trovava là, spiega come Caifa e Pilato sapessero già che fosse Gesù e cosa predicasse, e quindi sapesse anche che non fosse un pericolo di prim'ordine. Proprio come l'entusiasmo della folla per Gesù acclamato come messia spiega la maniera specifica della sua morte, così il duplice concentrarsi di Gesù — su Giudea, specialmente Gerusalemme intorno al Tempio, come anche la Galilea — spiega la familiarità del sommo sacerdote e del prefetto riguardo alla sua missione, e quindi chiarisce il perché Gesù fosse il solo centro della loro azione.<ref name="Brown"/><ref name="Boteach">[[w:Shmuley Boteach|Shmuley Boteach]], ''Kosher Jesus'', Gefen Publishin House, 2012, II Parte, pp.65-131.</ref>
 
Questioni essenziali rimangono tuttavia irrisolte. Perché Gesù rispose alla chiamata di pentimento e purificazione di Giovanni il Battista a fronte dell'imminente Regno? Perché i suoi discepoli più stretti, a loro volta, assunsero tale impegno a seguirlo? Perché il suo messaggio apocalittico fu così impellente? Perché i suoi discepoli, unici tra coloro che seguivano figure profetiche carismatiche di questo periodo, affermarono che Gesù era risorto dai morti? Perché infine dedussero da tale esperienza che dovessero continuare la missione di Gesù, estendendola a tutta la [[w:Diaspora ebraica|Diaspora]]?
 
==Note==
{{Biografie cristologiche}}
<references/>