Fisica e filosofia: differenze tra le versioni

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Ma cosa accade durante un esperimento atomico? Come detto ogni osservazione è ridotta ad una funzione di probabilità e tra due osservazione non è possibile dire ciò che avviene; questo implica dunque che l'osservazione gioca un ruolo fondamentale nell'evento e che non è possibile un'assoluta oggettivazione. Compiendo un esperimento scientifico si cerca di studiare una realtà come se fosse indipendente ed autonoma, ma ciò risulta impossibile: in fisica atomica la particella che si studia deve necessariamente entrare in relazione con l'apparato sperimentale con cui la si studia e non solo; questi elementi che influenzano l'osservazione concorrono dunque nella definizione della funzione di probabilità, la quale deve dunque descrivere un complesso di eventi possibili; l'osservazione influenza la funzione di probabilità scegliendo tra tutti gli eventi possibili quelli realmente avvenuti.
<br/>Attraverso l'osservazione il possibile diventa reale ("accade" è dunque una parola che possiamo utilizzare per spiegare ciò che avviene durante l'osservazione, ma non durante l'intervallo tra un'osservazione e l'altra). La fisica classica si fondava sull'assoluta oggettività (idealizzazione della varie parti del mondo senza far riferimento a sé stessi), l'interpretazione di Copenhagen parte da una scissione tra "oggetto" in esame e "resto del mondo" (tra cui i nostri strumenti di osservazione che non possono che appartenere al "resto del mondo") e asserisce che tuttavia per quest'ultimo non possiamo fare a meno di ricorrere a concetti classici, in riferimento a noi stessi e dunque non completamente obbiettivi; d'altronde "la natura è prima dell'uomo, ma l'uomo è prima della scienza naturale" (von Weizsaecker) per cui l'uomo, per studiare la natura, non può fare a meno di utilizzare concetti classici.<br/>
Il lavoro scientifico consiste dunque nel porre domande sulla natura, nel linguaggio che possediamo e nel cercare di ottenere una risposta dall'esperimento con i mezzi a nostra disposizione, ricordando, come disse Bohr, che nel dramma dell'esistenza siamo insieme attori e spettatori.