Biografie cristologiche/Nuovo Testamento e antiebraismo: differenze tra le versioni

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Altri sostengono, come per 1 Tessalonicesi 2:14-16, che Giovanni stia parlando di giudei e sottolineando un problema geopolitico o etnico, e non uno di fede e pratiche ebraiche. È vero che, mentre i giudei sono ebrei, non tutti gli ebrei sono giudei; alcuni ebrei sono della Galilea, di Tarso, o di Cirene. Tuttavia, come si è visto per la discussione di 1 Tessalonicesi 2, questa è una distinzione senza differenza per le congregazioni. Qualsiasi persona della chiesa di Giovanni che avesse sentito il termine ''Ioudaioi'' nel Vangelo l'avrebbe associato con coloro che si affiliano alla sinagoga ebraica, osservano il sabato ebraico, e comunque affermano di essere gli eredi di Abramo. Similmente fallisce l'argomento che Giovanni stia in realtà parlando dei "capi" ebrei piuttosto che del popolo ebreo. Questa interpretazione oggigiorno appare frequentemente nelle letture liturgiche dove, per non inculcare vedute antiebraiche, i pastori ed i preti parlano di come i "capi ebrei" piuttosto che "gli ebrei" vollero la morte di Gesù. La generosa traduzione ha buone intenzioni ed aiuta a prevenire un'impressione antiebraica, finché la congregazione non si mette a pensare troppo attentamente a tale interpretazione. Tuttavia, poiché la vasta maggioranza degli ebrei scelsero di seguire questi capi, e non Gesù, Pietro, Giacomo, o Paolo, la lettura di "capi ebrei" alla fine offre un'altra distinzione senza differenza.<ref name="Spong1">[[w:John Shelby Spong|John Shelby Spong]], ''The Fourth Gospel: Tales of a Jewish Mystic'', HarperOne, 2013, pp. 31-50 e Cap. 14.</ref>
 
Più comune nelle analisi specialistiche è l'asserzione che Giovanni, scrivendo verso la fine del primo secolo, si rivolgesse ad un gruppo che era stato espulso dalla sinagoga. Scacciato dalla propria comunità, usò un linguaggio comprensibilmente reazionario. Il Vangelo di Giovanni potrebbe rappresentare i pensieri di coloro che erano stati scomunicati. Giovanni per tre volte usa, nei capitoli 9 - 12 e 16, l'espressione ''aposynagogos'' — parola, unica nel Nuovo Testamento, che letteralmente significa "dissinagogato" — per descrivere il fato di affiliati sinagogali che scelsero di seguire Gesù. Per esempio, dopo che Gesù guarisce un uomo nato cieco, "gli ebrei" che "non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista" chiamarono i genitori per chiedere informazioni sulle condizioni del figlio. I genitori consigliano agli ebrei di chiederlo direttamente all'uomo, "perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano gia stabilito che, se uno lo [Gesù] avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga" (Gv 9:18-22). Tuttavia, l'argomento che per questo il linguaggio giovanneo non possa essere considerato "antiebraico" tende a basarsi più su un'apologia cristiana che su evidenza storica.<ref name="Spong1"/>
 
Per esempio, l'attribuzione ottimistica di questo Vangelo ad un autore ebreo e ad un pubblico formato da messianisti ebrei viene potenzialmente smentito dal meteriale evangelico stesso. Giovanni menziona sia una ben riuscita missione samaritana (Cap. 4) e nota come i "Greci" siano interessati ad incontrare Gesù (12:20-21). Pertanto, Giovanni poteva benissimo avere Samaritani e gentili nel suo pubblico, e questi congreganti potevano benissimo aver concluso, sentendo le letture del Vangelo, che qualsiasi "ebreo", chiunque fosse affiliato alla sinagoga locale o altrove nell'Impero, fosse figlio del diavolo.<ref name="Amy3"/><ref name="Boya1"/>
 
Qualsiasi argomento basato sull'identità dello scrittore evangelico o sulla composizione del pubblico originaler rimane speculativa, poiché sia chi scrisse i Vangeli e dove i Vangeli furono scritti rimano ignoto. Non abbiamo manoscritti originali di mano degli Evangelisti, ed i nomi "Matteo", "Marco", "Luca" e "Giovanni" furono assegnati ai testi originali anonimi che abbiamo attualmente. I Vangeli stessi non identificano mai i propri autori. Di conseguenza, la determinazione di autore e pubblico deve essere fatta sulla base del contenuto testuale. Il problema posto agli storici da tale determinazione è evidente, sebbene spesso non venga riconosciuto. Negli studi neotestamentari, la ricerca segue un elegante argomento circolare: determina il pubblico in base al testo, e poi determina il significato del testo sulla base del pubblico. Questo procedimento non significa che la ricerca sia sciatta o inesatta; significa che qualsiasi conclusione basata sull'identità dell'autore e del pubblico, inclse le conclusioni sull'antiebraismo, rimangono incerte.<ref name="Spong1"/><ref name="Amy3"/>
 
Anche se uno accetta che l'autore del Quarto Vangelo sia un ebreo che scrive principalmente per gli ebrei, che potrebbe in verità essere una tesi praticabile, l'argomento che quindi il Vangelo non possa essere antiebraico vacilla comunque. Gli studiosi concludono che la polemica giovannea, ostile che sia, debba essere considerata una lotta interna. Pertanto il Vangelo non può essere antiebraico, come per esempio la condanna di un mormone da parte di un altro mormone non può essere visto come "antimormone". Inoltre, dato che la retorica di Giovanni scaturisce da una lotta interna, i suoi effetti furono provocati dagli ebrei stessi, che inziarono l'intero pasticcio in primo luogo, essendo intolleranti e espellendo i seguaci di Gesù. Tale argomento sposta quindi nettamente la responsabilità di una retorica apparentemente antiebraica via da Giovanni e verso gli ebrei stessi. I lettori cristiani non si devono perciò preoccupare della retorica giovannea — non fu mai "antiebraica". Purtroppo però questo approccio è un po' troppo ottimistico. Gli ebrei possono adottare ciò che altri ebrei, e anche non ebrei, riterrebbero una posizione "antiebraica". Oggigiorno, per esempio, quegli ebrei che si pronunciano a favore della popolazione palestinese e che non hanno nulla di positivo da dire circa lo Stato di israele, sono spesso considerati da altri ebrei, e non ebrei, come antiebrei o "ebrei autolesionisti". Alcuni veterani statunitensi che hanno contestato la guerra in Iraq vengono etichettati "antiamericani" da show televisivi e telegiornali. Essere parte del gruppo non preclude dall'esser visti come ostili al gruppo.<ref name="Amy3"/>
 
==Più di un profeta==
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