Le religioni e il sacro/Il sacro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
[[File:Forum inscription 2.JPG|thumb|300px|[[File:Lapis niger stele2.JPG|right|150px]]<br>L'iscrizione bustrofedica (sono quattro lati riportati su un piano unico) del cippo del Lapis Niger (a destra), risalente al VI secolo a.C., rinvenuto nel Foro Romano e conservato al Museo delle Terme di Diocleziano, nella quale compare per la prima volta il termine ''sakros'' ([[File:Forum inscription (dettaglio).jpg|90px]]: ''sakros es'')<ref>Cfr. Julien Ries in ''Saggio di definizione del sacro''. ''Opera Omnia''. Vol. II. Milano, Jaca Book, 2007, pag.3: «Sul ''Lapis Niger'', scoperto a Roma nel 1899 vicino al Comitium, 20 metri prima dell'Arco di Trionfo di Settimio Severo, nel luogo che si dice sia la tomba di Romolo, risalente all'epoca dei re, figura la parola ''sakros'': da questa parola deriverà tutta la terminologia relativa alla sfera del sacro.»</ref>.]]
 
'''Sacro''' è un termine di ambito storico, fenomenologico, sociologico e antropologico religioso, che indicavuole unaindicare categoria di attributi equella realtà che si aggiungono"manifesta" oaggiungendosi significanoa ulteriormenteciò ilche realeviene ordinariamente percepito, equest'ultimo indicato come "profano", e che lo significa ulteriormente.
 
L'utilizzo del termine in questi ambiti è quindi moderno e corrisponde a una sua trasformazione da «aggettivo qualificante modalità e aspetti diversi del mondo religioso, in sostantivo designante una realtà ''sui generis''»<ref>Sergio Noja, ''Sacro'' in ''Dizionario delle religioni'' (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, p.663</ref>.
 
Tale "realtà" corrisponde al vissuto di "mistero" (''mysterium'') che provoca "terrore" (''tremendum'') e, al contempo, "incanto" (''fascinans''), quando essa si manifesta. Il "sacro" è quindi necessariamente inteso come "totalmente Altro" (''gaz andere'') rispetto all'ordinario.
 
{{q|assunto nel suo valore universale e sbiadito significa solamente segreto, nel senso di straniero a noi, di incompreso, di inesplicato, e in quanto ''mysterium'' costituisce quel che è da noi considerato una pura nozione analogica, ricavata dall'ambito del naturale, senza che effettivamente attinga la realtà. In se stesso però, il misterioso religioso, l'autentico ''mirum'', è, se vogliamo coglierlo nell'essenza più tipica, il 'Totalmente altro', il ''tháteron'', l<nowiki>'</nowiki>''anyad'', l<nowiki>'</nowiki>''alienum'', l<nowiki>'</nowiki>''aliud valde'', l'estraneo, e ciò che riempie di stupore, quello che è al di là della sfera usuale, del comprensibile, del familiare, e per questo "nascosto", assolutamente fuori dall'ordinario, e colmante quindi lo spirito di sbigottito stupore. |Rudolf Otto, ''Op. cit.'', p. 41}}
 
{{q|Il ''sacro'' è un elemento della ''struttura'' della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L'esperienza del ''sacro'' è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, ''sui generis'', esso necessita di un'ermeneutica propria. |Mircea Eliade, ''Discorso pronunciato al Congresso di Storia delle religioni di Boston il 24 giugno 1968''}}
 
L'esperienza del "sacro" è al cuore di tutte le religioni<ref>Julien Ries. ''Le vie della semantica storica''. In ''Opera omnia'' vol.II. Milano, Jaca Book, 2007, pag.28.</ref>. Infatti,
{{q|Nozione religiosa fondamentale che conferisce forza e valore a tutte le componenti della religione, senza essere riducibile a nessuna di queste presa singolarmente.|Fornari, vol. 10 p.10000}}
 
 
 
{{q|A partire dalle più arcaiche esperienze religiose documentate sino al cristianesimo e all'islamismo, l'imitazione di modelli, intesa come norma e guida della vita dell'uomo, non è mai venuta meno, né del resto avrebbe potuto essere altrimenti. Ai livelli culturali più arcaici, già il ‛vivere come un essere umano' è di per sé un atto religioso, poiché l'alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno un valore sacrale. In altre parole, essere - o meglio divenire - un uomo significa essere 'religioso'. [...] La dialettica del sacro precedette e servì da modello per tutte le forme dialettiche successivamente scoperte dalla mente umana. L'esperienza del sacro, rivelando l'<nowiki></nowiki>'essere', il 'significato' e la 'verità' in un mondo ignoto, caotico e spaventoso, pose le basi per l'elaborazione del pensiero sistematico. Le manifestazioni del sacro espresse in simboli, miti, esseri soprannaturali, ecc., vengono afferrate come ‛strutture', e costituiscono un linguaggio preriflessivo, che esige una ermeneutica particolare. Per più di un quarto di secolo storici e studiosi di fenomenologia della religione hanno cercato di elaborare un'ermeneutica siffatta. Questo tipo di indagine non è paragonabile alla ricerca erudita, sebbene anch'essa possa valersi di documenti provenienti da culture da lungo tempo scomparse e da popoli remoti. In virtù di un'ermeneutica adeguata, la storia delle religioni cessa di essere un museo di fossili, rovine e obsoleti mirabilia per diventare quel che avrebbe dovuto essere sin dall'inizio per ogni ricercatore: un complesso di 'messaggi' che attendono di essere decifrati e compresi.|Mircea Eliade, ''Religione'', in Enciclopedia del Novecento (1982), vol. VI, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1982, pp. 121-2}}