Le religioni e il sacro/Il sacro: differenze tra le versioni
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'''Sacro''' è un termine di ambito storico, fenomenologico, sociologico e antropologico religioso, che vuole indicare quella realtà che, "manifestandosi", si aggiunge, significandolo ulteriormente, a ciò che viene ordinariamente percepito, quest'ultimo indicato come "profano"
L'utilizzo del termine in questi ambiti è quindi moderno e corrisponde a una sua trasformazione da «aggettivo qualificante modalità e aspetti diversi del mondo religioso, in sostantivo designante una realtà ''sui generis''»<ref>Sergio Noja, ''Sacro'' in ''Dizionario delle religioni'' (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, p.663</ref>.
Tale "realtà" corrisponde alla percezione e al vissuto di "mistero" (''mysterium'') che provoca "terrore" (''tremendum'') e, al contempo, "incanto" (''fascinans''), quando essa si manifesta. Il "sacro" è quindi
{{q|assunto nel suo valore universale e sbiadito significa solamente segreto, nel senso di straniero a noi, di incompreso, di inesplicato, e in quanto ''mysterium'' costituisce quel che è da noi considerato una pura nozione analogica, ricavata dall'ambito del naturale, senza che effettivamente attinga la realtà. In se stesso però, il misterioso religioso, l'autentico ''mirum'', è, se vogliamo coglierlo nell'essenza più tipica, il 'Totalmente altro', il ''tháteron'', l<nowiki>'</nowiki>''anyad'', l<nowiki>'</nowiki>''alienum'', l<nowiki>'</nowiki>''aliud valde'', l'estraneo, e ciò che riempie di stupore, quello che è al di là della sfera usuale, del comprensibile, del familiare, e per questo "nascosto", assolutamente fuori dall'ordinario, e colmante quindi lo spirito di sbigottito stupore. |Rudolf Otto, ''Op. cit.'', p. 41}}
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