Le religioni della Mesopotamia/Cronologia: differenze tra le versioni
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* '''Periodo della II dinastia di Isin'''. Con il crollo dei Cassiti emerge dalla città di Isin una nuova dinastia regnante che trasferisce la propria capitale a Babilonia. Con Nabucodonosor I (Nabû-kudurrī-uṣur I, 1125-1104 a.C.) questa nuova dinastia riesce ad allontanare definitivamente gli Elamiti dalla Mesopotamia, recuperando da Susa la statua del dio Marduk.
* '''Periodo neoassiro'''. Con il re Assurnasirpal II (Aššur-nâṣir-apli II, 883-859), il processo di restaurazione del dominio assiro si può ritenere concluso, il suo dominio coincide con quello dell'ultimo grande re del periodo medioassiro, Tiglatpileser I. Nel frattempo, dagli annali assiri del IX secolo a.C. sappiamo dell'esistenza di un altro popolo semitico, connesso agli Aramei ma etnicamente distinto da esso, formato da cinque tribù e che si stabilisce nel Sud della Mesopotamia, i Caldei (accadico: ''Kaldu''). Nel corso dell'VIII secolo a.C. tale etnia si mescolerà con gli altri popoli della Bassa Mesopotamia perdendo progressivamente le proprie caratteristiche. I rapporti tra Assiri e Babilonesi sono improntati a un sostanziale equilibrio, con una forte influenza religiosa e culturale da parte dei secondi (Adad-nirari III, 810-783 a.C., erigerà in Aššur la statua di Nabû, figlio del dio poliade di Babilonia Marduk). Tornata a svolgere un ruolo egemone nell'area, l'Assiria resta fragile sul piano interno con l'instaurarsi di potentati divisi tra loro. Tale condizione di debolezza non sfugge ai suoi nemici storici come il regno di Urartu (assiro: ''Urarṭu'', situato nel Nord, nella regione orientale dell'attuale Turchia) che, con il suo re Sarduri I, riesce a coalizzarsi con gli stati neo-ittiti in funzione anti-assira. La salita al trono dell'energico Tiglatpileser III (Tukulti-apil-ešarra III, 744-727 a.C.), risolve i problemi assiri: il re dapprima sconfigge i Babilonesi e, l'anno successivo, nel 743, sconfigge a Kištan una coalizione composta da eserciti di Uratru, neo-ittiti e del regno di Arpad (città collocata a Nord dell'attuale Siria, capitale dello stato aramaico di Bīt Aguši; in assiro: ''Arpaddu''). L'opera di Tiglatpileser III non si ferma, il re trasforma i tradizionali stati vassalli in province, spingendosi fino ai confini con l'Arabia e l'Egitto, nonché giungendo sui Monti Zagros dove incontra le prime genti iraniche indoeuropee (Medi e Mannei; in assiro rispettivamente ''Manda'' e ''Mannu''; da tener presente che il primo termine indica anche i Cimmeri) che si sono sostituiti al precedente strato pre-indoeuropeo. Nel frattempo, in Babilonia era emersa l'egemonia caldea la quale viene comunque sconfitta dagli eserciti di Tiglatpileser III, il quale, giunto a Babilonia, si incorona suo re con il nome di Pulu. Anche il suo successore, Salmanassar V (Šulmanu-ašared V, 762-722 a.C.) sarà anche re di Babilonia con il nome di Ululaya, ma se da una parte questo re sottometterà i regni palestinesi, tra cui Israele, dall'altra genererà un profondo scontento interno privando dei privilegi le città di Aššur e di Kharran. Il suo erede, l'usurpatore Sargon II (Šarru-kīn II, 721-705 a.C.), continuerà l'opera di rafforzamento e di compattamento dell'impero assiro, fondando, tra l'altro, la nuova capitale Dur Šarrukin (attuale Khorsabad). E se a Nord Sargon II ridurrà a province gli stati neo-ittiti, a Sud incontrerà ancora la resistenza delle dinastie caldee appoggiate dagli Elamiti. Pur riuscendo a battere quest'ultima coalizione, il dominio assiro della Bassa Mesopotamia non sarà mai sicuro.
