Le religioni della Mesopotamia/Sumer e Accad/I Sumeri/La cosmogonia: differenze tra le versioni
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37. ama-ĝu10 za-e nam-bi u3-mu-e-tar <sup>d</sup>nin-maḫ zub-sig3-bi ḫe2-keše2|lingua=SUX}}
* La terza tradizione si rifà a un testo bilingue (sumerico e accadico) rinvenuto nella presunta biblioteca del re assiro Tukulti-apil-ešarra I (1115-1077 a.C.)<ref>Traduzioni integrali del testo si trovano in Bottéro & Kramer, ''Uomini e dèi della Mesopotamia'', pp. 535 e sgg. e in Pettinato, ''Mitologia sumerica'', pos. 7827.</ref>. Da tener presente che il suo sumerico è piuttosto artificioso e che probabilmente la sua versione proviene dalla traduzione in questa lingua del testo in lingua accadica. L'opera non conosce il dio Marduk, ed è quindi probabilmente anteriore alle riforme religiose babilonesi. La teologia ivi contenuta risentirebbe quindi di un'influenza accadica: è l'unico testo antropogonico in cui la creazione dell'uomo richieda il versamento di sangue da parte di alcuni dèi. Il testo si avvia con la creazione del Cosmo per mezzo la separazione del Cielo e della Terra, quindi del dominio degli dèi Anunna<ref>{{q|''Gli dèi Anuna''. Un nome collettivo di divinità è Anuna (forse "discendenza principesca"), in accadico Anunnaku. Forse dal periodo kassita, allorché è posto in opposizione all'altro collettivo, Igigi (cfr. pp. 104-5); il nome passa a designare le divinità infere, mentre nel periodo sumerico designava l'insieme degli dèi, anche celesti. Tuttavia, anche nel ''Quando in alto'', databile alla fine del II millennio, si parla di Anunnaku celesti (in numero di 300) insieme a quelli ctoni (che sono il doppio: 600)|Pietro Mander, ''La religione dell'antica Mesopotamia'', Roma, Carocci, 2009}}</ref> che stabiliscono le regole dell'universo. Allora il dio Enlil prende la parola e chiede loro cosa
{{q|Differentemente dagli Accadi, i quali consideravano il destino dell'uomo piuttosto negativamente, i Sumeri hanno giudicato il lavoro positivamente: l'uomo, per i Sumeri, era il continuatore dell'opera divina sulla terra e, lavorando si assicurava la benedizione degli dèi. [...] Il lavoro dell'uomo consisteva soprattutto nell'agricoltura e nella costruzione dei templi per gli dèi. Il Sumero accettò tale scopo della creazione come una missione, e gli stessi re amarono farsi rappresentare con la cesta da lavoro sulla testa.|Giovanni Pettinato, ''S'', pp.324-5}}
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