* '''Egemonia e tramonto dell'impero neoassiro; il periodo neobabilonese
*'''La fine di Babilonia e le sue importanti cause religiose'''. Con la morte di Nabucodonosor II inizia il declino babilonese. Al grande re di Babilonia seguono il figlio Amil-Marduk, che regnerà per due anni (561-560 a.C.), quando il trono viene usurpato dal condottiero Neriglissar (Nergal-šarra-uṣur, 559-556 a.C.) e quindi dal di lui figlio Lābāši-Marduk (556 a.C.) che cade vittima di una congiura di palazzo che porterà sul trono l'ultimo re babilonese, Nabonedo (Nabû-nāʾid, 555-539 a.C.), originario proprio di Ḫarran, quella città assira situata nell'Alta Mesopotamia dove trovo la morte l'ultimo imperatore assiro, Aššur-uballit II. La madre di Nabonedo, Adad-gruppi', è l'alta sacerdotessa del dio Sîn (dio Luna, il Nanna dei Sumeri) nel santuario dell'E-khul-khul in Ḫarran, quindi di quel santuario violato dai Medi nel 609 a.C. Nabonedo è quindi estraneo alla cultura religiosa babilonese e visto con grande diffidenza dal suo clero devoto a il dio poliade e re degli dèi, Marduk. Nabonedo consapevole della sua difficile condizione risponde con una teologia di cui resta un'iscrizione. In questa teologia, Nabonedo difende gli Assiri quando sostiene che la distruzione di Babilonia causata da Sennacherib fu voluta dallo stesso Marduk, anche se poi punì lo stesso re assiro; quindi i Medi non si limitarono a distruggere le città assire ma infierirono anche su quelle babilonesi che non sostenevano Nabopalassar. Solo Nabucodonosor II e Neriglissar compresero, ma in parte, quanto fosse urgente ripristinare gli antichi culti. I loro successori furono empi e non regnarono. Quindi Nabonedo spiega che lui regna per ristabilire i culti e i santuari distrutti. Alla triade babilonese di Marduk-Nabû-Nergal (rispettivamente poliadi di Babilonia, Borsippa e Kutha) Nabonedo affianca la triade astrale di Šamaš, Sîn e Ištar (divinità rispettivamente del Sole, della Luna e dell'astro di Venere; legate rispettivamente, la prima alla città di Larsa e Sippar, la seconda a Ur e Ḫarran, la terza alla città di Akkad). Tale nuova triade consente al re babilonese di origine assira di restaurare, dopo 54 anni, il santuario in cui officiava la madre e lì iscrivere non solo il ricordo della sacerdotessa Adad-gruppi', ma anche indicare il dio Sîn come re degli dèi e detentore della regalità babilonese, di fatto sostituendolo a Marduk. I potenti sacerdoti di Babilonia non poterono che leggere come "eresia" la teologia di Nabonedo. E quando il re dei persiani, l'achemenide (dinastia che nel frattempo aveva sostituito quella meda nell'egemonia degli Iranici), Ciro II (Kūruš II, 559-530 a.C.), entrerà, nel 539 a.C., vittorioso in Babilonia, verrà dai sacerdoti di Marduk e dall'intera popolazione di Babilonia accolto trionfalmente e come "liberatore". Ciro II si proclamerà esecutore dei voleri di Marduk e difensore dell'ortodossia, così i Persiani quando entrarono nell'Esagila (il tempio di Marduk in Babilonia) lo fecero disarmati evitando di interrompere i riti. La fine di Babilonia avverrà quindi senza traumi e nel segno della continuità, lentamente la città perse la sua supremazia religiosa e teologica, finendo sullo sfondo della Storia.
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